Governabilità, l’obiettivo prioritario della riforma

di Tommaso Frosini
Mercoledì 1 Novembre 2023, 00:00 - Ultimo agg. 07:00
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Dopo tanto parlare, ecco, finalmente, un testo di riforma del sistema di governo, su cui si può iniziare a ragionare. Sia pure si tratta ancora di una bozza, che è stata condivisa dalla maggioranza politica ma è in attesa del varo definitivo, che avverrà venerdì in consiglio dei ministri. 

Da lì uscirà, per iniziare il suo iter parlamentare, il disegno di legge costituzionale governativo, che prevede la nuova forma di governo del premierato elettivo. Una riforma costituzionale con la quale si introduce l’elezione diretta del presidente del Consiglio, che avevo già rappresentato su questo giornale in un editoriale del 9 marzo, quando si parlava ancora di presidenzialismo e di semipresidenzialismo. 

Il progetto governativo interessa quattro articoli della Costituzione. Quindi, non uno stravolgimento costituzionale, piuttosto un intervento puntuale su quelle norme che riguardano il capo del governo e la sua maggioranza parlamentare. La disposizione di rilevo è quella che modifica l’art. 94 per prevedere che «il Presidente del Consiglio è eletto a suffragio universale e diretto per la durata di cinque anni». Con l’obiettivo, pertanto, di cercare di garantire la governabilità, attraverso un governo, e il suo vertice, dalla durata certa e stabile, scelto e votato dai cittadini, di fronte ai quali è responsabile per l’intero mandato quinquennale. Si tratta di un tentativo, l’ennesimo dopo tanti anni di propositi di riforma falliti, di provare a dare all’Italia quello che si è sempre desiderato e mai riuscito a ottenere: la governabilità. Cioè, un sistema istituzionale in cui il governo faccia quello che deve fare, governare per attuare il programma di indirizzo politico. Un sistema istituzionale, poi, in cui il popolo può davvero esercitare la sovranità di cui è titolare, attraverso il voto sia per la rappresentanza di governo che quella parlamentare. È questo un aspetto importante, troppo spesso trascurato: la costituzione, all’articolo 1, afferma che la sovranità appartiene al popolo ma poi, nel concreto, il titolare non è davvero messo in condizione di esercitarla.

Con l’elezione diretta, come già avviene per i sindaci e i presidenti di regione, il popolo può essere sovrano nell’esercizio pieno del diritto di voto, quale piena e autentica manifestazione di democrazia.

Il progetto governativo individua in una legge elettorale con il premio di maggioranza, assegnando il 55 per cento dei seggi nelle Camere, la soluzione che favorirebbe il formarsi di una maggioranza garantita alle liste che sostengono il primo ministro eletto. Se così non fosse, il rischio sarebbe di ripetere la sfortunata esperienza israeliana, che aveva l’elezione diretta del primo ministro ma con un sistema elettorale proporzionale, che ne decretò la sua fine per instabilità parlamentare.

Vi è poi, nel progetto, la cosiddetta norma “anti-ribaltone”: nel caso di cessazione dalla carica del primo ministro, il Presidente della Repubblica può conferire l’incarico a un parlamentare appartenente alla stessa maggioranza che ha sostenuto il primo ministro eletto seppure “cessato”. Qui si può evidenziare una certa incoerenza con l’elezione diretta. Nel senso che il governo nasce dal voto popolare insieme al parlamento e deve durare lo stesso mandato: «simul stabunt, simul cadent», come si dice con formula latina. Perché il governo deve essere di legislatura e quindi legato e collegato alla durata di essa. Il Parlamento può votare la sfiducia al governo e così facendo torna al voto popolare per essere rieletto insieme al primo ministro. Così come il primo ministro dovrebbe avere la facoltà di proporre lo scioglimento anticipato in caso di crisi.

Un ultimo aspetto previsto dal progetto governativo: l’abolizione dei senatori a vita. Si tratta di un istituto vetusto, come ha chiarito l’ottimo e recente volume di Paolo Armaroli su «I senatori a vita visti da vicino» (La Vela, 2023). Il Senato vitalizio sarà riservato solo agli ex presidenti della Repubblica, che sono coloro che hanno davvero illustrato la patria per altissimi meriti. 

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