Porto e archeologia industriale:
Bagnoli, i sei punti della discordia

Porto e archeologia industriale: Bagnoli, i sei punti della discordia
di Luigi Roano
Lunedì 6 Febbraio 2017, 08:37
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Al netto delle divergenze politiche, cosa divide su Bagnoli Governo e Comune? Concretamente a unire esecutivo nazionale e Palazzo San Giacomo c’è la ferma volontà di bonificare le aree della ex Italsider; la rimozione totale della colmata a mare e l’abbassamento della quota di edilizia residenziale. Sul resto, su come sarà la Bagnoli bonificata ci sono 6 punti non condivisi, roba di sostanza, non cose piccole. Si riuscirà a trovare una mediazione? Oggi se ne saprà di più dopo il vertice in Prefettura tra le parti.

Il Parco.
Il piano di Invitalia ne prevede uno di 80 ettari, all’interno del quale innestare dei volumi sotto forma di attrattori di sviluppo a basso impatto ambientale. Per esempio, un campus universitario e una integrazione di Città della scienza. Il Comune, invece, non arretra dalle misure originarie, quelle del Prg, e vuole un parco da 120 ettari libero da nuovi volumi. 

Il waterfront.
Nel piano del Comune il lungomare è immaginato libero, un continuum che inizia sotto la collina di Posillipo e finisce ai confini di Pozzuoli dove si deve attrezzare una grande spiaggia libera. Per Invitalia il lungomare va organizzato. Il waterfront deve essere il segno più evidente del rilancio, «un fattore di destagionalizzazione con piscine aggiuntive al mare, un collegamento al parco con l’interramento di via Coroglio» e strutture ricettive. 

Il pontile nord.
Invitalia lo ha riprogettato in vetro, una struttura trasparente che arriva nel mare capace di ospitare anche aree di ristoro. Palazzo San Giacomo definisce queste aree «grosse strutture» e pone il veto. 

Le preesistenze.
Invitalia punta alla delocalizzazione totale del Borgo di Coroglio, per tre quarti abusivo, e a ridare case ai residenti sempre nell’area di Bagnoli. Per il Comune una parte del Borgo di Coroglio va salvata così come il Lido Pola e l’archivio dell’Ilva. 

Archeologia industriale.
Invitalia e Comune ci puntano e tanto, ma anche questa volta la rifunzionalizzazione e l’utilizzo dei siti vede le parti su sponde diverse. Per Invitalia si devono inserire «tre ulteriori siti di archeologia industriale considerati di valore storico dalla sovrintendenza con prospettiva di uso economico o sociale: acciaieria, altoforno e candela afo; call internazionale per l’adozione e la valorizzazione da parte di imprese generatrici di sviluppo sostenibile; attrattori unici di investimenti». Anche il Comune punta all’ampliamento di utilizzo dei siti di archeologia industriale. Implementare la gamma delle funzioni previste come da Prg e quindi anche funzioni ricettive, turistiche e per il tempo libero legate a innovazione e ricerca. Nella ex Acciaieria il Comune immagina la città della musica e della cultura. Il modello di Palazzo San Giacomo è di tipo urbanistico-incrementale, e punta anche alle aree delle Ferrovie e di Fintecna.

Porto e mare.
Oggettivamente parti agli antipodi. Iniziamo da Invitalia che individua in Nisida la sede di «un porto turistico da 700 posti barca di medio grande dimensione»; una parte dell’approdo per barche più piccole e uno stadio della vela. Con un miglio azzurro che collegherebbe via Coroglio direttamente con Nisida dove mettere un albergo propio sul bordo dell’isolotto e un altro - a chiuder eil miglio azzurro - vicino al pontile nord. Veniamo al Comune. Anche per l’amministrazione serve un porto e si deve fare a Nisida, ma per barche piccole, davvero piccole, quelle dei pescatori. La filosofia che ispira il piano per la parte del mare è la «valorizzazione del paesaggio marino» di qui il collegamento con la spiaggia unica - il waterfront - che sostanzialmente inizierebbe a Nisida per finire ai confine di Pozzuoli.

Con abbattimento di ulteriori quote di edilizia residenziale - previste ai confini con Cavalleggeri d’Aosta - e la rifunzionalizzazione delle caserme come strutture ricettive. 

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