Napoli, Acampora: «Maltempo, scuole aperte e io minacciato di morte»

L'allarme: messaggi colmi di violenza

Gennaro Acampora
Gennaro Acampora
di Paolo Barbuto
Mercoledì 17 Maggio 2023, 08:43
3 Minuti di Lettura

Lunedì pomeriggio ha postato sui social quella che riteneva una notizia di servizio: nonostante l'allerta meteo le scuole resteranno aperte. Quel messaggio ha scatenato una valanga di commenti densi d'odio e minacce, così Gennaro Acampora, capogruppo Pd in consiglio comunale, ha deciso di selezionare i messaggi più duri e condividerli con il web.

Acampora ci spiega cosa è successo?
«Volevo semplicemente dare una informazione di servizio. Eravamo in consiglio comunale e, come spesso accade quando viene diramata l'allerta meteo, in tanti mi chiamavano per chiedere lumi sull'apertura delle scuole: non potendo rispondere a tutti ho pensato spiegare tutto via social».

E quel post è stato preso d'assalto dagli hater.
«Credo che sia stato condiviso in qualche gruppo frequentato dagli studenti. In tanti hanno pensato che la decisione fosse mia, s'è scatenata una valanga di odio che non avevo mai sperimentato».

Le sono arrivate anche minacce di morte.
«Onestamente non sono preoccupato da quelle minacce. Si vede che sono parole scritte da ragazzini arrabbiati perché speravano in un giorno senza scuola. Sono estremamente preoccupato, invece, per la violenza che traspare dai messaggi».

Cosa la preoccupa?
«Nei miei confronti c'è stato un accerchiamento, e poi sono arrivati colpi duri. È la modalità che viene tipicamente utilizzata dai giovani bulli nelle aggressioni fisiche e anche in quelle digitali: mettono al centro il soggetto sul quale intendono infierire e lo colpiscono con violenza. Io sono adulto, certe cose non mi fanno male. Però penso ai tanti ragazzini che subiscono quotidianamente questi assalti e sono preoccupato».

Per questo motivo ha pubblicato alcune delle frasi più violente?
«L'ho fatto per mostrare a tutti, anche a chi non è avvezzo a certe cose, quale livello possono raggiungere i giovani.

E non si tratta di ragazzi disagiati ma anche di giovani che mostrano di saper maneggiare le parole».

In che senso?
«Sono arrivati tantissimi insulti scritti in un napoletano sgangherato e quasi incomprensibile, tipico dei giovani che parlano fra di loro e vogliono fare i bulli, ne sono arrivati anche tanti scritti in un italiano corretto, da ragazzi che hanno studiato. Quello più violento, ad esempio, sembrava provenire da una persona capace di gestire bene il vocabolario».

Insomma, non è questione di provenienza sociale, sembra di capire che la violenza social sia trasversale.
«Credo che sia proprio così, almeno secondo la mia piccola esperienza».

È la prima volta che le capita un'aggressione social?
«Sì, ovviamente ho avuto qualche hater che si è accanito in passato, ma un accerchiamento così non l'avevo mai sperimentato».

In genere chi la contatta sul web?
«È capitato in passato che studenti, o professori, mi abbiano chiesto notizie proprio sulla chiusura delle scuole in seguito a un'allerta meteo, ma si è trattato sempre di contatti gioviali, semplici, roba del tipo "per piacere non aprite le scuole domani che ho il compito...". E io ho risposto con simpatia».

Questa esperienza cosa le ha insegnato?
«Ho deciso, innanzitutto, di avere un atteggiamento diverso nei confronti dei social. D'ora in poi non cadrò mai nella tentazione di usare toni alti, ogni parola sarà soppesata, ogni confronto sarà nei termini della correttezza. Perché dobbiamo essere noi adulti per primi a dare un buon esempio».

E la politica cosa può fare per affrontare questo problema?
«Tutti noi dobbiamo fare qualcosa, a prescindere dal colore politico. Dobbiamo impegnarci a favorire la crescita di interessi nei giovani, generare azioni che li avvicinino allo sport, all'associazionismo, a modi di crescita che prevedono la convivenza, il confronto, il sostegno reciproco».

© RIPRODUZIONE RISERVATA