Napoli, a Forcella tanti turisti ma il degrado resiste: «Rivoluzione a metà»

A 20 anni dal delitto di Annalisa Durante meno rapine e più rispetto per i visitatori

Forcella, tanti turisti ma il degrado resiste
Forcella, tanti turisti ma il degrado resiste
di Gennaro Di Biase
Sabato 13 Gennaio 2024, 00:00 - Ultimo agg. 19:19
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Tilak è srilankese e ha 60 anni. Alle sue spalle, in via Vicaria Vecchia, c’è il Vesuvio che erutta in uno dei tanti altarini azzurri che commemorano il trionfo del Napoli. L’uomo, incuriosito come un ragazzino, sta osservando il via vai di agenti e persone eleganti nella biblioteca Durante, per il convegno di Polis e Regione “Diritti e bisogni delle vittime di reato” cui ha preso parte ieri il ministro Piantedosi. Intanto, passa un ragazzino che però ha lo sguardo vuoto: «Ce spaccasse ’a capa contro ’a nu vetro», urla al telefono, senza curarsi del mondo intorno a sé.

All’alba del 2024, questa scena contraddittoria è lo specchio di Forcella. Il quartiere oggi vive due vite opposte: una è fatta di sorrisi autentici, incroci di nazionalità, associazioni del terzo settore e nuovi negozi aperti per turisti. L’altra vita, invece, è nascosta dietro i tralicci eterni che sostengono palazzi eternamente cadenti, nelle piazze di spaccio e nel racket. Esistenze contrarie che si combinano nello stesso tempo e nello stesso spazio. Forcella, tutt’ora gestita dal clan Mazzarella (con la fusione dinastica successiva al matrimonio tra Michele e Marianna Giuliano alla fine degli anni ’90) parla ancora la lingua della rabbia e della camorra, ma conosce anche la lingua della speranza. A diffonderla tra i vicoli è stata la morte di Annalisa Durante, un vero e proprio «spartiacque» per il quartiere. L’indignazione collettiva successiva alla tragedia della 14enne uccisa il 27 marzo del 2004 da una pallottola vagante dei clan, a 20 di distanza, ha effettivamente migliorato le cose. Ma non le ha rivoluzionate. Forcella è indecisa.

Forcella è il cuore tutto azzurro della città: le strade sono ancora color Napoli per la festa scudetto, ma contrariamente alla Sanità o al pellegrinaggio verso il murale di Maradona ai Quartieri Spagnoli, qui l’indotto turistico è meno intenso. Qui le icone del Napoli campione d’Italia sono disegnate a uso e consumo dei napoletani. «Forcella è un quartiere in bilico tra passato e presente», ha ammesso il sindaco Gaetano Manfredi nel suo intervento di ieri al convegno. Ed è così. «Un ragazzo su due tra quelli che seguiamo ha problemi di affiliazione familiare», spiegano dalle associazioni che operano tra vico delle Zite e la Vicaria Vecchia. Annalisa fu centrata alla testa proprio qui, nel corso di un agguato in cui due sicari dei Mazzarella provarono a uccidere il 19enne Salvatore “il rosso” Giuliano, nipote del boss Luigi, che si fece scudo dietro Annalisa.

Una violenza di fuoco ripresa in pieno dieci anni dopo, con la “paranza” dei baby-boss di Forcella guidata da Emanuele Sibillo, ucciso nell’estate del 2015 in vico Oronzo Costa. A oggi, la camorra continua a spaziare tra i vicoli alle spalle di via Duomo, anche se l’intensità delle rivalità tra i clan è più bassa che in altri periodi: le rapine ai danni dei passanti o dei turisti non giovano al business criminale. Non a caso, oltre che nello spaccio, gli affari illeciti si rinnovano nelle attività produttive del boom turistico, nel business dei ponteggi e nel racket. Il pressing della Napoli oscura è più mite, ma tutt’altro che sparito.

 

È anche migliorata Forcella, almeno nella parte alta, quella al confine con via Duomo. Il boom di turisti ai Decumani ha portato nuove speranze e nuovo lavoro per i residenti del quartiere. La diminuzione delle rapine, almeno in queste zone, si deve - come ai Quartieri Spagnoli - anche all’introduzione della vocazione all’accoglienza. In questi vicoli dove Osi e Kvara, scolpiti nei murales della scorsa primavera, resteranno per sempre amici a celebrare il terzo scudetto, operano tante associazioni del terzo settore. Madonne e calcio, integrazione e abbandono, ombre e speranze, si contendono ogni muro. Se nella parte alta di via Vicaria Vecchia, nei pressi della frequentatissima biblioteca che porta il nome di Annalisa, il degrado sta cedendo il passo al decoro e ai nuovi bistrot, basta inoltrarsi nei vicoli di un centinaio di metri per ritrovare la povertà e l’incuria degli arredi urbani. Le iscrizioni delle confraternite storiche cadono a pezzi. In questi bassi abitano meno napoletani che extracomunitari (in particolare, i nuovi residenti sono africani o cingalesi). Non a caso, poco più di due anni fa, i nuovi Giuliano (Cristiano e Salvatore, il killer di Annalisa, scarcerato per buona condotta dopo 16 anni) finirono in manette per il “pizzo” sugli inquilini immigrati. 
L’escalation di b&b, insomma, non ha invaso Forcella, né nel bene né nel male: i flussi turistici non sono gli stessi del Borgo Vergini o vico Speranzella. Vico dei Tarallari è invaso dai ponteggi da quasi mezzo secolo. Storici anche i tralicci della stessa via Vicaria Vecchia, a pochi passi dal luogo in cui trovò la morte la giovane Annalisa. 

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Nuove prospettive e illegalità persistente. Locali appena aperti e locali abbandonati. Associazioni del terzo settore attive, sul territorio, ma in difficoltà economiche. Un esempio su tutti, quello della Casa di Vetro, a rischio chiusura perché «sono finiti i fondi». La foto di Forcella, nel presente, inquadra un quartiere indeciso, a metà strada e in trasformazione, il cui destino non è ancora scivolato verso l’alto o verso il basso. «Forcella si sta rinnovando grazie al padre di Annalisa, Giannino, che ha perso la figlia e anziché tirare i remi in barca ha ritenuto opportuno fare una proposta autentica - spiega don Tonino Palmese, presidente di Polis, responsabile di Libera in Campania e nuovo garante dei diritti dei detenuti a Napoli - La proposta della cultura e dell’accoglienza, soprattutto dei ragazzi. Mamme e bambini vengono assieme qui a leggere i libri, e tornano a casa più emancipati». «Assieme con l’assessore De Iesu - ha proseguito Manfredi durante il convegno - stiamo lavorando per la messa a frutto dei beni confiscati in città, anche a Forcella. Purtroppo le resistenze ci sono. Ma possiamo affrontarle». «Nei prossimi giorni avremo una riunione a Roma con il ministro e i sindaci delle grandi città metropolitane per valutare nuove iniziative sui temi della sicurezza - ha aggiunto il sindaco a margine - Per Napoli ci sono alcune aree sensibili, come Porta Capuana a piazza Garibaldi. C’è una eccessiva circolazione di armi in città ed è necessaria una stretta ulteriore, perché questa è un’emergenza». Qualcosa è cambiato, ma tanto resta ancora da fare per diminuire le zone d’ombra del quartiere. Perché non c’è Napoli senza Forcella.

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