Tutti i sindaci Pd e quelli del campo progressista sono in campo per la campagna elettorale «per battere le destre» e quello di Napoli Gaetano Manfredi che fa? Non mette l'elmetto l'ex rettore perché non è nel suo carattere però è in campo, ha rotto gli indugi e la prima mossa è quella di avere sancito un patto di ferro con Dario Franceschini appena 4 giorni fa. Il ministro dem che si candiderà al Senato qui a Napoli - con il quale oltre alla sintonia politica - c'è quella di un legame umano forte, rappresentato in giunta dall'amica di sempre di Franceschini Teresa Armato. Ma soprattutto Franceschini è molto legato alla città da sempre e se possibile, con Manfredi si è esposto ancora di più prima nella campagna elettorale per le amministrative e poi dopo con la vittoria dell'ex rettore portando a Napoli progetti concreti, iniziative vere e mettendo Napoli politicamente al centro del suo progetto politico e dunque anche del Pd. Non un caso la sua candidatura all'ombra del Vesuvio. Qui si vince o si perde questo i senso della candidatura di Franceschini. Manfredi nella sostanza fa un investimento su Franceschini. Quattro giorni fa questo «patto per la vittoria» è stato benedetto dal governatore Vincenzo De Luca, il presidente della Regione. Occasione per entrambi per un riavvicinamento sentimentale perché la sintonia istituzionale non è mai mancata. E la dichiarazione di fatto congiunta sul «no all'autonomia differenziata» è un tassello di questo corso elettorale. Quel giorno nella partita è entrato anche Marco Sarracino segretario metropolitano dem e candidato. E quello che è venuto è che il sindaco tirerà - al pari dei suoi colleghi Beppe Sala (sindaco di Milano), Matteo Lepore (Bologna), Dario Nardella (Firenze) e Antonio Decaro (Bari) giusto per citarne alcuni con i quali è in costante contatto - il carro del campo progressista e riformista. Non indosserà - o almeno non ha nessuna intenzione di farlo in questa campagna elettorale - casacche politiche Manfredi. L'ex rettore si sente parte di questo campo riformista e progressista e a Napoli è un leader della coalizione, basta vedere la formazione della sua maggioranza e soprattutto il dato elettorale che lo ha portato a indossare la fascia tricolore. In questa cornice il sindaco intende muoversi dove però non mancano insidie, anzi. Non sarà una passeggiata di salute di qui gli incontri in alcuni alberghi del centro con esponenti romani delle segreterie dei partiti nazionali e le continue sollecitazioni che gli arrivano ogni giorno via telefono.
Il sindaco ha con Giuseppe Conte - leader del M5S che lo nominò ministro nel suo governo - se non un debito di riconoscenza almeno un alleato importante che con lui è stato leale.
Insomma Manfredi non ha a che fare con un tableau vivant ma con una politica molto fluida. Sul vicesindaco tra oggi e domani dovrebbe essere formalizzata la nomina di Laura Lieto assessore all'Urbanistica tecnico di area una prima scelta di Manfredi già a ottobre. Con la morte della Filippone alla giunta manca un assessore, ma qui il sindaco tira il freno a mano, in nome degli equilibri lo nominerà solo dopo la tempesta elettorale.