Incubo crolli a Napoli, la mappa degli edifici protetti con le reti

Incubo crolli a Napoli, la mappa degli edifici protetti con le reti
di Gennaro Di Biase
Martedì 11 Giugno 2019, 00:00
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Il verde non è solo il colore delle retine messe intorno agli edifici dopo la spicconatura, ma anche quello della speranza che si comincino finalmente i lavori, e che le ragnatele di protezione prima o poi vengano tolte. Più che di un verde speranza, però, parliamo in molti casi di un grigio utopia. In tutte le zone di Napoli, dal centro alle periferie, dal mare alla collina, e che si tratti di chiese, palazzi privati o beni culturali, le reti verdi restano ferme a pendere per anni sotto i balconi o ai cornicioni, immobili come il tempo che non passa più una volta caduti i calcinacci.

Sono centinaia gli edifici «verdi» in città. Stilarne un elenco completo sarebbe un’impresa impossibile. In compenso, per farsi un’idea della situazione, basta lanciare lo sguardo tra le facciate dei palazzi. Basta passeggiare a San Martino, o in qualsiasi posto del centro, in riva al mare e nei quartieri residenziali o popolari. Napoli rivela a ogni passo, da anni, la sua fragilità. E con gli anni le reti verdi «possono cedere sotto il peso dei massi che raccolgono», dice per esempio Carmine Cervone, commerciante dell’Anticaglia. A due passi da lui, c’è il Teatro di Nerone in frantumi. 

Partiamo da Port’Alba, restaurata solo nella fiction de «L’Amica Geniale». Sono passati pochi giorni dal crollo di un pezzo di storia della letteratura, la saletta rossa dell’ex libreria Guida. I massi che si sono staccati dal balcone al primo piano sono ancora lì, accerchiati dalle transenne. Ma guardando dall’altro lato della via, l’arco al limite piazza Dante è messo anche peggio: una rete verde sbriciolata e pressata dai calcinacci pende sulla testa dei passanti da anni. Le cose non migliorano in piazza Dante: reti ai cornicioni di tutta l’ala destra del Convitto, e stesso discorso per un edificio privato ad angolo con via Roma e per palazzo Ottieri di piazza Mercato. Spicconati anche gli ospedali, come il Pellegrini. Oltre al crollo dell’ex cinema Vesuvio al Lavinaio, al drago di ferro che ha quasi ucciso un turista tedesco minorenne in corso Umberto nei mesi scorsi, oltre alle cattive condizioni del Buvero, alle transenne della Galleria Umberto (e del suo fregio assassino che uccise Salvatore Giordano nel 2014) e ai calcinacci ancora a terra in Galleria Principe di Napoli, una menzione speciale la merita il Teatro di Nerone all’Anticaglia, un altro pezzo di storia in frantumi: «Ci sono due retine - precisa Carmine Cervone, commerciante - La prima è abbastanza in sicurezza. La seconda no: è molto ampia, col tempo è diventata un raccoglitore di pietre e può cedere». Di fianco al teatro, spiccano un orologio impassibile e un cartello: «Questo scempio dura da tre anni. Il tempo è fermo». 

Nei pressi del Cardarelli e sui Colli Aminei diversi palazzi mostrano le facciate “struccate”, senza intonaco e in lunga, lunghissima attesa di restyling. Intanto si tampona con le retine. Come in Sanità, a Salvator Rosa o al Vomero. E come a San Martino: il belvedere storico non se la passa affatto bene: i locali degli ex corallai sono devastati da anni come dopo uno tsunami che non è mai passato. «La cittadinanza è molto preoccupata - spiega il presidente della V Municipalità Paolo De Luca - per le condizioni dei sostegni del muro del piazzale: sono di legno e sono installati lì da troppo tempo. Ho ricevuto delle richieste da parte degli amministratori dei condomini: chiedevano la possibilità di ricevere controlli di sicurezza da parte del Comune sullo stato degli edifici. Ho spiegato loro che la perizia deve essere privata». E uno dei punti cruciali è proprio questo: «Una soluzione alla riduzione delle spese per i privati ci sarebbe - propone nuovamente Francesco Chirico, presidente della II Municipalità - il Comune potrebbe prevedere una riduzione dal 30 al 50% per le occupazioni di suolo dei ponteggi che prevedono installazioni pubblicitarie».

Le griglie verdi di protezione reggono i piedi anche della Napoli meno popolare. Da Monte di Dio a Santa Lucia, da Posillipo al Chiatamone. Proprio qui, a metà gennaio, il cornicione della facciata barocca della Chiesa seicentesca della Concezione ai Mannesi si sbriciolò parzialmente danneggiando due auto parcheggiate sotto l’edificio. Tanta paura, disagi al traffico e tragedia scampata. «Le retine verdi sono ancora lì», confermano dal ristorante Pastamore. «Servirebbe una task force comunale per identificare i punti più pericolosi della città - spiega il presidente della I Municipalità Francesco De Giovanni - Due anni fa l’Anci propose di instaurare una collaborazione ad hoc con Palazzo San Giacomo. Poi non se ne fece più nulla. Bisogna invitare i condomini a fare lavori dove ce ne sia bisogno. Oltre a diversi condomini di Santa Lucia e alle rampe di Chiatamone, il Mausoleo di Posillipo, comunale, è in una situazione di grande pericolo. Segnalo anche alcuni palazzi di via Egiziaca a Monte di Dio».

Retine verdi poi intorno ai palazzi di via Trieste e Trento, rione Sirignano, via Manzoni e via Petrarca (nel complesso che ospiterà il Papa fervono i lavori). Va di moda anche il ponteggio vista mare: lavori in Riva Fiorita e problemi a Marechiaro, dove i tetti dei «pesci innamorati» a rischio crollo sono bardati dalle ragnatele verdi: «Anche l’edificio chiuso e abbandonato in piazzetta da oltre 15 anni - avverte Sergio Mannato dell’Associazione Borgo Marechiaro - andrebbe messo in sicurezza». Speriamo che qualcosa finalmente si smuova, nei condomini e nei consigli istituzionali: perché Napoli, in queste condizioni, perde pezzi e vite. Lo sanno bene, purtroppo, anche i commercianti di via Duomo e i familiari di Rosario Padolino.
 
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