Una prova di carattere ​per il futuro

di Francesco De Luca
Domenica 3 Ottobre 2021, 00:00 - Ultimo agg. 07:00
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Si può mettere in discussione una squadra che ha vinto sei partite di fila ed è prima in classifica? Ovviamente no. Ma la sconfitta subita dal Napoli in Europa League, con una prestazione modesta quando la squadra è rimasta in inferiorità numerica per l’espulsione di Rui, ha posto alcuni interrogativi, ai quali Spalletti e i suoi uomini vogliono rispondere oggi da Firenze. Il messaggio del tecnico, che respirerà aria di casa pur non avendo mai indossato la casacca viola, è chiaro: «Dobbiamo dimostrare di essere tosti». Perché è sul piano caratteriale, oltre che su quello dell’organizzazione tattica, che gli azzurri sono mancati contro lo Spartak Mosca.

La partita con la Fiorentina assume il significato di un importante test per il Napoli che ha dimostrato di essere una squadra all’altezza delle altre grandi del campionato, con il valore aggiunto rappresentato da un allenatore di grande esperienza. Al Franchi c’è un’altra cosa da dimostrare: «Che l’incantesimo non si è rotto». Il Napoli è forte e competitivo. Così bello da essere vero. Ma naturalmente risente degli impegni a distanza ravvicinata e del turnover se vengono meno alcuni punti di riferimento, come Anguissa - non vi sono altri centrocampisti con le sue caratteristiche fisiche e le sue doti tattiche - e Osimhen. E in difesa si è avvertita l’assenza di Rrahmani, che insieme ai due compagni africani riprende il posto a Firenze per la gara contro un avversario che Italiano - tecnico a cui De Laurentiis aveva pensato per il doppio Gattuso - fa giocare bene (è quinto), a viso aperto, anche se la compattezza difensiva talvolta lascia a desiderare (i centrali non sono fissi). Il Napoli deve recuperare la sua identità, la sua aggressività e la sua solidità, facendo il passo in avanti sul piano mentale nel momento di difficoltà di una gara, come può essere quello di uno svantaggio o di un’espulsione. Giovedì al Maradona sembrava che vi fosse un’altra squadra rispetto a quella che aveva annullato lo 0-2 a Leicester.

Avverte Spalletti: «Ci può volere poco a passare dal dominio totale alla sottomissione». È una questione di equilibri.

Firenze potrà chiarire se quello in Europa League è stato un incidente di percorso o se il blocco degli ingranaggi che sembravano perfetti è la spia di problemi che non sono stati risolti con il cambio di allenatore: certe improvvise frenate hanno condizionato il cammino degli azzurri negli ultimi anni. Un fatto è certo. Dalla formazione base, più che dal modulo (variabile a seconda dei movimenti di Zielinski), si può derogare fino a un certo punto, anche adesso che la rosa è quasi al completo con il rientro di Ghoulam. E infatti Spalletti propone poche alternanze, ad esempio quella sulla fascia destra tra Politano e Lozano, che resta un capitale del club. Dopo la sosta si capirà chi è il portiere titolare. Lo è stato Meret fino all’infortunio di fine agosto, ora si ha la sensazione che l’aggiornamento possa essere settimanale e il friulano dovrà quindi prepararsi sul piano mentale a reggere il confronto con il più esperto compagno Ospina.

Non vede l’ora di affrontare questa sfida e vincerla Insigne. La partita con i russi l’ha vissuta, a partire dal 41’, come capitano non giocatore, seduto in panchina dopo il cambio conservativo di Spalletti, che ha tirato fuori l’attaccante per inserire Malcuit. Lorenzo trasmetta serenità ai compagni in campo, a maggior ragione adesso che ha la certezza - ma non poteva essere altrimenti - che De Laurentiis vuole trattare il rinnovo del suo contratto. Il viola è colore portafortuna per Insigne, che contro la Fiorentina ha segnato sei gol nelle ultime sei partite, l’ultimo il 16 maggio scorso, quando sembrava che la rimonta Champions fosse stata completata. Poi arrivò il Verona, con una squadra fuori di testa e un allenatore irriconoscibile. Gattuso era l’uomo a cui Commisso aveva pensato per il rilancio della Fiorentina perché parla il suo stesso dialetto, ma il percorso si è interrotto subito per le ingerenze del procuratore Mendes.

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