Lavoro, soldi, violenza: il prezzo dell'epidemia lo pagano le donne

Lavoro, soldi, violenza: il prezzo dell'epidemia lo pagano le donne
di Mariagiovanna Capone
Lunedì 8 Marzo 2021, 00:00 - Ultimo agg. 13:53
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L’otto marzo diventa l’occasione per tirare le somme sulle parità di genere. Nulla è cambiato dal punto di vista lavorativo: le donne disoccupate sono più degli uomini, occupano pochi posti di prestigio, vengono pagate meno dei colleghi, sono poche anche nella politica. Se statisticamente si ammalano di meno, nell’anno del Covid però le donne stanno pagando il prezzo più alto sul fronte lavorativo: 99mila donne hanno perso il lavoro, il tasso di occupazione è sceso al 48,6% e rischia di aggravarsi quando finirà il blocco dei licenziamenti previsto dal governo. Ma anche psicologico: per il 73% la pandemia ha aumentato stress e depressione per la difficoltà di riuscire a gestire smart working e famiglia. Ancora alto purtroppo il numero di femminicidi, che rappresentano l’89% nel 2020. Le donne poi studiano più degli uomini: le laureate in Italia sono pari al 56% degli oltre 7,6 milioni di laureati. Tuttavia, il tasso di occupazione femminile è ancora molto basso rispetto ai colleghi: 56,1% contro il 76,8%.

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Il lockdown pesa sull’occupazione femminile. Il 70% di tutti i posti di lavoro persi nel 2020 era di donne, secondo l’Istat, e il tasso di occupazione che, dopo essere aumentato di 16 punti percentuali negli ultimi 40 anni, nei dodici mesi di Covid è sceso al 48,6% a fine 2020.

Lo stipendio medio delle donne è inoltre inferiore a quello dei colleghi del 14,8%. La contrazione delle posizioni lavorative dipendenti rispetto all’anno precedente ha interessato maggiormente le donne: al 30 settembre il saldo annualizzato degli uomini risultava in crescita di 15mila posizioni contro il calo di 38mila posizioni registrato per le donne. La pandemia ha interrotto poi la corsa dell’imprenditoria femminile. Secondo Confesercenti, si registra un calo dello 0,29% per un totale di 4mila attività perse. Perdita interamente al Centro Nord visto che al Sud si registra un +0,26%.

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Le donne studiano più degli uomini. Secondo l’Istat, l’Italia conta un numero maggiore di donne laureate (22,4%) rispetto agli uomini (16,8%). Le laureate sono pari al 56% degli oltre 7,6 milioni di laureati, e sono la maggioranza anche negli studi post-laurea: rappresentano il 59,3% degli iscritti a un dottorato di ricerca, un corso di specializzazione o un master. Oltre che studiare di più, ottengono risultati più brillanti in tutti i cicli scolastici: il 24,9% delle donne si laurea con 110 e lode contro il 19,6%. Tuttavia, nonostante i livelli di istruzione siano più elevati, il tasso di occupazione femminile è ancora molto basso rispetto ai colleghi: 56,1% contro il 76,8%. Contiamo poi il maggior numero di astronome e astrofisiche al mondo: il 26% dei membri italiani dell’Unione Astronomica Internazionale è infatti donna, la quota rosa più alta tra 107 Paesi iscritti. Secondo l’Anci, crescono nel numero ma ancora lentamente le donne sindaco che sono appena il 15% (1.167 su 7.753). Il dato sale al 26% tra i presidenti dei consigli comunali (88 su 333), al 28% tra i vicesindaci (1.361 su 4.935), al 34% tra i consiglieri (28.843 su 85.734) mentre la parità si avvicina tra gli assessori che sono il 43% (7.852 su 18.168).

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Dall’inizio dell’anno sono già 12 i femminicidi commessi. Una strage continua, intensificatasi durante il lockdown. Nel periodo gennaio-ottobre 2020 per Eures si contano 91 omicidi con vittime femminili, un dato in leggera flessione rispetto alle 99 vittime dello stesso periodo dell’anno precedente. A diminuire sono tuttavia soltanto le vittime femminili della criminalità comune (da 14 a 3), mentre risulta sostanzialmente stabile il numero dei femminicidi familiari (da 85 a 81) e, all’interno di questi, il numero dei femminicidi di coppia (56 in entrambi i periodi), mentre aumentano le donne uccise nel contesto di vicinato (da 0 a 4). L’incidenza del contesto familiare nei femminicidi raggiunge nel 2020 il valore record dell’89%, superando il già elevatissimo 85,8% registrato nel 2019. Riguardo il revenge porn, quasi la totalità delle vittime è donna (82% e il 17% ha meno di 18 anni. Da un sondaggio dell’Associazione Europea per il Disturbo da Attacchi di Panico emerge che tra smart-working e didattica a distanza, la pandemia ha stravolto gli equilibri familiari, mettendo a segno un duro colpo per le donne. Per il 73% la pandemia da Covid ha complicato la vita, e la necessità di gestire le nuove dinamiche relazionali, familiari e lavorative ha portato le donne ad accumulare stati di stress e ansia che in molti casi è sfociato in depressione.
 

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