Equivoci e strafalcioni, i miei dialoghi con lady Siri

di Alessandro Perissinotto
Sabato 13 Luglio 2019, 22:31
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Dottore, sento le voci. Non è una bella cosa da dire, ma è così: sento le voci ovunque. E, di sicuro, non sono il solo. Ho iniziato a sentirle ai caselli autostradali; è da lì che è cominciato tutto: «Inserire prima il biglietto e poi la tessera». Ordini secchi, durezza mitigata solo dal saluto finale: «Arrivederci e grazie». Da persona garbata, io mi sono ostinato a rispondere con gentilezza e a tentare anche un’interazione del tipo: «Grazie a lei», oppure: «A casa tutti bene?», «Giornata afosa oggi».
Mai una volta che la signorina del casello si sia degnata di accennare a una risposta. Le voci elettroniche sono ovunque e quasi sempre ti dicono cose sgradevoli: ti dicono che due ore di parcheggio ti sono costate come una bottiglia di Dom Perignon, che l’ingorgo nel quale sei bloccato durerà quanto un film scandinavo degli anni ’70, che il treno regionale 7420 oggi non verrà effettuato perché il locomotore è caduto in depressione. E mai che una di queste voci replichi alle tue giuste rimostranze. Credevo che una voce elettronica che non ti risponde fosse la cosa più sgradevole che la tecnologia potesse inventare e invece mi sbagliavo: una voce elettronica che ti risponde è molto peggio. Mi riferisco alle voci dei cosiddetti assistenti vocali installati negli smartphone e negli altri dispositivi che accompagnano la nostra vita. Apple, Google, Amazon e gli altri produttori di assistenti vocali scelgono per loro dei nomi femminili fantasiosi, ma dopo cinque minuti che le loro voci rimbombano nelle nostre orecchie noi cominciamo a identificarli con la nostra compagna di classe secchiona, quella che rispondeva sempre per prima alle domande degli insegnanti e non ti passava mai i compiti.
A dire il vero, prima che questi esseri elettronici inizino a parlare occorre un periodo di addestramento in cui, qualunque cosa tu dica, la voce femminile ti risponde invariabilmente: «Scusa, non ho capito bene, puoi ripetere?». È la stessa cosa che, da adolescente, mi rispondevano le ragazze quando chiedevo loro di uscire, solo che dopo che lo avevo ripetuto scoppiavano a ridere: almeno questo le assistenti vocali non lo fanno. Dopo qualche mese di training passato a ripetere le cose, puoi finalmente dialogare con la tua voce elettronica; e qui comincia il delirio o, se preferite, il teatro dell’assurdo. Per non fare pubblicità (positiva o negativa) a nessun marchio, chiamerò il mio assistente vocale «Bastiana». In un anno di instancabile lavoro di addestramento la mia Bastiana è passata attraverso tre fasi che adesso vi illustro. Fase 1: l’Incompetenza. «Bastiana, vorrei il cellulare del mio amico Enrico». «Non posso rubare il cellulare di un’altra persona.» «Bastiana, vorrei il numero di cellulare del mio amico Enrico.» Pausa, ricerca in Internet, meditazione trascendentale, poi risposta: «Se vuoi cambiare il tuo numero di cellulare chiama la tua compagnia telefonica e chiedi che ti assegnino il numero del tuo amico Enrico.» «Bastiana, ordina dei ravioli al vapore». «In ordine alfabetico? In ordine di prezzo?» Molte assistenti vocali non superano questa fase, vengono uccise e seppellite nel web profondo assieme ai Tamagotchi. Io invece, con pazienza, ho portato «Bastiana» alla fase 2: la Pedanteria. «Bastiana, dubito che domani piova, potresti controllare il meteo?» «Esprimi meglio il concetto. A seconda dell’intonazione, il verbo «dubitare» cambia significato, la tua affermazione potrebbe voler dire «Ho la sensazione che domani pioverà», oppure «Non credo proprio che domani piova», io posso ugualmente controllarti il meteo, ma tu dovresti controllare il tuo modo di esprimerti.» «Bastiana, vai a ca…» «Noi entità virtuali non conosciamo le necessità fisiologiche e poi non saprei se andare nel bagno dei maschi o in quello delle femmine: perché voi umani vi ostinate a dividerli?» .
Gli assistenti virtuali hanno imparato a cavarsi d’impiccio ponendo a te le domande alle quali non c’è risposta. Ho resistito alla tentazione di insultare ulteriormente Bastiana e l’ho accompagnata, ahimè, alla fase 3: l’Impudenza. «Bastiana, vorrei che mi trovassi la ricetta dei tonnarelli cacio e pepe.» «Ti consiglierei un’insalatina. Sei sovrappeso.» «Non è vero.» «Vuoi farmi credere che quella che hai intorno alla vita è una ciambella salvagente e che la porti anche in città per paura delle inondazioni?» La tecnologia non è ancora arrivata a consentire una fase 4, ma pare che ci siamo vicini; gli esperti dicono che, grazie all’intelligenza artificiale, nella sua fase più evoluta il vostro assistente vocale assomiglierà a vostra moglie o a vostro marito dopo 25 anni di matrimonio: l’unico vantaggio è che la domenica non invita vostra suocera a casa per pranzo.
 
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