Napoli-Ancelotti, la scintilla che non è mai scattata

di Francesco De Luca
Lunedì 9 Dicembre 2019, 23:00
5 Minuti di Lettura
Sarebbe clamoroso se il Napoli e Ancelotti fallissero anche la qualificazione agli ottavi di Champions League, avendo meritato di arrivare agli ultimi 90’ in una buona posizione nel girone (secondo posto, un punto in meno del Liverpool e due in più del Salisburgo) e avendo a disposizione una serie di opzioni. 

Vittoria o pareggio al San Paolo contro il Genk, ultimo a un punto; passaggio alla seconda fase anche in caso di sconfitta se gli austriaci non battono il Liverpool campione d’Europa alla Red Bull Arena. Anche per una squadra e un allenatore frastornati, finiti in un tunnel dal quale sembra molto difficile riemergere, non dovrebbe essere complicato. Perché non si potrebbe credere e accettare che qualcuno stia giocando contro un tecnico, un gruppo, un presidente: significherebbe offendere se stessi.

C’è stato un fatto nuovo alla vigilia: Ancelotti ha intuito che questa potrebbe essere la sua ultima panchina a Napoli. Lo avevano capito in tanti dopo Udine, la situazione è apparsa chiara anche al diretto interessato, che ha fiutato gli umori di una dirigenza, di una squadra, di un ambiente. E potrebbe perfino decidere lui di interrompere il rapporto, visto che rapidamente la sua posizione è passata da «mai pensato di dimettermi in trent’anni» a «ci può stare che la società possa decidere di esonerarmi o che io decida di andare via: se non si verificano determinate condizioni credo sia giusto chiudere da entrambe le parti». Un congedo che sarà ratificato nelle prossime ore, a meno di colpi di scena, ovvero della decisione di De Laurentiis di andare avanti con Carlo intervenendo sul mercato di gennaio, tra cessioni di “ribelli” prossimi allo svincolo e ingaggio di Ibrahimovic. Più attendibile l’ipotesi dell’esonero, d’altra parte «la valigia di un allenatore è sempre pronta» e Carlo ha fatto davvero poco, nelle ultime settimane, per poterla disfare. Come “regalo d’addio” aspetta oggi dalla squadra una “scintilla” per spingere il Napoli senza gioco e senz’anima verso gli ottavi di Champions League e magari anche per dare un po’ di calore alla tifoseria che non riuscirebbe a festeggiare la qualificazione di Champions come il risultato meriterebbe, perché sarebbe la terza volta dopo Mazzarri nel 2011 e Sarri nel 2016. Quelle erano squadre che entusiasmavano i napoletani, questa no. I problemi di identità e di gioco e gli altalenanti risultati sono cominciati undici mesi fa, però nello scorso campionato ai vertici c’erano soltanto Napoli e Juve: questo, invece, è un torneo incerto e ricco di bel calcio, soltanto gli azzurri non sono riusciti ad esprimerlo. E Ancelotti ha ammesso che il passaggio del turno non sarebbe un colpo di spugna su questo mediocre cammino in campionato che ha spinto De Laurentiis verso una drastica e inevitabile decisione, con le voci su Gattuso sempre più insistenti. Già, Rino, uno dei migliori amici di Carlo.

Il Napoli ha avuto un ottimo percorso in Champions, dove sono emersi alcuni fattori di discontinuità, tuttavia nettamente inferiori a quelli del campionato, dove dopo l’ultima giornata la situazione si è fatta complicata. Otto sono rimasti i punti di distacco dalla zona Champions, però fa riflettere che la capolista Inter sia a +17 e il Genoa, terz’ultimo, a -10: in questa situazione, con il puzzle azzurro difficile da ricomporre, c’è da temere anche il peggio, peraltro la squadra è stata agganciata dal Parma (prossimo avversario sabato al San Paolo) e a una lunghezza ci sono Torino e Milan. L’Europa ha finora sorriso a Carlo, che stasera vivrà la partita di Champions numero 166 in panchina, però vi sono stati momenti contraddittori: 4 punti sottratti ai Reds re d’Europa e gran colpo a Salisburgo, però solo due pareggi nelle partite più agevoli, la trasferta a Genk e il match casalingo con gli austriaci, chiuso con quel rovente post partita che sarebbe l’origine dei guai del Napoli. Ma bene ha fatto De Laurentiis a imporre multe dopo la ribellione dei giocatori e peraltro, nelle gare precedenti, c’erano stati risultati deludenti come i pareggi in casa di Torino e Spal e la sconfitta sul campo della Roma. Piuttosto, proprio da Genk, il 2 ottobre, arrivò la conferma della difficoltà di relazioni tra Ancelotti e Insigne, il capitano spedito in tribuna e certamente non perché l’Uefa impone la presenza di soli sette giocatori in panchina. Una evidente crepa. Sarebbero poi spuntati peggiori malesseri in campo e negli spogliatoi, diventati impossibili da gestire per la società e l’allenatore, che continua a ricevere segnali dall’Arsenal: dovesse saltare l’impegno con De Laurentiis, Ancelotti potrebbe spostarsi a Londra e non fare ritorno a Vancouver.

Sicuramente Carlo è stato il primo allenatore al mondo a vivere un’esperienza così devastante come quella di una intera squadra schierata contro il presidente e un presidente che multa un’intera squadra per ammutinamento. Negli ultimi mesi gli azzurri sono stati all’altezza soltanto all’Anfield Stadium, quando volevano dimostrare a se stessi - e a De Laurentiis che li avrebbe incontrati due giorni dopo per la questione multe - di essere in grado di conquistare risultati di prestigio. Il match di Liverpool era stato bene impostato da Ancelotti però, quando la squadra ha dovuto fare la partita (contro Bologna e Udinese) e non fronteggiare gli avversari per ripartire in contropiede, sono riemerse le difficoltà di impostazione, le gravi disattenzioni difensive (ha parzialmente inciso l’indisponibilità di Allan) e addirittura l’incapacità di tirare in porta. Per ovviare a quest’ultimo problema, a causa dell’altalenante rendimento di Milik e della possibile anticipata partenza di Mertens, sono ripresi i contatti con Ibrahimovic, che ha sì 38 anni ma anche tanta forza e tanta voglia di vincere, oltre a una massiccia dose di personalità che manca nello spogliatoio di Castel Volturno. Il vento d’Europa forse non farà il miracolo ma potrebbe restituire un po’ di serenità a giocatori che sembrano aver perso tutto e per questo motivo stanno per cambiare la guida tecnica. Il Genk ha conquistato un punto in 5 partite del girone e ha incassato 16 gol, il suo nuovo allenatore Wolf - alla seconda partita di Champions - chiede solo un finale dignitoso. Le difficoltà dovrebbero essere ridotte al minimo, tuttavia il Napoli è in grado sempre di stupire. Finora, purtroppo, in peggio. Questa serata al San Paolo riuscirà a rappresentare la prima invocata svolta? La seconda arriverà nelle ore successive: sarà la fine di un breve e sofferto ciclo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA