Nella direzione Pd scatta la fronda: «Nel 2020 altro nome alla Regione»

Nella direzione Pd scatta la fronda: «Nel 2020 altro nome alla Regione»
di Fulvio Scarlata
Venerdì 29 Giugno 2018, 10:25
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«Qui è in gioco la nostra sopravvivenza»: l'ammissione del segretario Assunta Tartaglione non basta a fermare la guerra interna al partito democratico. Così in una direzione regionale all'insegna di proposte quasi tutte incentrate sull'«apriamoci», magari guardando più a sinistra, la temperatura si riscalda con Marco Sarracino che affonda la possibile ricandidatura di Vincenzo De Luca alle regionali tra due anni. E se Valeria Valente difende il governatore, arriva Gennaro Migliore a spargere dubbi: «Bisogna essere vicini al governo regionale - dice - ma anche sapere che in due anni dobbiamo mettere in discussione tutto compresa la candidatura alle prossime elezioni regionali da decidere democraticamente».

Non c'è la resa dei conti sui risultati delle ultime elezioni amministrative, in una direzione regionale dem con appena 35 partecipanti. Né poteva esserci. A Roma, infatti, ormai sembra delineata la strada per il congresso nazionale, che significa congressi provinciali e regionali in autunno che nomineranno un nuovo gruppo dirigente.

Intanto tocca al segretario regionale indicare la linea in Campania: «Alle elezioni c'è stato un pesante disimpegno da parte di consiglieri e figure di riferimento del partito sul territorio». L'attacco di Assunta Tartaglione si incentra sul «dilagare delle liste civiche che fa venire meno l'appartenenza ad un simbolo», tema assai sentito nel Pd. E duro è il passaggio su «chi pensa ancora oggi che il futuro del Pd sia legato a Forza Italia: sbagliare è umano, perseverare è diabolico». Tartaglione dice che bisogna regolamentare «seriamente» il meccanismo delle primarie, e, per rilanciare il partito, propone la riapertura della campagna di tesseramento 2018 in vista proprio dei congressi.
 
Mentre Gianluca Daniele auspica un «congresso aperto che rimetta al centro della discussione il lavoro, la povertà, l'innovazione per recuperare il rapporto con tanti nostri elettori che non si riconoscono nelle scelte fatte negli ultimi anni. A Napoli il Pd è rimasto imbrigliato, dal 2011, in una incomprensibile guerra tra bassoliniani, ex bassoliniani e antibassoliniani», è Antonio Marciano a tornare sulle elezioni: «Abbiamo dato il peggio di noi nei Comuni, con partiti personali che a Napoli sono uno per quartiere. Ognuno ha fatto per se, in modo disastroso, in qualche caso con una sana desistenza per barattare voti per le regionali». «A Castellammare è stato un delitto di mandare a casa Antonio Pannullo - per Teresa Armato - Come ha fatto De Luca alla Regione per il lavoro dobbiamo pensare a una conferenza programmatica per spiegare cosa vogliamo fare per il Mezzogiorno».

Ad attaccare frontalmente il governatore è invece Marco Sarracino: «Sappiamo che il 4 marzo - spiega - se il candidato premier del Pd fosse stato Gentiloni e non Renzi ci sarebbe stato un risultato diverso. Tra due anni alle elezioni Regionali non vorrei che ci ponessimo il problema della leadership in Campania solo dopo aver perso. Se non facciamo un centrosinistra unito, rischiamo di giocarci il terzo o quarto posto alle regionali. Come partito dobbiamo fare un tagliando sulla Regione. E capire cosa è Campania Libera che alla Regione fa una cosa e si muove al contrario alle elezioni amministrative».

Una posizione che fa scattare Valeria Valente: «Dobbiamo incalzare il governo di De Luca, ma non ha senso attaccare chi è al potere solo per strappare un titolo di giornale». La questione, però, è ripresa da Gennaro Migliore: «Bisogni essere vicini al governo regionale e dargli pieno sostegno - spiega il deputato - ma anche sapere che in due anni dobbiamo mettere in discussione tutto compresa la candidatura alle prossime elezioni regionali. Quando si dovrà scegliere, lo si dovrà fare in piena democrazia».
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