La montagna ha partorito il topolino e ha gelato l’ex rettore Gaetano Manfredi e anche il Pd. Il provvedimento varato dal Consiglio dei ministri non è certo la norma che si aspettavano per salvare i conti del Comune. E non è sufficiente per far tornare sui suoi passi Manfredi che ha già rinunciato alla candidatura a sindaco di Napoli lasciando aperto solo uno spiraglio nel caso di garanzie sul fronte finanziario. Ha lanciato l’appello per salvare Napoli, ha posto come condizione per la candidatura il Salva Comuni e la risposta arrivata dal Consiglio dei ministri è quella che per la città - almeno per i prossimi tre o quattro mesi - arriveranno solo spiccioli e nessuna legge speciale. Cosa si aspettava Manfredi? «Non c’è un atto politico formale, nemmeno un emendamento, nulla di concreto siamo ancora solo alle parole» racconta chi gli è stato vicino mentre il Consiglio dei ministri deliberava: «Così non mi candido» la sua riflessione consegnata agli amici più stretti. La sensazione è che allo stesso modo il tempo delle decisioni definitivo è arrivato anche per l’ex ministro. I partiti, su tutti il Pd, il suo riferimento politico, ma anche il M5S, sono disponibili ad aspettarlo ancora per qualche giorno non di più. Poi per la prossima settimana il nodo va sciolto, l’impasse sul candidato rischia di consumare la fresca e fragile alleanza sancita tra dem e grillini nel salottino di un bar con vista sul Golfo.
Marco Sarracino - segretario metropolitano del Pd - misura le parole però la direzione che prendono è chiara: «Con il decreto sostegni bis, il Governo sceglie di aiutare famiglie, imprese, attività commerciali, di supportare sanità, scuola, cultura ed anche enti locali.
Non c’è nemmeno sotto forma di bozza una legge che riformi la contabilità degli enti locali con la quale - come accaduto per Roma - è lo Stato che si carica i debiti che i Comuni hanno contratto con lo stesso Stato sotto forma di mutui. Non c’è menzione di una norma «su misura per le problematiche dei singoli comuni», un abito cucito su misura in particolare per Napoli, Torino e Palermo. In campo il governo per ora ha messo due cose: ha rifinanziato il fondo per gli enti in deficit calando dentro mezzo miliardo. A Napoli dovrebbero andare circa 180 milioni. Un’altra anticipazione di liquidità - un altro debito - che non può essere utilizzata per tamponare il deficit che è di 2,7 miliardi. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale in una sentenza di appena un mese fa. E, in seconda battuta, ha prorogato fino a luglio l’approvazione dei bilanci degli enti per evitare la catena dei dissesti, salvando così il sindaco Luigi de Magistris almeno per due mesi.