Giardinieri fantasma, identificata la talpa: nel mirino un funzionario del Municipio

Giardinieri fantasma, identificata la talpa: nel mirino un funzionario del Municipio
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 12 Febbraio 2018, 22:21
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Hanno le idee chiare, conoscono con una buona dose di convinzione il nome e il profilo professionale dell’uomo che ha svelato la storia delle indagini. Una «talpa», uno che appena ha capito che la vicenda era entrata nel campo penale, ha ritenuto opportuno avvisare i suoi più stretti collaboratori, specie quelli che gli fanno da chauffeur, mettendoli sul chi va là: «Occhio, che la magistratura vi sta addosso», avrebbe raccontato al suo braccio destro, consigliandogli maggiore cautela durante le ore di lavoro. 
Eccolo il retroscena dell’inchiesta sul presunto caso di assenteismo a Gianturco, sulla storia della pattuglia di giardinieri finita sotto il cono d’ombra della magistratura. Inchiesta per truffa e sostituzione di persona, c’è anche un filone investigativo che riguarda una possibile violazione di atti coperti da segreto istruttorio. 
Una vicenda raccontata in gran parte grazie al lavoro di appostamento della polizia giudiziaria, che ha anche avuto la possibilità di raccogliere immagini e filmati della giornata lavorativa del gruppo di giardinieri. Dodici nomi nel mirino, ora la parola passa al pool che si occupa di reati contro la pubblica amministrazione, sotto il coordinamento dell’aggiunto Alfonso D’Avino. Si lavora a ritroso, a partire proprio dal momento in cui è apparso chiaro a tutti che la Procura di Napoli stava indagando sullo strano caso dei giardinieri fantasma in una delle zone più degradate della città. 

Obiettivo ora è chiudere il cerchio sul funzionario che ha svelato il retroscena delle indagini. Rischia una denuncia per violazione di atti coperti da segreto istruttorio, per aver raccontato a qualcuno dei suoi più stretti collaboratori l’esistenza di un’attenzione da parte della magistratura. Una soffiata in piena regola, inevitabili le conseguenze. 
Stando a quanto emerso da filmati e attività di appostamento, i presunti furbetti del cartellino si sono irrigiditi, hanno cercato di ricomporsi e di serrare le fila al proprio interno. 

Giovedì scorso il blitz degli uomini della sezione di polizia giudiziaria, che hanno chiesto tutti i documenti interni al municipio in merito alle mansioni di tutela del verde cittadino, ai turni di lavoro, alle presenze settimanali e ad eventuali deroghe a svolgere prestazioni usuranti, come la cura del verde pubblico. Da tempo, la quarta municipalità era sotto i riflettori della Procura di Napoli, proprio per le denunce arrivate in questi mesi sulle condizioni di degrado di alberi e giardinetti in un pezzo di periferia orientale. In poche settimane di indagine, lo scenario è apparso chiaro agli inquirenti. Grazie a telecamere nascoste, anche in questa storia ha assunto un ruolo di primo piano il professionista del badge marcatempo, una sorta di leader della strisciata facile. In alcuni casi, è stata infatti immortalata la sagoma di un uomo che estrae dalla tasca un mazzetto di badge, usati per smarcare i propri colleghi in quel momento lontani dagli uffici. Un sistema elementare, messo in campo grazie al senso di impunità di chi lavora nei ranghi della pubblica amministrazione. Decisivo il lavoro della sezione di polizia giudiziaria della polizia municipale di Napoli, che ha raccolto riscontri sul gruppo di presunti assenteisti. Qualcuno è stato immortalato all’esterno di un centro commerciale alle porte di Napoli, qualcun altro invece è stato visto svolgere altre attività, mentre la loro presenza era attestata dai marcatori segnatempo all’interno del Municipio. Possibile a questo punto che la Procura decida di convocare i singoli dipendenti per ascoltare la loro versione dei fatti. In organico, ci sono dipendenti che hanno degli esoneri parziali dal lavoro in strada, per loro sarà più facile giustificare criticità eventualmente riscontrate fino a questo momento. Per qualcun altro invece sarà più difficile rispondere ad eventuali contestazioni mosse grazie a filmati e a fotografie scattate dopo un lavoro di appostamento.

Tra le immagini finite agli atti, anche quella di un uomo che si avvicina alla macchinetta segnatempo, in una delle ultime scene registrate dalla pg: si muove con fare sospetto, sembra meno deciso e risoluto di sempre, estrae il mazzetto di badge e si guarda intorno. Probabilmente intuisce l’esistenza di indagini, anche se non ne ha la certezza. Alza lo sguardo, come se cercasse con lo sguardo qualche congegno elettronico, tipo telecamere. Poi, vinta l’esitazione iniziale, passa a fare il lavoro sporco, immancabilmente ripreso dalle telecamere nascoste piazzate nel Municipio dalla Procura di Napoli. Resta lì al centro della scena, mentre qualcuno si affretta ad avvisare i presunti complici dopo aver avuto la certezza che il caso era finito sul tavolo dei pm.
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