Elezioni regionali in Campania, frenata sull’asse per Costa e De Luca rafforza la candidatura

Elezioni regionali in Campania, frenata sull’asse per Costa e De Luca rafforza la candidatura
di Adolfo Pappalardo
Lunedì 27 Gennaio 2020, 23:00 - Ultimo agg. 28 Gennaio, 17:38
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Chi ha incrociato ieri De Luca, in pubblico o in privato, per descriverlo usa gli stessi aggettivi. Tutti sulla stessa variabile: «allegro», «tranquillo» e anche «su di giri». Naturale l’entusiasmo: tra il successo del Pd in Emilia con il collega uscente Bonaccini e, soprattutto, il tonfo totale dei grillini. Che ora, di conseguenza, passano dall’essere essenziali contro il centrodestra in Campania a variabili accessorie. Senza contare la Calabria, che l’ex sindaco di Salerno non nomina mai, dove Pippo Callipo, il nome civico preso al posto del governatore uscente democrat per attirare anche i grillini, è stato sconfitto pesantemente dal centrodestra. Così, risultati del voto alla mano, cade o comunque si allontana l’ipotesi di farlo fuori per la corsa di Santa Lucia con un nome apprezzabile anche dall’M5s. Ovvero quel ministro Sergio Costa che in molti davano come nome di sintesi Pd-M5s. Insomma domenica notte a brindare per la vittoria in Emilia non c’erano solo i vertici democrat ma anche Vincenzo De Luca. Giustamente.

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LO SCENARIO
Non a caso il primo commento sul voto di domenica che arriva dalla Campania è di Leo Annunziata, segretario regionale democrat a trazione deluchiana: «È evidente che alla luce di questo risultato la ricandidatura del presidente De Luca a governatore della Campania, garanzia di buon governo per la Regione, ne esca ulteriormente rafforzata. Noi intanto saremo aperti al dialogo con tutte le forze che non si riconoscono nel fronte sovranista». Un avvertimento a chi accarezza ancora un cambio del cavallo già in corsa. Mentre ai piani alti di palazzo Santa Lucia è già partita la manovra di accerchiamento ai grillini delusi. «C’è una crisi grave del M5S e credo che dobbiamo dialogare con l’elettorato cinquestelle», avanza il governatore ieri mattina quando i risultati in Emilia sono ormai attestati. Attenzione però perché De Luca vuole parlare ai militanti delusi e non ai vertici grillini. E lo dice subito dopo: «Lasciamo perdere i gruppi dirigenti e i partiti. I cinque stelle hanno espresso in questi anni una spinta verso l’innovazione, la modernizzazione anche verso temi ambientalisti veri. Poi c’è stato nel corso degli anni un prevalere di aggressività, ideologismo, si è fatto fatica capire che un conto è parlare un altro è governare», analizza sempre De Luca. Non è la prima volta che si rivolge ai delusi dell’M5s ma stavolta è chiaro come bisogna intercettare quell’elettorato altrimenti diretto altrove. 

L’ANALISI
D’altronde dal voto in Emilia-Romagna emerge un dato chiaro: l’elettorato grillino si è polarizzato e la maggior parte di loro ha preferito schierarsi con Bonaccini piuttosto che con la leghista Borgonzoni. Risultato? A essere determinanti per la vittoria del governatore uscente, secondo i dati analizzati dall’Istituto Cattaneo, è stato il voto disgiunto degli elettori pentastellati. La terza forza, quella dell’M5s, è stata la chiave per la sconfitta del centrodestra. Ed è in quest’ottica che da ieri ha iniziato a lavorare il governatore. Niente melina o occhi dolci con i vertici grillini ma puntare a quell’elettorato che si sente orfano nonostante il reddito di cittadinanza voluto dal ministro Di Maio. Anche perché, è il ragionamento di De Luca, è inutile tentare di dialogare con la Ciarambino o con il gruppo campano: si rischia di perdere solo del tempo prezioso. Meglio puntare al voto disgiunto. Senza contare la Calabria dove il nome di sintesi è stato un flop mentre con un’investitura per tempo dell’uscente democrat Oliverio forse la partita non sarebbe stata persa sin dall’inizio. Ragionamenti che fanno a Santa Lucia ma da ieri anche al Nazareno dove però si attende, prima di decidere, il voto delle Suppletive di fine febbraio. E anche qui il voto grillino sarà necessario. Non a caso è de Magistris, ansioso di sbarrare la strada a De Luca, a metterlo in mezzo: «La crisi di identità dell’M5s fa riflettere anche sulla presenza o meno delle condizioni per presentarsi in modo forte alle prossime regionali.

Ma se il Pd ha il coraggio di aprirsi a un ragionamento simile a quello fatto per Ruotolo si può avviare una fase, un metodo interessante. Se questo metodo sarà vincente - analizza il sindaco di Napoli - potrebbe rapidamente essere riproposto per altre scadenze elettorali imminenti». Senza contare Zingaretti che continua a chiedere di aprire all’esterno. Che siano grillini o forze civiche: «Abbiamo davanti il voto in altre 6 regioni. Questi sono appuntamenti molto importanti, non vogliamo nascondere una difficoltà di radicamento nei piccoli Comuni e per questo faremo presto un’iniziativa con gli amministratori di questi piccoli Comuni. Dobbiamo puntare ad alleanze le più larghe possibili, rivolgendoci alle forze di maggioranza, ma anche alle forze civiche», avverte ieri dal Nazareno. 

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