Ctp, disastro conti in aula: la Procura contro il concordato fallimentare

Ctp, disastro conti in aula: la Procura contro il concordato fallimentare
di Marco Di Caterino
Lunedì 11 Gennaio 2021, 08:30
4 Minuti di Lettura

La via Crucis dei trasporti pubblici. Il destino del Consorzio Trasporti Provinciali (Ctp) sul quale pende come un macigno la prospettiva del fallimento per un buco di 61 milioni di euro, si deciderà domani, nell'aula della Terza Sezione Civile (presidente Maria De Vivo) del Tribunale di Napoli Nord, dove è stata fissata l'udienza per il ricorso della stessa Procura, a firma del procuratore aggiunto Domenico Airoma, contro il concordato preventivo in bianco presentato dai legali dell'azienda di trasporto pubblico. Un atto, quest'ultimo, che la Procura ipotizza sia solo un estremo tentativo per evitare l'onta del fallimento. Infatti il concordato preventivo quando è «bianco» consente a chi è sotto procedura fallimentare di allungare di circa settanta giorni il tempo disponibile per presentare un programma per il ripianamento dei debiti. Si prospetta dunque, un'aspra battaglia legale tra un'agguerrita schiera di avvocati dello studio Ernest & Young - che hanno salvato dal fallimento aziende come Anm di Napoli e Atac di Roma, oberata quest'ultima da debiti per più di un miliardo di euro - e la Procura di Napoli Nord che con la presentazione del ricorso al concordato preventivo è di un altro parere. Corroborato da qualche mistero non ancora svelato. A iniziare da una circostanza davvero singolare. L'istanza di fallimento per il CTP è stata presentata dai familiari di una persona deceduta in un incidente che aveva coinvolto un mezzo del consorzio, il quale condannato a pagare diversi anni fa 171 mila euro non ha mai sborsato questi soldi. È questo uno dei punti che la Procura di Napoli Nord vuole focalizzare. Insieme un'altra domanda, e cioè come mai altri creditori, tra i quali figurano l'Inps per contributi non versati, l'erario che aspetta tasse, dipendenti in pensione che non hanno mai ricevuto le liquidazioni, e tanti tra i fornitori e le società di manutenzione che avanzano crediti per milioni accumulati negli ultimi anni, non hanno mai fatto alcuna richiesta di essere saldati. 

Cosa potrà accadere dopo l'udienza di domani? E soprattutto c'è il rischio reale di vedere scomparire il consorzio che in quasi un secolo di attività, dapprima con i tram, poi con bus e filobus ha rappresentato l'unica modalità di trasporto pubblico nell'area a nord di Napoli, fino alla provincia di Caserta? Un eventuale fallimento poi, quale ricaduta avrebbe sulla pelle dei dipendenti, che solo ieri hanno ricevuto lo stipendio di dicembre? «Siamo moderatamente fiduciosi commenta Augusto Cracco, amministratore unico del Consorzio - abbiamo presentato un'istanza di concordato preventivo in bianco e ci siamo affidati ad uno studio legale esperto in materie come queste.

La fiducia nella soluzione di un concordato con i creditori, con i quali abbiamo accumulato 61 milioni di debiti, è dettata da fatto che l'azienda possiede proprietà immobiliari e la rete filotramviaria della Città Metropolitana, ex Provincia, che da sola vale più di venti milioni. Quella del concordato - continua Cracco - a mio parere è l'unica strada da percorrere per salvare il Consorzio, l'avremmo chiesta anche tenendo in cassa una disponibilità economica, per salvare l'azienda ed evitare l'assalto alla diligenza che sempre si verifica in casi come questi». Intanto mentre la politica, con la sua insopportabile lentezza, sembra che si stia muovendo solo per discutere della situazione finanziaria del Consorzio, come se questa non fosse già nota a tutti e da anni, la prospettiva che il CTP possa essere cancellato per fallimento, per un debito di appena 171mila euro, ha davvero il sapore della beffa, amaro e difficile da mandare giù dai dipendenti e soprattutto da migliaia di «viaggiatori», degradati da tempo a pedoni e non per loro scelta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA