«Napoli, quella bandiera strappata simbolo del caos al Comune»

«Napoli, quella bandiera strappata simbolo del caos al Comune»
di Luigi Roano
Venerdì 29 Gennaio 2021, 08:47 - Ultimo agg. 12:55
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«Quelle bandiere sono il simbolo triste di una città che si lascia andare: il male oscuro di Napoli è l'indifferenza e non è solo colpa dei napoletani, ma anche della latitanza del Comune». Questa è la storia di tre bandiere al balcone del Consiglio comunale ammainate e rovinate, sgualcite, non curate: quelle dei colori di Napoli, della Ue e il Tricolore. Che l'assessore alla legalità e sicurezza della Regione Mario Morcone ha scelto di raccontare al Mattino. Morcone è un uomo di legge, è un prefetto che ha dedicato la sua vita allo Stato e nel 2011 si candidò con il Pd contro Luigi de Magistris. Una scelta coraggiosa con la quale tentò di unire un Pd che uscì distrutto dalle primarie e dallo scontro tra Andrea Cozzolino e Umberto Ranieri.


Allora assessore Morcone perché quelle tre bandiere hanno innescato una riflessione così amara?
«È un po' che ci pensavo anche perché con queste belle giornate di sole passeggio per raggiungere Palazzo Santa Lucia e il mio sguardo proteso in alto per vedere il cielo azzurro è stato attratto dal Palazzo del Consiglio comunale di via Verdi.

Dove garriscono, si fa per dire, tre bandiere semidistrutte».


E quindi?
«Ora è vero che la pandemia crea molti problemi a tutti e danni inenarrabili, ma c'è anche una fascia di popolazione garantita nella quale rientro anche io. Allora mi domando: possibile non ci sia un commesso, un vigile urbano, un impiegato o un consigliere comunale che abbia notato questa vergognosa situazione e vi abbia posto riparo? Mi rendo conto che può essere un fatto banale, ma è un fatto tristemente emblematico di un lasciarsi vivere che è il nostro male più profondo».


Sta dicendo che tra i napoletani c'è chi - è il caso di dire - ha alzato bandiera bianca? Cioè si è arreso a un destino non esattamente esaltante?
«Oggettivamente un po' è così: facciamo convegni sulla legalità, sulla sicurezza, sul futuro, ma quella bandiera triste simbolo del Comune di Napoli è ancora lì a dimostrazione della nostra indifferenza».


Come si può uscire da un simile stato?
«Abbiamo la forza per uscirne, ma bisogna recuperare il senso di cittadinanza. Purtroppo è un modo di lasciarsi andare che avvelena la città e le coscienze di tanti che immaginano che è sempre compito di qualcun altro fare qualcosa come per esempio la vicenda dei murales».


Vale a dire?
«È stata una vergogna per la città, bene ha fatto il prefetto Valentini a sollevare il caso, ha perfettamente ragione: tra i napoletani chi ha reagito? Su certe cose uno si aspetta che la città reagisca in qualche modo. Il Comune è anche politicamente molto debole, si va verso un ricambio dell'amministrazione, ma dai miei concittadini mi sarei aspettato una reazione. Posso fare un altro esempio sull'indifferenza: vado spesso al Vomero, prendo la funicolare e scendo a piazzetta Fuga e ci sono sempre tantissimi ragazzini senza la mascherina che se ne fregano altamente degli altri, né c'è qualcuno che li richiama».


I napoletani però sono stati molto rispettosi delle regole durante il lockdown, non trova?
«Io vedo una indifferenza al rispetto delle regole in generale, che poi diventa il male oscuro della città. Perché alla fine lo Stato il latitante lo acchiappa, le forze dell'ordine il loro lavoro lo fanno, ma l'indifferenza della città verso tutto sta portando Napoli sempre più giù».


Le Istituzioni - che pure lei rappresenta - non è che si possono sfilare o tirare fuori da una simile situazione o no?
«Certamente c'è una latitanza delle Istituzioni. In una giornata come quella della Memoria, fondamentale per ricordare alle giovani generazioni l'Olocausto e che certi valori vanno tutelati, il sindaco de Magistris ha inviato una simpatica ragazza bionda: la debolezza delle Istituzioni cittadine aggrava il problema di una indifferenza diffusa».


Torniamo all'inizio della nostra chiacchierata: come ci si libera dal male oscuro?
«Ci dobbiamo sentire protagonisti della vita quotidiana della città, non servono eroi, ma cittadini che rivendichino anche i loro diritti, c'è tanta gente perbene che ha il diritto-dovere di protestare e chiedere con forza i propri diritti, che non sono una concessione».


L'esempio lo deve dare la politica, ci sono le elezioni comunali: cosa si auspica?
«Mi aspetto e auspico che si trovi un riferimento autorevole in città che abbia passione per Napoli nel ruolo di sindaco. Che possa spingere Napoli verso traguardi alti e che abbia un buon rapporto con De Luca».


Oggettivamente tra De Luca, Napoli e i napoletani c'è Salerno: il governatore spesso ha anteposto l'afflato per Salerno al capoluogo...
«De Luca è assai più sensibile per Napoli di quanto si possa immaginare. Io lo vedo anche in giunta che sul capoluogo si spende in maniera forte. L'ostacolo vero è il rapporto con de Magistris che non aiuta. Ma De Luca è intelligente e sa essere intelligente, fermo restando la sua amata Salerno per Napoli si sta muovendo».

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