Pd Napoli, tempi più lunghi per i congressi: Sarracino reggente per sei mesi

Pd Napoli, tempi più lunghi per i congressi: Sarracino reggente per sei mesi
di Adolfo Pappalardo
Lunedì 3 Ottobre 2022, 07:00 - Ultimo agg. 20:56
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Dietro la calma apparente di questi giorni, il Pd napoletano vive tra attesa e fibrillazioni. Una sorta di purgatorio dopo il trauma della sconfitta, difficile ancora da digerire. Ma se in passato si sarebbe già passato a recriminazioni e avvincendamento dei gruppi dirigenti, stavolta è diverso: non è ancora noto il binario su cui il partito si metterà in marcia. E per questo i dem napoletani sono in attesa della direzione nazionale di giovedì per capire quale sarà la rotta che vuole tracciare Enrico Letta, segretario fino al nuovo congresso.

Al momento il Pd campano è commissariato e per quello napoletano il suo segretario Marco Sarracino, appena eletto in Parlamento, ha già fatto sapere di voler passare la mano.

Prima della scadenza naturale fissata al dicembre 2023. Ma nessuno, sinora, osa chiedere i congressi o, in generale, il rinnovo dei vertici. Non solo perché non è nota la data del congresso nazionale (comunque in primavera) a cui si agganceranno quelli locali ma, soprattutto, non è ancora chiaro che tipo di avvicendamento sarà. Non il semplice rinnovo del segretario ma capire se sarà una forma costituente o uno scioglimento del partito per crearne uno nuovo. E, sopratutto, chi voterà: solo gli iscritti o con una platea più allargata. In questa incertezza, quindi, nessuno s'azzarda a fare alcunché o iniziare, come accaduto in passato, a muovere pedine o stringere alleanze. Tutto fermo. Compreso i ras delle tesse o capicorrente vari sul territorio. 

Oggi, intanto, per oggi alle 17, Marco Sarracino ha convocato una segreteria del partito per un'analisi del voto di domenica scorsa. Anche se la base degli iscritti preme per un'assemblea generale che allarghi la discussione. A convocarla dovrebbe essere il commissario regionale Francesco Boccia ma se non lo facesse in tempi brevi lo farà il segretario napoletano. Certo l'assise non cambierà le cose, né potrà mai chiarire gli orizzonti ma rispetterebbe quel rito dell'autodafè collettivo caro al popolo democrat.

Per domani, invece, Boccia in qualità di commissario del partito campano ha convocato i segretari provinciali per fare un'analisi del voto in Campania e cercare di capire come avviare la fase per un ritorno del partito all'ordinario. Ma anche in questo caso è molto improbabile che si acceleri per rimandare tutto ai tempi del nazionale. 

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All'orizzonte il partito ha molti nodi da chiarire. Non solo il tipo di congresso ma soprattutto il rapporto con le altre forze di sinistra, a cominciare dai grillini. Tra febbraio e marzo si vota in Lombardia e Lazio e nel secondo caso l'ex segretario Zingaretti appena eletto alla Camera, guida un'alleanza di campo largo, da Azione e renziani fino all'M5s. Occorre capire, quindi, anzitutto come gestire le alleanze negli enti locali. Non solo in Lazio per il voto ma anche nelle regioni dove le elezioni sono al di là da venire, come la Campania, dove la maggioranza raggruppa anche renziani e Azione, diventati nemici nelle ultime politiche. Insomma, un quadro ancora molto incerto e nodi che solo la fase congressuale potrebbe sciogliere. Senza contare, infine, il ruolo di Articolo Uno il cui passaggio nelle fila democrat è tutto ancora da ricostruire. «La proposta di Letta di una fase costituente va precisata e studiata, ma rappresenta un passo oggettivo in avanti. Per adesso il nostro è un sì condizionato: non ci si iscrive al Pd, ma al percorso costituente di un nuovo soggetto», chiarisce il coordinatore di Articolo uno, il deputato campano Arturo Scotto, eletto in Toscana nelle fila di Pd-Italia democratica. Anche loro attendono l'intervento di Letta di giovedì per capire il perimetro dell'azione. Poi due giorni dopo se ne parlerà nella direzione nazionale di Articolo 1. «Analizzeremo il voto e valuteremo la proposta di Letta», aggiunge Scotto che ricorda come da tempo al Pd viene chiesto di promuovere «la nascita di una nuova soggettività politica, con un coinvolgimento di mondi diversi dalla sinistra e che metta in discussione nome, simbolo e modello organizzativo». 

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