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Il Mattino

Grassi lancia il rettore: «Manfredi leader per il rilancio di Napoli»

di Paolo Barbuto
Articolo riservato agli abbonati
Domenica 26 Agosto 2018, 09:00
3 Minuti di Lettura

Ieri, sulle colonne del nostro giornale, Adolfo Scotto di Luzio ha aperto un dibattito sul lento disgregarsi della nostra città, dal disastro dei trasporti alla mancanza di progettualità, dalle difficoltà nella gestione dei rifiuti all'incapacità di trattenere qui i cervelli migliori: secondo Di Luzio è la mancanza di autorità che ha permesso all'anarchia di prendere il sopravvento. Un'anarchia non più pittoresca come quella raccontata dai grandi viaggiatori dell'800 ma aggressiva e dominatrice, capace di dettare proprie regole di fronte, appunto, alla mancanza di autorità.

Il presidente degli industriali, Vito Grassi, è d'accordo sull'analisi, non sulla conclusione: «Se è vero che oggi manca una leadership è altrettanto vero che c'è chi sta lavorando per crearne presto una nuova e forte».

Presidente, cos'è una sfida politica?
«No, per iniziare sgombriamo il campo da ogni dubbio. Se Napoli è nelle mani dell'anarchia, se manca autorità, la colpa non va attribuita solo all'Amministrazione. Diciamocelo chiaramente: qui tutti fanno poco, per cui cavarsela col capro espiatorio del sindaco o della giunta sarebbe troppo facile».

Tutti fanno poco. Significa osservare il fenomeno senza sentirsene parte?
«Anche qui è meglio chiarire. Se vuole possiamo correggere e dire che, per troppo tempo tutti abbiamo fatto poco. Anche se proprio noi industriali siamo pronti a metterci al servizio della città».
 
Avete un progetto da presentare?
«Per ora abbiamo un'idea che fra qualche settimana condivideremo con chiunque abbia voglia di fare qualcosa di concreto. Un progetto per trattenere qui le menti migliori, per offrire futuro e sviluppo; un progetto da condividere con l'università, con l'Amministrazione comunale e quella regionale, con le associazioni territoriali. Con tutta la città insomma».

Per adesso i contorni non sono chiari.
«Al momento opportuno ne spiegheremo i dettagli. Sarà la nostra maniera per dare un concreto aiuto alla città».

Che nel frattempo ha bisogno di qualcuno che prenda le redini, che rappresenti quell'«autorità» che oggi manca. Chi può interpretare questo ruolo?
«Di primo acchito dico che il rettore della Federico II, Gaetano Manfredi, ha tutte le carte in regola per interpretare questo ruolo. Anche se ribadisco che qui non si parla di politica, io parlo di un'autorità morale che possa fungere da punto di riferimento, da faro, da guida».

Perché non parlare di politica, invece?
«Perché dal giorno delle ultime elezioni stiamo ancora cercando di capire quale sarà il futuro del nostro Paese. Non è una critica, è solo la necessità di comprendere quale sarà la direzione, questo è tutto. E non è poco».

Torniamo a Napoli. Lei si guarda intorno come tutti gli altri cittadini, converrà che il degrado è evidente.
«Possiamo rileggere per intero il cahier de doléances partendo dai trasporti inesistenti e terminando alle difficoltà nella raccolta del pattume. Ma se imbocchiamo questa strada non andiamo lontano, preferisco guardare oltre, nel futuro».

Mentalità da imprenditore, forse ce ne vorrebbe di più in città.
«La contraddico. Napoli è un luogo dove gli imprenditori hanno grandi idee e le portano a compimento quasi sempre. C'è una vitalità fuori del comune».

E allora cos'è che frena la città?
«Io ricordo Papa Francesco che andò a Scampia e parlò con emozione della gioia di vivere che vedeva intorno. Ecco, noi dobbiamo riuscire a incanalare questa positività. Dobbiamo prevedere percorsi che trasformino l'esplosività del popolo napoletano in benzina per la crescita».

Parole bellissime, ma solo parole.
«Non è così. Se fossimo capaci di intercettare le migliori menti che escono dalla Academy che stanno fiorendo sul territorio, avremmo già fatto passi da gigante».

Lei usa il condizionale...
«Ma tra poco userò il presente. Con il contributo dell'intera città».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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