Nel giorno in cui l'assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta porta in commissione consiliare il Salva Napoli, e dai consiglieri comunali arriva l'avvertimento «di non mettere mano alla leva dell'aumento delle tasse aeroportuali e portuali e all'Irpef», il sindaco contestualmente apre la trattativa con CdP - Cassa depositi e Prestiti. Un player fondamentale per dare respiro allo stesso salva Napoli. Atteso che con CdP il Comune ha una esposizione debitoria di circa 2 miliardi. Ieri nella conference call del sindaco con Dario Scannapieco - l'amministratore delegato di CdP - si è iniziato a discutere di come alleggerire questo peso. E si è aperta una finestra su altre collaborazioni.
Ovvero è stato stabilito di comune accordo un cronoprogramma sui progetti di sviluppo ed investimenti che riguardano la città. Al centro il tema dell'Albergo dei poveri «su cui si lavorerà alla promozione di un'intesa tra pubblico e privato in modo da diversificare la destinazione della struttura - si legge in una nota - quindi l'apertura alla cittadinanza dell'ingresso al Molo di San Vincenzo in vista di una completa riqualificazione dell'area». Il Molo san Vincenzo è oggetto di uno studio del Comune per delocalizzarvi una parte della movida. E ancora la collaborazione con CdP dovrebbe allargarsi alla «realizzazione dei progetti Pnrr sul trasporto pubblico, sull'avanzamento dei lavori nell'ex Manifattura Tabacchi per la creazione del Polo Agritech e alla riqualificazione di Bagnoli.
L'assessore Baretta ha accennato a questa trattativa anche in commissione senza entrare nel dettaglio, l'attenzione Baretta l'ha posta sul salva Napoli e sul miliardo e trecento milioni a fondo perduto dallo Stato da erogarsi entro 20 anni. «La cifra stanziata è rilevante, anche se non risolutiva, come non poteva essere, di tutti i nostri problemi. Ma è, indubbiamente, il punto di partenza di un lungo percorso che con questo accordo si avvia» spiega l'assessore. Avvertendo che il patto si firmerà entro il 15 febbraio e Napoli allo Stato deve dare risposte concrete: «Aumentare la platea dei contribuenti sono troppo pochi i pagatori, valorizzazzione e dismissione del patrimonio e riorganizzazione delle partecipate». Napoli deve in un paio d'anni rientrare con le proprie forze di una cifra intorno ai 100 milioni pena l'aumento dell'Irpef e di altre gabelle.