Napoli sta cadendo a pezzi: anche la Colonna Spezzata
cede a incuria e maltempo

Napoli sta cadendo a pezzi: anche la Colonna Spezzata cede a incuria e maltempo
di Gennaro Di Biase
Giovedì 28 Gennaio 2021, 23:45 - Ultimo agg. 29 Gennaio, 10:27
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Se ne va un altro pezzo di lungomare e di storia della città. La bufera ha devastato il molo della Colonna Spezzata. La potente tempesta dell’ultimo weekend ha fatto a pezzi la scalinata e il muro alla base del monumento in memoria dei caduti del mare. I mattoni sono sparpagliati sul pavimento malmesso a due passi dall’acqua. Proprio come i mattoni dell’altro molo, quello dell’Arco Borbonico, crollato ai primi di gennaio, che galleggiano ancora senza pace tra le onde che l’hanno abbattuto. Poche ore prima, il 28 dicembre, il mare aveva devastato la balaustra del lungomare nella curva di via Partenope (le cui condizioni peggiorano di giorno in giorno, con danni estesi anche ai marciapiedi), e in più aveva lacerato il Molosiglio e il belvedere di Castel dell’Ovo. Tolto il Castello, dove comunque le operazioni richiederanno tempi non brevi, i lavori di ripristino non sono partiti. Nastri arancioni, transenne e basta anche a San Martino, dove il muro di degli “ex corallari” di Sant’Elmo e il belvedere continuano a essere a rischio crollo. Napoli, insomma, indifesa, logorata dal clima impazzito e dall’assenza di manutenzione, in questo inizio 2021 dice addio alla memoria. La guarda sbriciolarsi, intrappolata nella burocrazia, nei passaggi di gestioni istituzionali e nella lentezza dei progetti. La lista della storia in frantumi è lunghissima, solo negli ultimi mesi. Una distruzione monumentale quasi senza precedenti e senza che nessuno sia intervenuto per il ripristino.



Il molo è in frantumi, spezzato di nome e di fatto. Le facce sono tristemente rassegnate, all’incrocio tra via Partenope e piazza Vittoria. «Sta crollando tutto», sospirano i tanti passanti sul lungomare, mentre il traffico di via Partenope impazzisce a metà strada tra le tre devastazioni: quella del parapetto, il Molo Borbonico e Colonna Spezzata. La storia del punto più celebre di Napoli è in caduta libera, trattenuta - si fa per dire - da nastri arancioni (distrutti pure quelli) che in teoria dovrebbero impedire l’accesso allo storico angolo usato da bagnanti e pescatori. Il molo della Colonna Spezzata (monumento rinvenuto nel XVII secolo e conservato al Mann fino ai primi del ’900), è completamente devastato. Mentre il Comune lavora al progetto di ripristino della balaustra crollata il 28 dicembre (che dovrà poi essere approvato dalla Sovrintendenza, probabilmente la settimana prossima), ecco un nuovo pesantissimo danno.

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Le cose avanzano, insomma, ma peggiorano. Risale a tre giorni fa una nota inviata al Servizio Strade del Comune dalla Municipalità 1 sull’eventuale «erosione» della curva di via Partenope: «Giungono segnalazioni da parte di cittadini preoccupanti per la continua e progressiva erosione del marciapiede - si legge nel documento - e parapetto proprio nel punto di via Partenope già colpito dalla mareggiata nei giorni scorsi. Si chiede urgente verifica». Quanto all’Arco Borbonico, negli ultimi giorni l’Autorità Portuale si è defilata, con una nota a firma di Pietro Spirito, in cui specifica che il «bene non ricade sul Demanio Marittimo»: «Facendo seguito alla pregressa corrispondenza - si legge nella comunicazione inviata dalla stessa Autorità Portuale del mar Tirreno centrale a Comune, Prefettura e Sovrintendenza - si trasmette grafico planimetrico riportante stralcio planimetrico della dividente demaniale marittima sovrapposto a immagine Google Earth dal quale si evince che la porzione di bene cosiddetto “Arco Borbonico” non ricade sul Demanio Marittimo». «Alla luce anche della nota arrivata dall’Autorità Portuale - commenta il presidente della Municipalità 1 Francesco De Giovanni - ipotizzo che la competenza dell’Arco Borbonico spetti al demanio regionale. In ogni caso trovo grave il fatto che i lavori non siano partiti in nessun luogo. C’è bisogno di intervenire rapidamente o i dissesti continueranno a moltiplicarsi». Di chiunque sia la competenza, l’Arco è ancora in frantumi. Tutti i progetti, di Comune, Regione o Autorità Portuale, ovviamente, restano sempre soggetti al parere della Sovrintendenza.

