I conti in rosso di Napoli, De Gregorio:
«Per ripartire bancarotta inevitabile»

I conti in rosso di Napoli, De Gregorio: «Per ripartire bancarotta inevitabile»
di Valerio Esca
Sabato 11 Luglio 2020, 09:08 - Ultimo agg. 14:03
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«Il bilancio Eav quando mi sono insediato cinque anni fa aveva un disavanzo di 750 milioni; il Comune quando è arrivato de Magistris aveva un disavanzo di 800 milioni. In pratica lo stesso buco di bilancio. In Eav grazie ad un'operazione di sinergia con il governo nazionale e regionale abbiamo azzerato i debiti. Il Comune in dieci anni ha invece triplicato il disavanzo». Umberto de Gregorio, amministratore di Eav, snocciola alcuni dati, dopo aver approvato per il quarto anno il bilancio della partecipata dei trasporti regionale in positivo. 

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Vuole dire che è stato più bravo di de Magistris?
«Non credo di essere un mago, ma semplicemente che se si attuano operazioni di collaborazione con il governo nazionale e regionale, puoi risolvere anche problemi immensi come quelli che aveva Eav. Se ti isoli e prima ti inventi la città contro Renzi, poi contro De Luca, poi contro Salvini, il risultato, unitamente ad una palese disattenzione sui temi amministrativi, è quello di ritrovarti dopo dieci anni con una zavorra da 2,7 miliardi di euro. L'isolamento politico e la non amministrazione hanno determinato la situazione di oggi, ovvero un crac finanziario». 

Secondo lei il Comune dovrebbe dichiarare il dissesto oppure no?
«All'interno del forum del Pd, al tavolo di lavoro sul dissesto del Comune, ci sono posizioni discordanti. Qualcuno crede che il dissesto sia l'unica strada, altri invece pensano che dichiarare il dissesto per Palazzo San Giacomo sia rischioso». 

Perché?
«Sono convinti che si possano aggravare i problemi dei cittadini, già in difficoltà». 

Lei invece cosa pensa?
«Che sia assolutamente indispensabile dichiarare il dissesto, anche perché di fatto è già un ente fallito. Il Comune, se lo guardiamo come azienda, è in default da anni, con il Covid la problematica economica-finanziaria è diventata ancora più dirompente. Non credo sia una scelta, se ci sono delle norme vanno rispettate. Chiunque sia prossimo ad amministrare la città di Napoli dovrà ripartire da zero».

Cosa potrà fare il prossimo sindaco con un bilancio come quello del Comune? 
«Questo povero signore che verrà non potrà fare assolutamente nulla senza l'aiuto del governo nazionale. Nel forum qualche spunto è venuto fuori: si è immaginato un piano europeo di aiuti e abbiamo dato anche un titolo al documento che verrà presentato domani (oggi per chi legge, ndr): Napoli avanti, metropoli pilota per l'innovazione, l'equilibrio e l'efficienza». 

In cosa consiste questo piano Marshall?
«L'idea sarebbe di mettere a disposizione le risorse europee per riequilibrare il deficit che c'è, il disavanzo strutturale, tenendo conto delle esigenze del territorio e della capacità di riscossione del Comune. A prescindere dal disastro che ha fatto il sindaco, pur ripartendo da zero, si riesce comunque sempre a riscuotere poco. Il territorio è povero e bisogna intervenire su questa leva». 

In che modo? 
«Non con un fondo perduto, ma con una serie di misure che consentano una capacità di riscossione maggiore. Come per esempio delle apposite card, per chi ha problemi di sopravvivenza e non può pagare le tasse. Questa card supporterebbe le persone che vivono maggiori difficoltà. E poi con ampi interventi infrastrutturali, per lo sviluppo della città e per creare posti di lavoro. Bisognerà poi affrontare seriamente il problema del riequilibrio delle risorse del governo destinate ai territori. Nel Comune di Milano ogni contribuente può contare su 889 euro, a Napoli soltanto su 778 euro. In pratica noi prendiamo cento euro in meno a cittadino dallo Stato. La stessa battaglia che sta portando avanti il governatore De Luca sulla sanità.

Altrimenti il gap tra Nord e Sud continuerà sempre ad aumentare».

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