Comuni sciolti per camorra o liti politiche: addio al Pnrr

Dopo Castellammare, Torre Annunziata e San Giuseppe ora sciolto Pomigliano

di ​Adolfo Scotto di Luzio
Domenica 19 Febbraio 2023, 00:00 - Ultimo agg. 07:00
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Nel 2022, nell’arco di poco più di tre mesi, tra il 24 di febbraio e il 9 di giugno, sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose tre comuni, nell’ordine, Castellammare di Stabia, Torre Annunziata e San Giuseppe Vesuviano. In totale quasi 140 mila cittadini dell’area metropolitana di Napoli, che ne conta poco meno di 3 milioni. Quasi il cinque per cento della popolazione totale vive in aree ad esercizio sospeso o limitato dei diritti politici. 

Per Torre Annunziata è la seconda volta in trent’anni, per San Giuseppe Vesuviano, addirittura, la terza. Più risalente nel tempo, lo scioglimento del Comune di Marano, per il quale nell’ottobre dello scorso anno è arrivato il rigetto del ricorso presentato davanti al Tar e dunque la conferma del provvedimento. Se aggiungiamo anche questo al computo, il numero assoluto sale a quasi 200 mila e la percentuale a sei e mezzo. La sostanza non cambia, i lineamenti del quadro si fanno più netti.

Ora è di qualche giorno la notizia delle dimissioni in massa dei consiglieri comunali di Pomigliano d’Arco, 13 su 24, che hanno determinato lo scioglimento del consiglio e la nomina, arrivata ieri, del commissario prefettizio. La vicenda non ha niente a che fare con infiltrazioni camorristiche o cose del genere.

Per quanto riguarda Pomigliano, si tratta, al contrario, di una vicenda tutta politica, legata per un verso a un colpo di coda della scissione 5 stelle tra Di Maio e Conte e, per un altro, a movimenti intestini al Partito democratico, da tempo privo di un gruppo dirigente dotato di una qualche credibilità ed efficacia.

Sono due vicende, dunque, completamente diverse, ma che tuttavia trovano un punto di incontro sulle basi di quello che potremmo definire lo spossessamento di un pezzo consistente della provincia di Napoli delle condizioni minime di agibilità politica. E con esso, il collasso delle strutture della rappresentanza politica.

In un commento a caldo, riportato da questo giornale, il sindaco di Pomigliano si rammarica del fatto che la crisi significa la perdita per la città di ben 50 milioni di finanziamenti Pnrr. Certo, che altro avrebbe potuto dire il sindaco che fosse immediatamente comprensibile, ma il punto tutto riguarda fuorché i soldi.

Per quanto la politica sia oggi totalmente screditata e lo scollamento tra cittadini e istituzioni rappresentative ormai ben oltre il livello di guardia, il fatto che un pezzo significativo di un’ area metropolitana importante come la cintura urbana di Napoli venga governata per mezzo di un commissario prefettizio dà tutta la misura di una vera e propria crisi della democrazia nel Sud d’Italia, disperatamente in attesa di qualcuno che la sappia interpretare, fornendo al tempo stesso una risposta politica che sia all’altezza del problema.

Non è certo Napoli o il Mezzogiorno d’Italia l’epicentro di questa crisi, ma al Sud il nesso tra penetrazione mafiosa e spoliticizzazione della sfera pubblica rappresenta una miscela mortale.

In una società come la nostra, priva ormai di significativi agganci sociali, di possenti forze organizzate in grado di cementare interessi e passioni, di mobilitare masse significative di cittadini, il progressivo dileguarsi fino alla scomparsa di qualsiasi condizione di partecipazione civile crea uno spazio vuoto attorno alle istituzioni in cui gli interessi di tipo predatorio possono circolare praticamente senza ostacoli.

La grande sconfitta del Mezzogiorno d’Italia sta tutta qui. Nell’incapacità della politica democratica e delle istituzioni rappresentative di interrompere la riproduzione malavitosa delle strutture del potere locale. Di fronte alla penetrazione mafiosa delle strutture della vita collettiva non solo la politica non è bastata, ma la sua perdurante incapacità di tirarsi fuori dal baratro di nullità in cui è sprofondata da tempo rende ulteriormente precaria la tenuta di quel poco di vita democratica organizzata che ancora sopravvive. 

Per questo i casi di Pomigliano d’Arco e dei comuni sciolti per mafia sono i due lati di uno stesso problema. Da una parte una politica impregnata di umori malavitosi, dall’altra una politica così inconsistente da non riuscire nemmeno a leggere la portata effettiva delle grandi questioni che ha di fronte. In mezzo le comunità civiche che pretende di governare. Nessun Pnrr farà il lavoro al posto suo. 

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