Primarie Pd a Napoli, c’è il tetto spese: 30mila euro a candidato

Primarie Pd a Napoli, c’è il tetto spese: 30mila euro a candidato
di Fulvio Scarlata
Lunedì 15 Febbraio 2016, 09:41
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Un tetto di 30mila euro di spese da rendicontare: per i candidati alle primarie a Napoli sono scattati gli stessi limiti previsti per le primarie alle regionali di un anno fa. Oggi si riunisce il comitato per le primarie che dovrebbe definire anche le altre norme per le consultazioni del 6 marzo.
Il tetto di spesa, in realtà, difficilmente dovrebbe essere sorpassato dai singoli candidati visto che per le primarie nessuno finora ha fatto ricorso alla pubblicità sia in termini di cartelloni che di passaggi radio-televisivi. Il confronto per il momento si gioca a distanza in manifestazioni in cui la spesa, al massimo, è quella per fittare le location, tipo il teatro Augusteo per Valeria Valente sabato. In ogni caso c’è un responsabile per ogni candidato che sarà tenuto a rendicontare le spese, che per il momento è lo stesso rappresentante dei quattro candidati all’interno del comitato per le primarie.
Questo organismo, presieduto da Giovanni Iacone, si riunisce stasera per una serie di altre iniziative da prendere in vista delle consultazioni del 6 marzo. Prima di tutto si deve decidere il numero dei seggi da allestire. Secondo Iacone non c’è alcuna tensione su questo punto tra i vari candidati. Eppure i sostenitori di Valente, partendo dal dato delle primarie per le regionali di un anno fa, quando votarono 15mila elettori e il Pd e le liste di centrosinistra a Napoli non superarono quota 100mila preferenze, ritengono che ottimisticamente non ci saranno più di 20-25mila votanti e dunque immaginavano 40-50 seggi. Molti di più ne vogliono i bassoliniani. L’ex sindaco è convinto che con il voto d’opinione avrà la meglio nella competizione e dunque chiede molti punti in cui votare per invogliare gli elettori a esprimere il proprio voto senza sottostare a estenuanti file. A un certo punto si è parlato perfino di una richiesta di 120-140 seggi. La soluzione è stata trovata, salomonicamente, a metà strada: si va ad allestire 80 seggi per una platea stimata di 40mila votanti (e sarebbe davvero un successo visti i 45mila voti a Milano) con 500 elettori al massimo per ogni seggio. Il confronto si accende ora per avere un’equa distribuzione territoriale dei seggi. «Anche se il problema principale - spiega Iacone - è di avere la disponibilità dei locali dove allestire i punti in cui si voterà».
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