Beffa nel consiglio regionale della Campania: assenti record ma retribuiti

Beffa nel consiglio regionale della Campania: assenti record ma retribuiti
di Carlo Porcaro
Domenica 31 Marzo 2019, 08:00 - Ultimo agg. 13:03
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Nell'ultima seduta del Consiglio regionale il numero legale è saltato per la terza volta in una settimana: 9 gli assenti nella maggioranza di cui 5 giustificati. Nei corridoi del palazzo si sono udite urla tra il vicepresidente della giunta Fulvio Bonavitacola e il consigliere Pd Gennaro Oliviero: la tensione nella maggioranza di centrosinistra è altissima perché a quanto pare dopo l'elezione di Nicola Zingaretti a segretario dem non tutti sembrano dare per scontata la ricandidatura del governatore Vincenzo De Luca.
 
«I consiglieri guadagnano netti novemila euro al mese ha tuonato l'esponente Cinquestelle Valeria Ciarambino - e sono assenteisti. Normalmente chi non va a lavorare viene licenziato». Troppe assenze, dunque, secondo l'opposizione pentastellata. È davvero così? Quanti sono i consiglieri che disertano le sedute dell'assemblea regionale dove di discutono temi delicatissimi per le sorti della comunità regionale? Dai dati pubblicati sul sito del Consiglio regionale, in relazione al periodo che va dal 9 luglio 2015 al 28 febbraio 2019, considerando solo chi è in Aula da 4 anni ininterrottamente, emergono alcuni record come gli onnipresenti Rosetta D'Amelio, Antonio Marciano e Loredana Raia (tutti Pd, 84 presenze su 84 sedute) oppure quelli campioni di assenze giustificate (Monica Paolino, di Forza Italia, ne ha presentate ben 32, Michele Schiano di Visconti, di Noi con l'Italia, 27).

Giustificare formalmente l'assenza non fa perdere il gettone di presenza. L'articolo 135 del regolamento interno al Consiglio, disciplina le ipotesi secondo cui è possibile giustificare la propria assenza ai lavori: svolgimento, fuori o nell'ambito del territorio, di attività inerenti la piena esplicazione dei compiti istituzionali diversi da quelli svolti in rappresentanza del Consiglio: deve essere previamente comunicata al Presidente del Consiglio regionale, indicando l'attività a cui si partecipa; malattia, infortunio o accertamenti sanitari, attestati da certificazione medicosanitaria; abbandono dei lavori del Consiglio o della Commissione per dissenso politico, dichiarato prima del voto; partecipazione ad altra contemporanea riunione del Consiglio, della Giunta regionale, della Conferenza dei presidenti di gruppo, dell'ufficio di presidenza del Consiglio, della Giunta per il regolamento o delle elezioni, della Commissione di cui è componente; impedimento a partecipare a una riunione in sede deliberante, a condizione che il consigliere si faccia sostituire da altro consigliere.

«Il consiglio regionale è saltato per la terza volta in una settimana a causa del numero legale. Le tante assenze tra i consiglieri hanno causato un nuovo rinvio. Partecipare alle sedute è un dovere morale e un gesto di rispetto nei confronti dell'elettorato», denuncia il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli. «Mi aspetto un atteggiamento diverso da parte di quei colleghi che, troppo spesso, fanno mancare la propria presenza in occasione delle sedute. Rappresentiamo i cittadini di una regione, la Campania, che ha bisogno del nostro lavoro e occorre la massima disponibilità da parte di tutti per far sì che eventi del genere non si ripetano in futuro», ribadisce Borrelli.

Ogni cinque giornate di assenza ingiustificata alle sedute del Consiglio, dell'Ufficio di presidenza o di Commissioni consiliari riunite in sede deliberante, si applica una detrazione pari a 150 euro lordi. «Non mi è mai accaduto che gli uffici del Consiglio abbiano tolto il gettone dall'indennità», ammettono numerosi consiglieri interpellati. Come non è mai successo che il dirigente abbia considerato non veritiera la motivazione della giustifica addotta dal politico. Se il consigliere si dimentica di firmare sul registro delle presenze, fa fede l'eventuale intervento o la segnalazione dei commessi. Buchi neri che alimentano dubbi sull'efficienza di un Consiglio a cui vengono spesso bocciate le leggi o le nomine.
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