Acerbi-Juan Jesus, dubbi come macigni. E perché in campo l’interista si è scusato?

Francesco De Lucadi Francesco De Luca
Martedì 26 Marzo 2024, 23:39 - Ultimo agg. 27 Marzo, 06:38
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Eppure il brasiliano del Napoli aveva fatto una doppia denuncia, una durante la partita contro l’Inter e l’altra il giorno dopo. «Vai via nero, sei solo un negro: questo mi ha detto», messaggio scritto sui social da Juan Jesus dopo che Acerbi aveva negato tutto. Il trentaseienne nerazzurro, escluso dalla tournèe americana della Nazionale proprio in attesa di questo verdetto, ha evitato dieci giornate di squalifica. Niente prove, la parola del nero Juan Jesus ha perso contro quella del bianco Acerbi. Era diventata una “sfida” tra i due calciatori, non avendo né l’arbitro La Penna né i compagni delle due squadre ascoltato quell’insulto, negro. «Non si raggiunge il livello minimo di ragionevole certezza circa il contenuto sicuramente discriminatorio dell’offesa recata», precisa il giudice.

Juan Jesus è un uomo sensibile e un esperto professionista. Gioca in Italia da 14 anni, conosce anche le sfumature della nostra lingua. Difficile credere, seppure nella concitazione di una partita giocata davanti a settantamila spettatori, che abbia equivocato sul tipo di offesa di Acerbi. Ma non c’erano prove ed ecco perché il giudice Mastrandrea ha ritenuto di non dover procedere nei confronti dell’interista perché ne serviva una su cui poggiare un’accusa così grave. Ma perché Juan Jesus avrebbe dovuto inventarla? E perché rafforzarla il giorno dopo, ascoltata la difesa del calciatore dell’Inter? Un fine giurista come Mastrandrea è certamente al corrente di quanto venne affermato nel 2020 dalla Corte di Cassazione: «In tema della prova testimoniale, a base del libero convincimento del giudice, possono essere poste le dichiarazioni della parte offesa, la cui deposizione, pur se non può essere equiparata a quella del testimone estraneo, può tuttavia essere assunta anche da sola come fonte di prova, ove sia sottoposta a un attento controllo di credibilità oggettiva e soggettiva».

La buona fede di Juan Jesus è stata salvata (ed è paradossale: ha magari ragione però non può dimostrarlo) ma nel dubbio meglio assolvere e provare a chiudere un caso esploso proprio nelle settimane della campagna “Insieme e ovunque contro il razzismo.

Keep Racism Out”, il claim che figura anche nella mail con il provvedimento di Mastrandrea inviata dagli uffici della Lega Serie A, e proprio mentre Vinicius, il più bersagliato dai razzisti che popolano gli stadi spagnoli, piange raccontando il suo dramma, una battaglia che il calcio rischia di perdere se continuerà a voltarsi dall’altra parte. Juan Jesus non lo ha fatto. E non lo faccia neanche Acerbi, che - dopo il sospirone di sollievo per la scampata squalifica di almeno dieci giornate: il proscioglimento gli consentirà di rimettersi a disposizione di Spalletti per l’Europeo - dovrebbe candidarsi come testimonial per una campagna contro il razzismo. E gli suggeriamo anche di evitare altri atteggiamenti sbagliati, come il dito medio mostrato ai tifosi della Roma durante la partita dello scorso febbraio vinta dall’Inter all’Olimpico. Scorie di vecchi derby? Le reazioni dell’ex laziale, un professionista che rivendica i suoi vent’anni nel calcio, devono essere altre.

Poco prima della sentenza il ministro dello Sport, Abodi, aveva sottolineato con saggezza da una scuola di Scampia: «Lo sport serve per assumerci, ognuno nel proprio ruolo, la responsabilità di rispettare l'altro». Vi è stato questo rispetto al Meazza, al di là delle prove che non ha trovato il giudice sportivo negli atti inviati dalla Procura federale dopo una rapidissima inchiesta con videocollegamenti? Sarà difficile per Juan Jesus ritrovare subito la concentrazione per la partita contro l’Atalanta e scacciare l’amarezza per questa decisione. Si è infuriato anche il Napoli, che si chiede perché - provata l’offesa - non sia stato punito il responsabile, annuncia che non parteciperà più alle campagne antirazzismo «di facciata delle istituzioni» e probabilmente consegnerà la fascia di capitano al brasiliano sabato al Maradona. Gesto di forte valore simbolico.

Resta una domanda alla fine di questa penosa storia: Acerbi per cosa si è scusato con Juan Jesus quella sera a San Siro?

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