Scuola, De Luca: «No alla privatizzazione. Dimensionamento? Ricorriamo alla Consulta»

L'assemblea generale del mondo della scuola alla Stazione Marittima di Napoli

Il governatore della Campania Vincenzo De Luca
Il governatore della Campania Vincenzo De Luca
Martedì 31 Gennaio 2023, 12:01 - Ultimo agg. 22:31
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No alla privatizzazione della scuola. Lo ripete più volte il presidente della Campania Vincenzo De Luca nel corso dell'assemblea pubblica che ha riunito il mondo della scuola pubblica alla Stazione Marittima di Napoli. «Con questa grande manifestazione - afferma De Luca - la Campania promuove una mobilitazione di massa che vogliamo estendere a tutta Italia per difendere la scuola pubblica. Un passo alla volta ci stiamo avvicinando all'obiettivo di privatizzare anche la scuola pubblica che, insieme alla sanità, resta il principale servizio di civiltà del nostro Paese». Dichiarazioni che motivano una dura decione da parte del governarore: «Abbiamo deciso di impugnare la decisione del governo sul dimensionamento della scuola davanti alla Corte Costituzionale. Siamo i primi a farlo - ha sottolineato il governatore campano - speriamo che altre regioni del Mezzogiorno ci seguano».

Gli Uffici scolastici regionali e provinciali hanno iniziato a pubblicare i piani di dimensionamento scolastico per l'anno scolastico 2023/24. Nella Legge di Bilancio, infatti, è prevista una norma sul dimensionamento scolastico con un taglio calcolato di sedi e organico che avranno effetto principalmente a partire dal 2024/2025. Le fusioni sono concentrate nel Mezzogiorno, in particolare Campania, Sicilia, Calabria, Puglia, Sardegna, a causa del calo demografico e di una situazione preesistente più complessa. Secondo alcune stime, tra le Regioni più penalizzate ci sarebbe proprio la Campania con oltre 140 fusioni, tagli di personale e di dirigenti scolastici.

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Vincenzo De Luca prosegue poi sostenendo: «Obiettivi? Noi vogliamo adeguare gli stipendi di tutti i dipendenti della scuola e, semmai dare un aiuto ai docenti che vanno a lavorare nelle aree disagiate, nelle zone interne, ma nessuno pensi di differenziare gli stipendi sulla base del costo della vita, cioè delle Regioni. É un'idiozia dal punto di vista gestionale e sarebbe un altro modo per dividere l'Italia in due. Questa idea va assolutamente contrastata così come va contrastata l'idea del governo del numero di istituti scolastici che significherebbe meno personale e scuole più affollate. Poi dobbiamo avere più risorse.

L'attuale legge di bilancio non stanzia un euro per i prossimi tre anni per l'edilizia scolastica, riduce le risorse per la fascia 0-6 anni».

«C'è materia - arringa De Luca - per fare una battaglia seria, contro la demagogia e contro il tentativo di dividere l'Italia in due anche sulla scuola e soprattutto di avvicinarci a un modello scolastico che apre le porte alla privatizzazione anche della scuola. Noi siamo qui - conclude il presidente - per difendere la scuola pubblica come servizio di civiltà, la dignità professionale ed economica del mondo della scuola, e per avvicinare la scuola  al mondo produttivo, facendo scelte semplificate ed efficaci».

Il governatore campano si batte quindi per il «no» al dimensionamento scolastico che «sulla Campania sarebbe una slavina» e il «no» a salari differenziati per i docenti. In sala col presidente della Regione anche l'assessore regionale alla Scuola Lucia Fortini, docenti, personale, associazionismo, il presidente di Anci Campania Carlo Marino e, collegato in video, l'assessore regionale della Puglia Sebastiano Leo. «Dobbiamo cercare di fermare le nuove regole del dimensionamento scolastico - spiega l'assessore Fortini -. Le persone che non masticano di scuola non si rendono conto di quale possa essere l'impatto devastante sulla nostra regione. Noi abbiamo bisogno di attenzione, le scuole hanno bisogno di avere dei numeri che riescano a governare, un dirigente scolastico non può immaginare di governare 10 plessi, e ci sono delle realtà che devono avere delle dimensioni ridotte. Tra l'altro le nuove regole di dimensionamento - spiega l'assessore regionale alla Scuola - ridurrebbero drasticamente personale Ata, dirigenti scolastici, assistenti amministrativi e a un certo punto anche docenti, perché chiaramente con numeri più alti le classi saranno composte da un maggior numero di studenti».

«Dobbiamo assolutamente frenare questa idea di scuola - è l' appello che viene da Napoli - che non è la nostra. Noi abbiamo bisogno di dimensioni a misura di studente e studentessa, e non si comprende perché per una questione di calo demografico una politica come questa andrà a colpire proprio le famiglie che, con contratti a tempo indeterminato, penso ai docenti, al personale Ata, ai dirigenti, non avranno più la sicurezza e probabilmente non metteranno famiglia e non faranno figli. È una politica assolutamente sbagliata. Quanti e quali istituti a rischio chiusura o cambiamenti? Dovrebbero essere 150 solo nei primi anni, un vero disastro. Il tema però è che le persone si occupano di dimensionamento e accorpamenti quando riguarda la propria scuola, questo è sbagliato. Non dobbiamo lavorare per il nostro interesse - conclude Fortini - ma per l'interesse di tutta la comunità».

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