Napoli città gruviera, la difesa di Calabrese: «Il Comune non può fare di più»

Napoli città gruviera, la difesa di Calabrese: «Il Comune non può fare di più»
di Paolo Barbuto
Mercoledì 30 Gennaio 2019, 12:00
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Ingegnere, ordinario alla Federico II, cooptato da De Magistris in uno dei tanti rimpasti delle Giunte arancioni il 22 maggio dei 2013. Da quel giorno siede sulla poltrona di assessore alle infrastrutture e al trasporto: si avvia al sesto anno consecutivo in Giunta, la considera una missione, si batte perché le cose vadano bene, talvolta ci riesce, altre volte no. La questione delle buche stradali lo appassiona, ne parla con intensità, anche quando ammette che le cose non vanno per il meglio.

Assessore le strade di Napoli sono una gruviera.
«Ma noi siamo sempre pronti a intervenire. Abbiamo ideato il Pis, il pronto intervento stradale eseguito da Napoli Servizi: raccogliamo segnalazioni e mandiamo squadre di operai a coprire i dissesti. Nel 2017 abbiamo eseguito 17mila interventi».

Lodevoli attività, ma le buche continuano ad essere centinaia.
«Facciamo il possibile, non ci fermiamo mai».

E poi quelle gettate d'asfalto servono a poco, i dissesti ricompaiono in fretta.
«No, abbiamo un capitolato preciso. Sono previsti interventi a caldo e a freddo, in entrambi i casi ci sono precise regole da seguire. Se il lavoro viene eseguito correttamente la copertura resiste a lungo».
 
Ma chi controlla se il lavoro viene fatto a regola d'arte?
«Innanzitutto la stessa Napoli Servizi, poi ci sono gli uffici delle singole municipalità che devono controllare».

Il suo assessorato non va a vedere se il lavoro è fatto bene?
«No, l'assessorato non lo fa, e nemmeno l'ufficio strade che è chiamato ad altre attività».

Quante sono le richieste di risarcimento per i danni provocati dalle buche?
«Dal 2015 ad oggi circa 3.800».

No, non vogliamo sapere degli ultimi quattro anni. In totale quante sono le richieste?
«Non lo so».

Ma come, non lo sa?
«Gli uffici legali non mi hanno fornito i dati»

E sul fronte dei risarcimenti, quanto ha speso il Comune per pagare i danni?
«Il dato è in netta flessione. Nel 2015 abbiamo pagato 3,9 milioni. 3,7 nel 2016. Poi la netta discesa, nel 2017 2,4 milioni e l'anno scorso 2,1 milioni. In quattro anni siamo scesi da 1.866 sentenze di risarcimento a 755. Adesso non dite che questi risultati non sono eccezionali».

Non ha un dato complessivo dei risarcimenti, almeno dall'avvento del sindaco de Magistris?
«No, un dato complessivo non ce l'ho. Dispongo solo dei valori degli ultimi quattro anni».

D'accordo, prendiamo solo gli ultimi quattro anni: il Comune ha speso più di dodici milioni in risarcimenti, non sarebbe meglio stipulare una polizza assicurativa?
«In passato è stato fatto, credo fino al 2009, però la copertura era troppo bassa: ci fu una vertenza e il Comune è stato costretto a risarcire le compagnie assicurative. Adesso abbiamo chiuso una gara con un broker che sta per presentarci una proposta per una nuova assicurazione, vedremo se è conveniente. Vorremmo farla».

Passiamo a un altro punto dolente, ci dica di via Marina.
«Però prima deve darmi la possibilità di dire che a Napoli abbiamo eseguito interventi su 75 chilometri di strade principali, che ogni giorno cerchiamo di fare di più, che stiamo concludendo il piano di sicurezza stradale che prevede una mappatura dell'intera rete principale viaria cittadina con le segnalazioni delle situazioni più a rischio, così da permettere interventi rapidi e mirati».

D'accordo, ma via Marina?
«Abbiamo consegnato il cantiere nelle more della stipula del contratto...».

Perché non è stato ancora firmato il contratto?
«Questioni burocratiche, ma è tutto sotto controllo. Lo hanno accertato anche durante il sopralluogo della commissione europea, ce la faremo entro la scadenza di marzo».

E se non doveste farcela?
«Ce la faremo, via Marina sarà funzionale, passerà il tram e passeranno anche le auto liberamente, al massimo ci saranno dettagli da sistemare oltre quella data».

Pensate ancora a chiedere uno slittamento dei tempi?
«No, non ci pensiamo».

E se non ce la fate a chiudere i lavori entro marzo?
«Ci sarà un definanziamento, si perderanno i fondi europei».

Non le provoca imbarazzo la vicenda di via Marina?
«Sì, mi mette in imbarazzo. Però la questione va ampliata: qui non ci sono più fondi statali per fare nulla, i comuni sono messi alle strette».

Se un amministratore pensa di non poter fare qualcosa può presentare le dimissioni, dire che non è in condizione di portare a termine il suo mandato, magari fare polemica. Ma se resta al suo posto è chiamato ad operare senza lamentarsi.
«Io non la penso così. Voglio dare il mio contributo alla città anche in questa situazione, non mi arrendo».

Torniamo alle buche, ha un messaggio per i napoletani?
«Potremmo fare di più.

Ma con il bilancio che abbiamo facciamo i miracoli, credetemi».

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