«Dopo due anni la scuola è l'agnello sacrificale di una politica che stenta a mantenere i suoi impegni. L'uso nella didattica a distanza taglia fuori fette intere di popolazione». Nel dibattito sulla chiusura delle scuole in Campania decisa dalla regione per contenere gli effetti della pandemia, interviene l'associazione «Chi Rom e...chi no», attiva da venti anni a Napoli nel quartiere di Scampia, con una nota dei fondatori Biagio Di Bernardo, Emma Ferulano, Barbara Pierro.
«I bambini e le bambine, insieme agli adolescenti, pagano il prezzo più alto: all'assenza della scuola quale luogo esperienziale di apprendimento e crescita comune si affianca quello della perdita di una socialità sana e in luoghi naturali aperti e accessibili, e in spazi educativi organizzati in sicurezza da strutture e da servizi che andrebbero potenziati. Continuiamo a vivere in un presente che non guarda al futuro e non pone l'educazione tra le sue priorità. Bisogna ritrovare il buon senso, l'equilibrio, e soprattutto la consapevolezza che non è immaginabile tenere chiuse le scuole mentre vengono lasciate aperte tutte le altre attività».
«Bisogna dare risposte a tutti, garantendo una didattica sicura in presenza e avviando un piano di riqualificazione della scuola pubblica in Campania e in tutto il Paese.