San Gennaro, il ricordo di Bassolino: «Al primo miracolo ero teso più che per il ballottaggio»

San Gennaro, il ricordo di Bassolino: «Al primo miracolo ero teso più che per il ballottaggio»
di Paolo Barbuto
Domenica 5 Luglio 2020, 10:30
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Sette anni da sindaco e dieci da governatore: Antonio Bassolino al Duomo c'è andato un'infinità di volte ad assistere al prodigio dello scioglimento del sangue, eppure quando gli chiedi il momento più emozionante torna con la mente al 19 settembre 1994.
 

Cosa successe quel giorno?
«È stata la mia prima volta da sindaco di Napoli. La città era in fermento, c'era appena stato il G7 ci sentivamo ancora addosso gli occhi del mondo e venne la mattina della festa del santo patrono».

Nessuno s'immagina Bassolino emozionato per una cosa del genere.
«La mattina mi svegliai prestissimo e scesi di corsa. Annamaria (la moglie n.d.r.) mi disse ma dove corri?, io non riuscivo a spiegare la mia emozione. Dentro al Duomo indossai la fascia tricolore, la usavo raramente perché è un simbolo che ritengo importante. Mi scoprii tesissimo».

Bassolino tesissimo in una chiesa?
«Nemmeno la notte del ballottaggio con la Mussolini avevo provato una tensione del genere. In quel caso ero io l'artefice del mio destino, qui nulla dipendeva da me».

Paura che il sangue non si sciogliesse e dessero la colpa a lei?
«No, non è così. È solo che stava per succedere qualcosa di prodigioso».

Quell'anno avvenne il prodigio?
«Sì, e così è successo per tutti gli anni in cui sono rimasto sindaco di Napoli, anche se una volta è stata dura».

Ci fu molto da attendere?
«Era il miracolo di maggio. Avevamo ripristinato la processione, fu bellissimo. A piazza San Domenico Maggiore i balconi erano pieni di drappi, il percorso era stracolmo di gente. Ma quando tornammo al Duomo il sangue non era ancora sciolto».

Cosa successe?
«Il cardinale Giordano decise di tornare nella cappella, le parenti iniziarono a pregare con intensità e rabbia ma non successe nulla, così il cardinale disse che bisognava riportare la teca nella cassaforte».

Dunque niente prodigio?
«Io fremevo, il cardinale se ne accorse e mi fece uno sguardo come a dire basta, non possiamo andare avanti. Quando la cassaforte fu riaperta e stavano per rimettere dentro l'ampolla io chiesi: aspettiamo solo altri cinque minuti».

E cosa successe?
«A un certo punto tutti iniziarono a sorridere, una prima goccia cominciò lentamente a muoversi, poi il sangue si sciolse del tutto. La teca fu riportata nella cappella, esplose un applauso che si spostò fuori del Duomo e pian piano avvolse tutta la città. Che emozione, che grande emozione».

Ma come, un antico comunista mangiapreti che si emoziona per un miracolo?
«No, non sono mai stato un mangiapreti anzi, vuol sapere una cosa? Il primo giornalino scolastico al Liceo Garibaldi lo fondammo noi della sinistra assieme a un gruppo di matrice cattolica: condividevamo iniziative a discussioni, mai stati in conflitto».

Ma Antonio Bassolino è laico convinto?
«Sì, laico convinto con una passione smodata per San Gennaro. Ancora oggi vengo invitato a partecipare con un posto riservato. Io rinuncio a quel cortese invito, preferisco entrare al Duomo e mescolarmi alla folla. Cerco un posto vicino alla cappella del Santo, così vedo subito la teca e capisco se il sangue è sciolto o meno».

Cosa pensa della candidatura del culto del santo a patrimonio Unesco?
«La trovo un'iniziativa giustissima. Vede, San Gennaro non è solo un patrono, è la rappresentazione stessa della città, forse l'unico santo al mondo del quale si conosce la provenienza. È un po' come portare Napoli stessa alla candidatura».

Da sindaco lei s'è mai rivolto a San Gennaro per chiedere aiuto?
«Vede un sindaco deve fare il sindaco e non può chiedere aiuto. Comunque San Gennaro è sempre lì e sa quando deve intervenire per il bene della città».
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