Colonna Spezzata, muro del Lungomare in via Partenope, Castel dell’Ovo, la Galleria Vittoria, il Molo di San Vincenzo, l’Arco Borbonico, San Martino, il belvedere di via Console. La lista della storia in frantumi è sempre più lunga. I danni non arrivano solo dal mare e dal vento, ma anche dalle infiltrazioni interne. Sono gli ingredienti del grande inverno della storia partenopea, cui va aggiunto, appunto il grave crollo della Galleria Vittoria che ha messo in crisi la circolazione cittadina e revocato la “liberazione del lungomare”, simbolo dell’amministrazione de Magistris. La preoccupazione è enorme anche tra i comitati: «La crisi idrogeologica del tunnel si allarga anche al Molosiglio e attacca i monumenti - dice Antonio Pariante del Comitato Portosalvo - Dopo la Galleria Vittoria adesso l’acqua sorgiva, che sta compromettendo la statica della Galleria, risale anche sulle pareti dell’area monumentale del Molosiglio. Sono evidenti le trasudazioni sotto Palazzo Reale, sul Bastione Vicereale e addirittura sul Maschio Angioino - Chissà che non c’entrino i lavori della metropolitana, ma è solo un’ipotesi. In ogni caso, l’esperienza dell’Arco Mirelli non va dimenticata».

Un pollaio e costruzioni «abusive» da demolire nell’area verde di Castel Sant’Elmo: ecco il nuovo capitolo dell’odissea di San Martino, il gioiello simbolo della collina vomerese immerso in un degrado progressivo e lancinante. Ieri c’era sul posto una squadra di Abc, ma «non per un intervento», spiegano gli operai, poi continuano a discutere di piani organizzativi del lavoro. Qui qualcosa si muove nel piazzale, ma solo sulla carta, come dimostra il via vai di note firmate dalla Sovrintendenza, dalla Direzione regionale dei Musei e dalla Municipalità 5. I rischi, però, restano gli stessi: il primo, quello della balaustra pericolante del belvedere e del muro di contenimento della Pedamentina (transennati), è di competenza del Comune (che ha ordinato un report nei giorni scorsi). Il secondo, relativo al castello e ai barbacani che da troppi anni sorreggono gli ex locali dei “corallari”, è di competenza del Demanio regionale. Un passo più concreto arriva invece per il ripristino dell’area verde di Sant’Elmo (7mila metri quadrati), dove c’è stato un sopralluogo di Europa Verde e dell’assessore di Palazzo Santa Lucia Antonio Marchiello. «Lo stanziamento di un milione della Regione è una nostra vittoria - commenta il consigliere Francesco Borrelli - Restiamo stupiti che nei decenni scorsi sia stato possibile realizzare opere abusive proprio sotto al Castel Sant’Elmo e quindi sotto al naso della Sovrintendenza».

Nella costruzione affacciata sul Castello c’è di tutto: materiali edili, infissi, sacchi e secchi, taniche e mobilie variopinte. «Abbiamo fatto tante battaglie e raccolto più di mille firme per il recupero di quest’area - aggiunge il consigliere municipale Rino Nasti -Il Parco del Castello verrà realizzato con strutture architettoniche che favoriranno l’ecologia, a breve partirà il bando di gara e tra qualche mese potranno iniziare i lavori».

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