Video choc al Cardarelli, i familiari del paziente: «Ci hanno detto che era morto nel letto»

Video choc al Cardarelli, i familiari del paziente: «Ci hanno detto che era morto nel letto»
Venerdì 13 Novembre 2020, 00:00 - Ultimo agg. 15:43
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«Il video ci ha ferito come un colpo al cuore ma senza quelle immagini, non avremmo saputo la verità». Lo dicono stringendosi l’uno all’altra, Maurizio Salvato e Patrizia, il genero e la figlia di Giuseppe Cantalupo, l’84enne napoletano morto all’ospedale Cardarelli e ripreso in un filmato mentre giaceva esanime sul pavimento della toilette nel pronto soccorso. La possibilità che l’anziano, ammalato di Covid, potesse essere stato trascurato è quasi una certezza per i coniugi che, ieri mattina, hanno depositato una denuncia «per malasanità». «Abbiamo saputo che il paziente che ha girato il filmato col proprio cellulare, aveva aiutato mio padre ad andare al bagno - racconta Patrizia - quando si è reso conto che era a terra e nessuno correva per rianimarlo e assisterlo, ha deciso di riprendere lo scempio».

Giuseppe che era in pensione dopo una vita da marittimo con la passione per il pugilato, aveva cominciato a sentirsi male qualche giorno fa. «Le sue condizioni non erano critiche e non presentava sintomi, ad eccezione della saturazione che progressivamente peggiorava» spiega Maurizio che, come gli aveva indicato il medico di famiglia, era andato alla ricerca di bombole di ossigeno, tornando a casa a mani vuote. «Giuseppe, ex fumatore, soffriva di bronchite cronica e la necessità di assisterlo a livello respiratorio, ci ha spinto a chiamare l’ambulanza» spiega il 62enne, riferendosi a martedì sera, 10 novembre 2020, quando «l’equipe del 118 ha seguito scrupolosamente» l’anziano, somministrandogli per tre ore l’ossigenoterapia in casa. «Nonostante il grande impegno dei sanitari, mio padre desaturava e anche se lui era contrario, abbiamo deciso che sarebbe stato meglio il ricovero in ospedale» aggiunge Patrizia che oggi si trova «pentita di quella scelta, perché troppi pazienti sono abbandonati e finché si può è meglio assistere i propri cari a casa». 

 


«La prima telefonata da parte dell’ospedale ci è giunta il giorno dopo, intorno alle 12.45 per comunicarci le condizioni di Giuseppe definite stazionarie» racconta Patrizia che ricorda come «la dottoressa avesse riferito che la notte era trascorsa bene e che gli era stata somministrata l’ossigenoterapia ed eseguita una tac polmonare». «Durante la telefonata, la dottoressa era stata molto gentile, rassicurandoci che avrebbe salutato Giuseppe da parte nostra – spiegano i coniugi - ma poche ore dopo, alle 15 ci hanno comunicato la morte». Ed è proprio la seconda telefonata, ad essere uno dei punti cardine della denuncia depositata al Commissariato di Polizia Arenella. «Ci ha telefonato un sanitario, spiegandoci che mio padre era morto nel suo lettino e che, purtroppo, questo virus può comportare improvvisi aggravamenti» racconta la figlia 63enne a cui, dopo la comunicazione del decesso è stata «fornita una mail da inviare al reparto di medicina legale, per sapere cosa fare e come recuperare la salma». «Non solo non ci è stata data nessuna spiegazione, fornendoci una mail senza poter parlare con un medico - tuonano Patrizia e Maurizio - ma soprattutto ci è stata detta una bugia». 

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«L’ospedale, non ci ha comunicato che mio padre era morto nel bagno, a terra e solo, ma hanno precisato che era deceduto nel suo letto» racconta Patrizia arrabbiata perché «quello che ferisce di più non è solo la perdita di un caro ma il trattamento disumano riservato ai familiari». Dopo la notizia del decesso, i primi dubbi sulla morte di Giuseppe sono stati innescati dalle telefonate della polizia. «Ci hanno chiamato chiedendo se volevamo sporgere denuncia, comunicandoci che, forse, sarebbe stata sequestrata la salma, ma non riuscivamo a capire il perché» racconta Maurizio che, nella confusione, aveva chiamato anche il suo medico di base per farsi consigliare sul da farsi. «Alcune ore dopo, la polizia ci ha chiesto se avevamo visto un filmato dove c’erano le immagini di Giuseppe morto nel bagno ed è stato allora che abbiamo recuperato il video e scoperto la verità» raccontano i coniugi che chiedono «giustizia e trasparenza» su ciò che è accaduto all’anziano.
 

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