La Scala chiede il bis a Mattarella

di Mario Ajello
Martedì 7 Dicembre 2021, 23:30 - Ultimo agg. 8 Dicembre, 07:00
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Viva Verdi! E Viva pure, o soprattutto, Mattarella! 
Ecco come il Capo dello Stato, alla prima della Scala che è l’ultima del suo settennato, viene accolto per il Macbeth. 

La standing ovation. I sei minuti di applausi, uno in più di quelli che due settimane fa gli tributò il pubblico del San Carlo di Napoli per l’Otello con la regia di Martone. E il pubblico che grida, prima che il direttore d’orchestra faccia suonare l’Inno di Mameli: «Bis, bis».

Se il mondo politico è ancora in preda all’indecisione più totale e trasversale su chi dovrà essere eletto al Quirinale, il mondo della Scala - classe dirigente e spettatori di ogni ordine e rango - la sua scelta ideale non la nasconde e la esprime alla maniera di un coro teatrale. No, il «bis, bis» non è un modo per tirare la giacchetta a Mattarella che tante volte ha ripetuto di non volere un supplemento presidenziale, ma è una forma di adesione a ciò che egli ha rappresentato e rappresenta - la correttezza istituzionale, lo stile politico impeccabile, una capacità di leadership senza sbavature e forzature, un’immagine dell’Italia seria che ci fa onore agli occhi di tutti - e la dichiarazione spettacolare di qual è l’identikit del Presidente che serve al nostro Paese. O Mattarella o una figura alla Mattarella. 

Il maestro Chailly, dopo l’ovazione per il Capo dello Stato, gli dice: «Le hanno chiesto il bis, come si fa ai grandi cantanti, ma è rarissimo che questo accada alla Scala». E’ accaduto. Tutti con le spalle al sipario, e rivolti al palco d’onore dove con Mattarella c’è la figlia Laura e insieme a loro la presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati, e il ministro della Cultura, Dario Franceschini. Intanto il sindaco di Milano Sala, mentre la sala non smette di credere o di sognare al ritmo del «bis, bis», fa notare a chi gli è vicino: «Nessuno di noi sa se sarà l’ultima prima del Presidente.

Auspico che le scelte vengano fatte consapevolmente. Non credo che si possa tirare la giacca né a una persona come Mattarella né a una figura come Mario Draghi». 

Ma il pubblico della Scala è caloroso, passionale. Aveva voglia di rivolgere al Capo dello Stato un ringraziamento e un augurio e lo ha fatto, senza troppi diplomatismi, senza retropensieri, trascinato da se stesso in un atto che è sia politico sia sentimentale. Anche se nel foyer si potevano ascoltare conversazioni così, prima che cominciasse lo spettacolo pirotecnico con la regia di Livermore: «Altri due anni di Mattarella sul Colle con Draghi a Palazzo Chigi e poi nel 2024 SuperMario diventa Capo dello Stato».

Una sorta di staffetta differita. Ma chissà. Intanto c’è un’Italia che non ha voglia di troppi strappi e che crede di aver trovato una sua stabilità incarnata da figure rispettate all’Italia e all’estero. E mentre alla Scala il Presidente veniva osannato in sala, fuori dal tempio della musica e dal bel mondo che lo frequenta, a livello pop sui social impazzavano commenti accorati: «Non ce la faccio, l’ultima volta di Mattarella...». Il quale è stato salutato da Chailly con la bacchetta alzata. E lui alla fine ha detto al maestro, che con il Macbeth ha concluso la trilogia verdiana dopo Giovanna d’Arco e Attila: «Ci avete regalato una grande interpretazione». 

E nulla si è rivelato più adatto del Macbeth per quella che è stata molto probabilmente l’ultima partecipazione scaligera di Mattarella da titolare del Quirinale. Perché Macbeth rappresenta proverbialmente l’impazzimento del potere, la follia della politica, la perdizione dell’Io. Un modello opposto a quello sensato, pacato e fattivo incarnato dal Presidente uscente e che gli ha fatto conquistare con naturalezza il coro del «bis bis».

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