Elezioni Quirinale, il «risiko» dei grandi elettori: Pd e M5S pronti a sfilare i posti al centrodestra

Elezioni Quirinale, il «risiko» dei grandi elettori: Pd e M5S pronti a sfilare i posti al centrodestra
di Adolfo Pappalardo
Giovedì 6 Gennaio 2022, 08:00 - Ultimo agg. 7 Gennaio, 16:33
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Il loro ruolo può sembrare marginale: parliamo di appena 58 su 1.009 grandi elettori. Eppure su una porzione di quei 58, poco più di 4 o 5, si sta iniziando a consumare una guerra sotterranea sull'asse politico Letta-Conte con un unico obiettivo: sottrarre voti al centrodestra. E a Berlusconi in particolare, se dovesse rimanere in campo. Come? Fare in modo, in almeno 4 regioni, che il rappresentante delle opposizioni che vota per il Colle sia espressione dell'M5s e non del centrodestra. Operazione chiara ormai ai vertici di quest'ultimi (Tajani, Meloni e Salvini) pronti a fare altrettanto e mettendo in campo un peso specifico superiore: le 13 regioni che governano. Anche perché ad oggi solo l'Abruzzo ha scelto i suoi tre elettori e ci sono una quindicina di giorni ancora per modificare lo scenario. Ad oggi, infatti, 33 di loro rappresenteranno molto probabilmente il centrodestra (Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia) mentre 25 sono appannaggio del centrosinistra allargato targato democrat-5 Stelle. Parliamo dell'appena 6 per cento (58 su 1.009 in totale) ma con un peso specifico che potrebbe aumentare a partire dalla quarta votazione, quando cambia la soglia delle preferenze per eleggere il capo dello Stato: si passa alla maggioranza assoluta e anche un singolo voto in più può essere determinante. 

Mossa che parte dalla Campania e viene messa in scena il 3 gennaio, al rientro delle ferie. Qui i capigruppo si incontrano per discutere proprio sul tema del voto per decidere i tre che parteciperanno all'elezione del Quirinale. Per prassi dovrebbero essere il governatore De Luca e il presidente del consiglio regionale (per la maggioranza di centrosinistra) e uno dell'opposizione. Ma chi? Si vota l'11 gennaio: ma come? Ecco il punto perché le preferenze di ogni consigliere sono due e, conti alla mano, la maggioranza potrebbe contare su 15 voti liberi. Che, questo è il timore del centrodestra, potrebbero essere convogliati sulla capogruppo grillina Valeria Ciarambino prevalendo, quindi, sul capo dell'opposizione di centrodestra, l'ex governatore Stefano Caldoro.

Ragionamenti simili, confermano i rumors dal Pd nazionale, si stanno provando a mettere in campo anche in Lazio, Toscana e Puglia. E sempre in favore di un nome dell'M5s a discapito del centrodestra. Mentre in Emilia sarebbe stato il governatore Stefano Bonaccini a non volerne sapere di accordi in favore dell'M5s.

Parliamo di pochi voti, dicevamo: 4 o 5 ma che potrebbero essere preziosissimi in un'elezione per il Quirinale dove nulla è scontato e si può vincere o perdere per un soffio. 

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Per questo tre giorni fa i quattro capogruppo del centrodestra hanno scritto al presidente del consiglio regionale della Campania per chiedere il voto palese e non segreto. L'unico modo per far scoprire l'accordo. «L'articolo 76 del regolamento interno del Consiglio regionale non vieta il voto palese e quindi confermiamo la proposta di procedere all'elezione dei tre grandi elettori attraverso il voto palese», hanno scritto senza avere ancora risposta. Da Napoli sono partite telefonate allarmate verso i vertici nazionali di Fdi, Forza Italia e Lega per studiare le contromosse all'accordo sotterraneo Pd-M5s. Pronti a fare altrettanto nelle regioni che governano. Ben 13. Anche perché non ci sono criteri per scegliere il rappresentante delle opposizioni regionali. Conta solo il voto che puoi veicolare: indirizzandolo verso qualcuno di un gruppo misto o, in generale, non verso uno del Pd o dell'M5s. E non sono suggestioni se qualcuno fa notare come, 7 anni fa, nell'elezione di Mattarella il centrosinistra poté esercitare un peso di 34 voti sui 22 del centrodestra. 

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