«Natale in casa Cupiello», l'assolo con pupazzi di Luca Saccoia

«Natale in casa Cupiello», l'assolo con pupazzi di Luca Saccoia
di Giovanni Chianelli
Giovedì 23 Dicembre 2021, 11:34
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In quanti modi può rivivere un classico? Tanti, i più svariati. Si può addirittura fare uno spettacolo da soli, interpretando ogni ruolo. E magari lo si può fare animando dei pupi, prestando loro voce, anima, narrazione. Stasera al Trianon Viviani, alle 21, debutta un’originale rivisitazione del classico dei classici delle feste, “Natale in casa Cupiello”: in scena c’è un solo attore, Luca Saccoia, che manovra 7 pupazzi confezionati dal maestro Tiziano Fario che firma anche la scenografia, la regia è di Lello Serao. Questa prova per “attore cum figuris” è nata da un’idea di Vincenzo Ambrosino e dello stesso Saccoia, la produzione è di Teatri Associati di Napoli/Teatro Area Nord e Interno5, sostenuta dalla fondazione Eduardo De Filippo. Dopo l’esordio di stasera è in programma il 28, 29 e 30 dicembre al Teatro Nuovo, e il 4, 5, 7, 8 e 9 gennaio 2022 al Teatro Area Nord.

Pensato per i 90 anni dal debutto, era stato immaginato per lo spazio Start di via San Biagio dei Librai, una sorta di offerta permanente per la “fiumana umana che invade nel periodo natalizio il centro storico” racconta Serao. “Purtroppo lo Start da quest’anno non c’è più, lo abbiamo dovuto ricreare per un palco più classico”. L’incipit dello spettacolo riprende da dove finiva quello di Eduardo: dopo aver detto sì all’ultimo “Te piace o’ presepe” che Luca Cupiello gli formula prima di morire, Tommasino decide di rilanciare la tradizione della natività e di farlo tramite le vicende della sua famiglia. E così riprende il racconto classico: “Operiamo interventi di regia particolari.

Il primo atto è il sogno di Tommasino, che è in scena ma dormiente, come si presentava all’inizio del lavoro di Eduardo. In questo caso i pupazzi vengono animati da un gruppo di manovratori e recitano tramite voci registrate da Saccoia”. Nel secondo l’attore manovrerà in prima persona i pupazzi, incarnando ogni ruolo. Serao dice che una scelta del genere è pensata per valorizzare proprio la seconda parte del testo, che originariamente era stata la prima a essere ideata; poi Eduardo aggiunse primo e terzo atto.

Al centro della messinscena c’è, con nuova forza, il presepe. Serao: “Il presepe è l’orizzonte in cui si muove tutta l’opera, sia in senso reale che metaforico. E’ l’elemento necessario a Luca Cupiello per sperare in un'umanità rinnovata e senza conflitti, ma anche la rappresentazione della nascita e della morte. E’ il tempo del passaggio dal vecchio al nuovo, la miscela tra passato e presente, un’iconografia consolidata e, al tempo stesso, da destrutturare di continuo. Il presepe si rinnova ogni anno, è ciclico come le stagioni, può piacere o non piacere”. Ecco, allora, “Nennillo”, farsi interprete a suo modo di una tradizione, “testimone di un rito e di una rievocazione di fatti e accadimenti familiari comici e tragici che hanno segnato la sua vita e quella di quanti alla rappresentazione prendono parte. Per farlo e rendere ripetibile il rito, si serve di pupazzi, di figure che si rianimano dentro i suoi sogni/incubi, che continuano a riaffacciarsi ogni anno come il presepe e i suoi pastori”.

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