Europee, test per le Regionali:
De Luca punta su Roberti per il bis

Europee, test per le Regionali: De Luca punta su Roberti per il bis
di Luigi Roano
Domenica 26 Maggio 2019, 07:30 - Ultimo agg. 27 Maggio, 06:58
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Finalmente si vota, oggi si aprono le urne per le Europee e nella notte si conoscerà il nome di vinti e vincitori. Si vota ma non finirà la campagna elettorale che dalle nostre parti minaccia di durare due anni. Del resto, come in ambito nazionale il voto di oggi è la chiave per capire nel Governo che aria tirerà di qui a poche ore, a livello regionale è un test probante che delineerà ai nastri di partenza chi partirà in pole position per la Regione tra meno di 12 mesi. In questo senso si può leggere come un test su Vincenzo De Luca, l'attuale governatore, che ha schierato (ed è riuscito a piazzarlo come capolista Pd) l'ex magistrato Franco Roberti, assessore della sua giunta. Si sa che tra i democrat e il presidente della Regione non c'è mai stato innamoramento - per dirla con il filosofo Francesco Alberoni - ma un matrimonio di reciproca convenienza. Tanto che la lista annovera uscenti molto forti - come Andrea Cozzolino con solide alleanze anche lontano dalla Campania - quel Giosi Ferrandino che gode di molte simpatie interne e che fu il primo dei non eletti con 83mila preferenze alla tornata delle Europee del 2014. Per non parlare di Massimo Paolucci che rappresenta la sinistra.

La certezza è una sola, De Luca si ricandiderà a prescindere dai rapporti con il suo partito, ma un eventuale flop di Roberti farebbe male al presidente della Regione ma anche a Nicola Zingaretti, il segretario nazionale dei dem. In prospettiva si intravedono anche le Comunali del 2021: cosa farà il sindaco Luigi de Magistris, grande assente alle Europee? Sfiderà De Luca l'anno prossimo sciogliendo il Comune per un clamoroso election day, oppure resterà a Palazzo San Giacomo - unico scranno sicuro fino al 2021 - in attesa del voto alle Politiche confidando in una crisi del Governo gialloverde? Anche per loro, vale a dire Lega e M5S, l'esito del voto in Campania è decisivo per capire dove puntare la bussola nel prossimo futuro.
 
La sensazione è che De Luca punti molto su Roberti per avere la strada spianata in vista del bis a Santa Lucia. Un test che vale soprattutto per lui ma anche per Zingaretti che è il leader del partito e che ha investito su di lui. In caso di flop o di piazzamento non all'altezza di un capolista, vale a dire del portabandiera del partito, si aprirebbe necessariamente una riflessione anche sulle Regionali.

Roberti è portato dal governatore e da un pezzo cospicuo di partito che sulla carta va dall'area Franceschini a quella che fa capo ad Andrea Orlando. Ma dall'altra parte lo schieramento è molto massiccio a sostegno di Ferrandino, con lui c'è anche il figlio del governatore Piero De Luca oltre che Lello Topo e Mario Casillo, due consigliere regionali grandi conduttori di preferenze. E a Roberti non basta piazzarsi: deve arrivare primo.

I pentastellati si giocano molto in Campania e soprattutto a Napoli. Nel capoluogo hanno preso in media il 40% alle Politiche di poco più di un anno fa, l'investimento che hanno fatto per mantenere questo trend si chiama Reddito di cittadinanza che ha sfondato soprattutto nelle roccaforti della povertà che un tempo coincidevano con quelle della sinistra. La risposta - almeno questo è l'auspicio del movimento - sarebbe abbastanza concreta. Anche per gli ex grillini le Europee sono con vista sulle Regionali. Per loro il nemico giurato è sempre De Luca, inoltre la Campania e Napoli sono la terra di Luigi Di Maio e Roberto Fico, il capo politico pentastellato e il presidente della Camera, particolare non trascurabile. Lo stesso Fico - se si dovesse andare a elezioni anticipate con la caduta del Governo - sarebbe per il M5S il candidato ideale a sindaco di Napoli. E non dovrebbe sfidare nemmeno de Magistris che non può candidarsi più. Anzi potrebbe nascere addirittura un'alleanza. Di più il risultato della Campania serve ai pentastellati per misurarsi anche con la Lega in questa sorta di derby interno al Governo. Insomma come spesso è accaduto nella storia di tutte le competizioni elettorali la Campania e il capoluogo giocano un ruolo strategico anche sullo scacchiere nazionale, non solo su quello locale.

La protesta della lenzuola, Matteo Salvini che ha dovuto rinunciare al comizio, insomma per i leghisti nelle ultime due settimane Napoli è diventato un territorio ostico se non ostile e sfondare non sarà facile. Ma ai leghisti basterebbe andare più forte di Forza Italia e del centrodestra tradizionale del quale restano comunque alleati nei territori. La sostanza è che se la Lega avesse un risultato migliore degli azzurri, potrebbe avere l'ambizione se non il diritto di proporre il candidato alla Regione. Malgrado la vicepresidente della Camera Mara Carfagna non abbia detto no (ma nemmeno ancora sì) a una discesa in campo per la conquista dell'ente di Santa Lucia. Il segretario regionale leghista Gianluca Cantalamessa lo sa bene e sta lavorando in quella direzione. Non trascurabile, in questa ottica, il feeling con Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni che giusto sette giorni fa proprio a Napoli ha portato in piazza Matteotti parecchie migliaia di persone per il suo comizio.

Sfilacciata, disunita ma c'è anche la sinistra e ha un punto di riferimento nel presidente del Consiglio comunale di Napoli Alessandro Fucito. L'obiettivo - ambizioso ma non impossibile - è quello di superare lo sbarramento del 4% ed arrivare a Strasburgo: sarebbe per la Sinistra un autentico successo che manca da anni. Fucito - nella sostanza - pur non essendo arancione, è l'unica espressione della maggioranza che governa Napoli da otto anni. Su di lui, e di conseguenza sulla parte politica che rappresenta, potrebbero convergere i voti o almeno una parte di quei voti che sostengono de Magistris a Palazzo San Giacomo. Non è un caso che la galassia dei centri sociali napoletani, molto attivi, lo abbia individuato come candidato privilegiato.
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