Campania Teatro Festival, c'è il don Chisciotte di Cappuccio e Latella

Il debutto al Mercadante

Ruggero Cappuccio
Ruggero Cappuccio
di Donatella Longobardi
Martedì 13 Giugno 2023, 10:47
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«Napoli per me rimane isola di appuntamenti importanti. Circa dodici anni fa feci un Don Chisciotte, ora ci torno dopo un anno sabbatico e a undici anni dalla mia ultima creazione importante per un teatro cittadino e sempre con un lavoro che rimanda al cavaliere errante».

Antonio Latella è il regista di «Circus Don Chisciotte» il testo di Ruggero Cappuccio, in scena in prima assoluta questa sera (ore 21) e domani (ore 19) al Mercadante con Marco Cacciola e Michelangelo Dalisi. Uno degli spettacoli più attesi del «Campania teatro festival» 2023, diretto proprio da Cappuccio che da tempo era in contatto con il celebrato regista stabiese, vincitore di molti premi Ubu, già alla guida della sezione teatro della Biennale e da anni trasferitosi a Berlino. «È stato», spiega, «un incontro di reciproco interesse mio nei confronti del suo lavoro e suo nei confronti di cosa scrivo, finché ha letto il "Don Chisciotte" che ha sollecitato in lui corde importanti».

Ed ecco allora questo spettacoli in cui il protagonista non è Don Chisciotte ma un personaggio dei nostri giorni, un professore in pensione convinto di essere la reincarnazione dell'autore del romanzo, Cervantes, qui affiancato da un improbabile Sancho Panza.

I due parlano in italiano e in napoletano antico, in versi e prosa, perché, nota Cappuccio, «il napoletano è una lingua sonora e, a teatro, diversamente che nella lettura, servono testi legati alla musicalità e al sinfonismo». Un testo che l'autore ha scritto da tempo e che vede qui la sua terza reinvenzione dopo una prima messa in scena nel 2011 con Herlitzka e Lello Arena con la regia di Nadia Baldi e una seconda portata in scena da lui stesso qualche anno fa. «Nel racconto c'è un nucleo invariabile, poi ci sono una serie di interventi, arricchimenti e sottrazioni», racconta Cappuccio.

«Ma, come in altri casi con Tuminas per "Edipo a Colono" e Jan Fabre per "Resurrexit Cassandra", anche qui ho messo la mia scrittura nelle mani del regista senza mai assistere alle prove né partecipare alla sua creazione, anche se con Latella abbiamo avuto in precedenza lunghe conversazioni sopratutto sulla disumanizzazione dell'umanità. Ho lasciato libertà assoluta al regista e agli attori, tanto che ora sono immensamente curioso di capire cosa ha determinato il loro lavoro. Lo vedrò insieme con il pubblico stasera».

Già, cosa vedrà il pubblico, Latella? «Dodici anni fa avevo messo il mio Don Chisciotte tra i libri, oggi lo faccio stare di fronte a un gruppo di ospiti che assistono come passeggeri in una stazione ferroviaria, un non luogo. Sono 19 e tutti anziani, perché ognuno di loro è un libro, ognuno ha una storia, ma ci sarà anche qualche sorpresa perché il mio, più che un lavoro su Don Chisciotte, è un omaggio all'autore Ruggero Cappuccio», spiega il regista incuriosito, tra l'altro, dal fatto che nelle opere di Cappuccio ci siano continui rimandi al numero 19, giorno della sua nascita e che nella numerologia si associa, tra l'altro, a chi crede nella capacità di cambiamento della società, alla libertà, al successo, alla spiritualità. «La sua scrittura», aggiunge, «ha una insita genialità. Al primo impatto è comprensibile a tutti. Poi, scavando, si scopre il suo volto e si compie un viaggio fantastico. Un viaggio in cui non c'è un servo e un padrone, non c'è un intellettuale e un uomo del popolo, c'è un solo uomo che sa essere entrambi gli uomini, entrambe le possibilità che la vita ci ha dato: una attraverso la letteratura che si fa vita, l'altra attraverso la vita che si fa letteratura».

E non è un caso se Latella e Cappuccio si siano incontrati proprio nel nome di Don Chisciotte in un momento in cui il regista, terminati quattro anni di incarico a Venezia, aveva deciso di fermarsi per un periodo sabbatico: «Avevo bisogno di una pausa, la Biennale era stata una operazione totalizzante, avevo necessità di fermarmi e guardarmi indietro. Mi hanno fatto tante proposte, anche di regie liriche. Ma se tempo fa avevo avuto un approccio da guascone con quel mondo oggi ho molto rispetto di quel linguaggio grazie a un rapporto più profondo. E mi piacerebbe affrontare un titolo come l'"Elektra" di Strauss».

Ed è in questo contesto che si innesta il «Circus Don Chisciotte» dove Latella intravede «mappature» del suo percorso culturale, realizzate cercando di conoscere il personaggio-Cappuccio, come fa normalmente affrontando un autore scomparso: «Ho cercato di trattare Ruggero come un grande classico, spiando il suo mondo e ricavando molteplici suggestioni», dice il regista che, nonostante sia nato a Castellammare, ha oggi pochi contatti con la zona. «Ricordo solo che da bambino mangiai una pizza a metro con mio nonno e piansi vedendo che tutti bagnavano nell'acqua dei grandi grissini prima di mangiarli, erano i biscotti simbolo della città».

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