Museo di Totò a Napoli, il Monte di Pietà assediato da tavolini e degrado

Museo di Totò a Napoli, il Monte di Pietà assediato da tavolini e degrado
di Gennaro Di Biase
Domenica 19 Giugno 2022, 00:00 - Ultimo agg. 20 Giugno, 08:28
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Il palazzo del Monte di Pietà, dove dovrà sorgere il Museo di Totò, è un gigante prezioso sepolto dalla vita straripante e confusa di questa città, ed è nascosto da un tappeto di tavolini più o meno selvaggi, scritte vandaliche, bancarelle, adesivi e cantieri. Quattro piani, 5600 metri quadrati, cortile: la futura casa del Principe della risata - designata per questo ruolo nelle ultime ore dal ministro Franceschini e dal sindaco Manfredi - cerca di farsi notare, nella congestione e nel folklore di San Biagio dei Librai. Ma nessuno la vede. Eppure fu fondata da un certo Carlo V, nel 1539. Fu messa in vendita, poco più di un anno fa, da Intesa Sanpaolo Group Services, società consortile per azioni partecipata da Intesa Sanpaolo S.p.a. La vendita passò poi nelle mani della Regione. Un precedente tentativo di cessione dell’edificio risale al 2017. 


San Biagio dei Librai è un fiume in piena di turisti, bancarelle, negozi, bar, odore di pizze fritta e non, mini-discariche a ripetizione, zuppe di pesce, cantieri, mozzarelle, scritte sui monumenti e pastori. Il Decumano Inferiore è un fiume in costante esondazione di vita e caos. Qui tutto si accumula e si succede senza pause. Il portone principale del Monte di Pietà ne è un esempio perfetto. È chiuso ed è anche ingolfato da tavolini selvaggi di due bar. Anche il vicolo omonimo, a destra del palazzo, è cieco e deserto (e off-limits ieri, giorno di chiusura del dipartimento di Scienze Sociali della Federico II che ha sede qui). C’è un ragazzo che pesca libri usati dalla bancarella, la stessa che da San Biagio curva e prosegue nella stradina. Alla fine di vico Monte di Pietà c’è l’Archivio di Stato. Ma anche questo cancello è chiuso.

Tra le sbarre si intravedono le impalcature dei lavori in corso. La palina del palazzo è illeggibile, offuscata dagli adesivi. In questo pezzo di città, insomma, va in scena di continuo il teatro delle contraddizioni napoletane. Da un lato sorrisi, calore umano e accoglienza per il boom di visitatori. Dall’altro lato, l’inciviltà degli atti vandalici, l’incuria e la sporcizia radicati proprio in questo angolo del centro storico. Totò, insomma, arriverà in questo teatro, nell’epicentro del turismo partenopeo. Per fortuna, il principe de Curtis sul palco sa sostenere e intrattenere ogni folla. 

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Disordine e indotto. Anarchia ed economia. Queste strade hanno una doppia anima, quelle di una città che non si trucca, che è autentica nel bene e nel male. E che cioè è sorridente e insieme spietata. Biagio Tubelli lavora proprio davanti al Monte della Pietà, al Gran Caffè Souvenir (che non ha tavoli esterni). Lui stesso racconta delle «richieste di una certa fascia di turisti, che si informano sulla possibilità di passare attraverso il vicolo, ma è cieco. All’interno stanno facendo dei lavori, nella zona dell’Archivio di Stato. Pare ci sia la volontà di aprirlo, a breve». Camil Szalupk, anche lui barista, osserva che «sempre più visitatori chiedono una via di fuga dalla folla dei vicoli. Ormai sono tantissimi. A parte le strade, non ci sono spazi in cui i vacanzieri possano “rifugiarsi”». Il Museo di Totò, insomma, potrebbe offrire una diversificazione dell’offerta turistica in una fetta di Napoli tanto viva quanto piena di contrasti. In queste vie strette tra San Biagio dei Librai e San Gregorio Armeno - non è un mistero neppure per le forze dell’ordine - convivono il bello e il brutto di Partenope, il calore e la malavita. «Mi preoccupa – prosegue Camil – vedere turisti con trolley e oggetti di valore da queste parti. Specialmente di sera. L’apertura del museo potrebbe servire anche a evitare atti criminali che si verificano qui». Restando in tema di novità, tra i pastori di San Gregorio si sono intrufolati anche i vu cumprà con le loro borse fake. A Napoli nulla svanisce, ma tutto si accumula.

 

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