Allarme in ospedale: «Sospendendo i sanitari no-vax si rischia di dover chiudere reparti»

Dal primo agosto l'Ulss non metterà più in turno i sanitari non vaccinati
Dal primo agosto l'Ulss non metterà più in turno i sanitari non vaccinati
di Eleonora Scarton
Domenica 18 Luglio 2021, 06:00 - Ultimo agg. 10:58
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BELLUNO - «Il rischio è che si vadano a chiudere i reparti. La situazione è davvero preoccupante, non possiamo pensare che chi rimarrà in servizio possa farsi carico anche del lavoro di chi non c’è più». Sono parole di esplicite e dirette quelle di Fabio Zuglian, sindacalista della Cisl funzione pubblica di Belluno, in merito alla situazione che si sta venendo a creare negli ospedali dell’Ulss 1 Dolomiti. È lui il primo sindacalista a spiegare quali rischi corre, nelle prossime settimane, la sanità bellunese. Nel mese di agosto, i medici e gli infermieri che hanno deciso di non vaccinarsi, svuoteranno i loro armadietti e torneranno a casa. Sospesi. Come prevede il decreto del presidente del consiglio firmato ad aprile e ora diventato legge. In provincia sono 874 i sanitari che rifiutano l’immunizzazione (tra loro anche qualche dirigente medico). Così almeno un centinaio di dipendenti Ulss potrebbero uscire di scena. Almeno fino al termine della pandemia. Rischiando di mandare al collasso un’azienda ospedaliera che già risente della difficoltà a reperire personale.


LA FOTOGRAFIA
«La situazione è veramente preoccupante perché c’è una grave carenza di personale. Oltre a quella cronica di medici si aggiunge anche quella degli infermieri» spiega Zuglian che, per confermare quanto affermato prende ad esempio l’ultimo concorso, che è recentissimo, e che ha visto solo 38 candidati che hanno optato per l’Ulss 1 Dolomiti. «Nonostante abbiamo più di 100 autorizzazioni di assunzioni di infermieri solo 38 hanno deciso di venire nei nostri ospedali. Teniamo poi conto che la maggior parte dei nuovi assunti proviene dalle case di riposo e la regione ha dato indicazione per cui queste persone vengano assunte dall’Ulss ma rimangano nelle case di riposo per garantire la continuità. Se prendessero servizio nei nosocomi, i centri servizio sarebbero costrette a dimettere gli ospiti».


I NO VAX
Chiaramente se, in un contesto in cui già sei a corto di medici ed infermieri, devi sospendere anche chi non è vaccinato diventa un ulteriore problema e questo anche in virtù del fatto che il sistema sanitario deve recuperare tutte le prestazioni che non sono state fatte nel corso dell’ultimo anno e mezzo a causa della pandemia.

Insomma, un’emergenza nell’emergenza. Quello che è certo, secondo Zuglian, è che si tratta di una situazione emergenziale, difficile da gestire. Gli ordini professionali hanno però chiarito di non essere disponibili a fare sconti e di essere pronti ad applicare quanto previsto dal decreto. Tenendo fuori dagli ospedali e dalle strutture di cura le persone che non si sono immunizzate. Una situazione che potrebbe addirittura portare alla chiusura di qualche farmacia. Sono 33 in provincia i farmacisti che hanno scelto di non vaccinarsi.


LE SOLUZIONI
Difficile trovare ora come ora una via d’uscita. «La soluzione non può essere trovata né a livello locale né regionale, ma nazionale – prosegue Zuglian -. È necessario implementare i numeri degli accessi alle università a numero chiuso, ma gli effetti si avranno tra oltre tre anni. E’ quindi necessario trovare delle strategie per far fronte a questa situazione, nota da anni e che la pandemia ha solo esasperato».


I RISCHI
Ma quali sono adesso i rischi? «Se ad agosto chi non si è vaccinato sarà effettivamente messo alla porta, il rischio è che si vadano a chiudere i reparti – conclude il sindacalista -. Non possiamo pensare che chi rimane si faccia carico anche di garantire quella quantità di servizi che dovrebbe essere garantita con il personale a regime, che, ribadisco, già adesso è sottodimensionato rispetto alle esigenze. Senza contare che ciò avverrà ad agosto, periodo di ferie: è impensabile che venga negato il ripristino psicofisico a quelle persone che sono da un anno e mezzo al fronte».

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