Mobbing, l'allarme: «Donne mamme discriminate sui luoghi di lavoro»

Mobbing, l'allarme: «Donne mamme discriminate sui luoghi di lavoro»
di Giuliana Covella
Giovedì 20 Settembre 2018, 16:39
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«Nel 2017 in Campania sono state 2.030 le donne costrette a dimettersi perché non hanno avuto la possibilità di lasciare i figli a nessuno, al nido o in altri luoghi. Questo è solo uno dei tanti dati allarmanti sulle discriminazioni che le donne subiscono sui luoghi di lavoro». A fotografare il fenomeno è Domenica Lomazzo, consigliera di parità alla Regione Campania, intervenuta al seminario sul tema «Contrasto alle discriminazioni sui luoghi di lavoro. Promozione delle pari opportunità, della salute, della sicurezza e del benessere organizzativo nel lavoro» organizzato all’Hotel HolidayInn al Centro direzionale dall’Unione generale del lavoro.

«Purtroppo molte donne hanno paura di perdere l’unica occupazione che hanno e non denunciano - spiega Lomazzo - fondamentali per noi sono i dati che emergono da un report biennale che le aziende superiori alle 100 unità devono presentare. Da questo risulta che il 28-29% sono uomini, mentre le donne ricoprono mansioni di operaie per il 16% e impiegate per il 42%. In pratica la percentuale femminile che occupa ruoli dirigenziali è scarsissima». Altro dato allarmante riguarda la tipologia contrattuale: nel biennio 2014-2015 l’83% delle donne è passata da un contratto full time ad uno part time, a fronte di un 17% di uomini. I contratti a tempo determinato vedono gli uomini conquistare il 71% e le donne solo il 29%. «Per non parlare della maternità - rimarca la consigliera regionale di parità - dove non c’è alcuna forma di assistenza per i figli e il più delle volte le lavoratrici, non sapendo a chi lasciarli, sono costrette a dimettersi». 

Al seminario moderato da Alessandro Sansoni ha partecipato tra gli altri Renato Pingue, capo dell’Ispettorato interregionale del lavoro per il sud Italia: «I temi da mettere a fuoco riguardano: l’organizzazione, la sicurezza e i tempi di vita del lavoro delle donne, questioni che devono essere affrontare per fare in modo che la donna possa conciliare vita familiare e professionale». «Purtroppo quello delle discriminazioni sul lavoro è un fenomeno antico e ben lungi dall’essere risolto - sottolinea Paolo Capone, segretario generale Ugl - Va detto che il precariato favorisce il rischio di essere vessati e mobbizzati. Cosa si può fare? Garantire rapporti di lavoro più stabili». «Sentiamo nostra questa forte discriminazione - dichiara Gaetano Panico, segretario Ugl per la Campania - In Italia il 78% dei posti di lavoro è occupato dagli uomini e il 22% dalle donne. E di queste la stragrande maggioranza è in maternità. Dati che fanno pensare a un Paese rimasto ancora agli anni ’60». «Chiediamo perciò - conclude Panico - al governo di emanare una legge ad hoc per obbligare ad assumere più quote rosa sia nella pubblica amministrazione che nelle aziende private».
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