Il realismo di Ringhio ​e l'obiettivo Champions

di Francesco De Luca
Domenica 20 Settembre 2020, 00:00
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La prima domenica del nuovo campionato si apre con la partita del Napoli a Parma e si chiude con quella della Juve contro la Samp a Torino. Fino allo scorso anno, bianconeri e azzurri sarebbero stati ritenuti rivali per lo scudetto ma l’ultima stagione ha scavato un solco profondo in classifica (21 punti).

Ed è difficile che la sola presenza di Osimhen possa colmare questo divario tecnico. Gattuso ha fatto un opportuno richiamo alla realtà quando ha indicato come traguardo per la prossima primavera la qualificazione alla Champions League. Lo scudetto è al momento un obiettivo lontano per il Napoli, che è partito sparato sul mercato col 21enne talento nigeriano e ha poi frenato perché De Laurentiis ha anteposto gli obblighi economici alle ambizioni tecniche. E così, dopo aver trattato per mesi esterni destri (Under, Boga, Cuadrado, Bernardeschi) perché dopo 7 anni è stato sciolto il sodalizio con Callejon, il club ha “scoperto” di avere le soluzioni in casa, cioè Politano e Lozano, pagati circa 60 milioni. Ancora c’è una fase di studio per il rinforzo a centrocampo e l’alternativa a Mario Rui, a meno che la dirigenza non ritenga che anche quest’anno Hysaj possa essere il vice del portoghese oltre che di Di Lorenzo a destra. Ci sono altre due settimane per trattare giocatori e sistemare l’organico, oltre che per chiarire il futuro di Koulibaly (e sbloccare la cessione di Milik).

Alcuni ruoli sono indefiniti, il Napoli appare incompleto, ma quest’anno il problema è emerso praticamente per tutte le squadre. Alcune non hanno finora effettuato operazioni sul mercato e anche i cambi di tecnico sono stati limitati: solo 5 su 20 squadre e uno di questi volti nuovi è Liverani, scelto dal Parma prima che vi fosse il passaggio al gruppo americano Krause. Retrocesso all’ultima giornata, nella scorsa stagione Liverani aveva dato un grosso dispiacere a Gattuso vincendo al San Paolo, prima che gli azzurri recuperassero autostima e compattezza e ottenessero - pre e post lockdown - importanti risultati, fino alla conquista della Coppa Italia.

Il Napoli che si vedrà al Tardini sarà lo stesso dello scorso campionato perché il tecnico è orientato a lasciare in panchina Osimhen, Petagna e Rrahmani. Sorprenderebbe la decisione sul nigeriano, il più atteso e non solo perché è stato l’acquisto più costoso nella storia azzurra, a meno che la sua condizione fisica - in Francia non ha più giocato da marzo - non dia complete garanzie. Sotto l’aspetto tecnico, è chiaro che Victor deve migliorare e in questo va aiutato anche dall’ambiente. Ha detto bene Giordano, il bomber del primo scudetto del Napoli, nell’intervista al Mattino: «Osimhen non è Careca». Darà, ma non tutto e subito: è stato un investimento in prospettiva e dunque le sue risposte saranno graduali. Il modulo sarà il 4-3-3 perché non ha senso forzare se i meccanismi del 4-2-3-1 ancora non sono entrati nella testa degli azzurri. Tra i pali Ospina, di fatto ancora in vantaggio su Meret nel ballottaggio, e davanti a lui Koulibaly, che ricordiamo smarrito a Barcellona nell’ultima partita della scorsa stagione: il suo futuro è incerto ma non subisca distrazioni, sia fedele alla sua professionalità e all’affetto della tifoseria.

Gattuso ha ottenuto risultati importanti affidandosi a una difesa bassa e compatta e al contropiede, tuttavia vuole far crescere il Napoli. È uno sforzo apprezzabile, se non compromette l’equilibrio in campo. Una volta definita attraverso gli ultimi investimenti sul mercato e le scelte dell’allenatore, la squadra potrà puntare a uno dei posti Champions anche se la concorrenza è folta perché questa è l’aspirazione di altri due club rimasti fuori dai giochi, il Milan e la Roma. Assegnato all’Inter il titolo di anti-Juve, bisognerà capire se Simone Inzaghi e Gasperini riusciranno a fare lo scatto con la Lazio e l’Atalanta. La grande attesa è tutta per la Juve di Pirlo, che era stato assunto per guidare la Under 23 in Serie C e invece allenerà i campioni d’Italia perché Sarri è stato messo alla porta dopo aver fallito la qualificazione ai quarti Champions. Nella tesi di laurea al corso di Coverciano, pochi giorni fa, il Maestro Andrea ha sottolineato la libertà di espressione del suo calcio, in antitesi con il rigore sarriano. Ci prepariamo per un’altra stagione complicata, tra stadi vuoti - la concessione dei mille posti non significa assolutamente nulla - e calendari ingolfati (la prima di campionato è cominciata ieri con i due anticipi e si conclude il 30 settembre con i posticipi, tra cui Benevento-Inter), anche se non ci saranno più gli orari assurdi della scorsa estate e tra poco neanche quel caldo insopportabile. Sarebbe bello se proprio dagli allenatori partisse un segnale. Abbiano coraggio e idee e cerchino il gioco perché è questo il modo per far appassionare nuovamente la gente anche se, per ora, a distanza.
 
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