Le regole della movida ​e la fretta da evitare

di Antonio Menna
Venerdì 11 Febbraio 2022, 00:00 - Ultimo agg. 06:00
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Se è vero che fare presto non è sempre fare bene, è anche vero che a furia di temporeggiare, rimandare, limare, aggiustare, valutare, i problemi si cronicizzano e si rischia di far passare l’idea che l’emergenza non sia più tale. Ora la tanto attesa, e annunciata, ordinanza del sindaco Manfredi sulla vita notturna napoletana arriverà fuori tempo massimo per questo week end e se va bene, bisogna a questo punto dire, avrà decorrenza dalla prossima settimana. La cosiddetta stretta sulla movida, che poi altro non è che il tentativo di rendere compatibile il divertimento serale con la vivibilità di un luogo civile, non pare neppure prospettare questa grande fantasia normativa. 

L’ordinanza, annunciata da tempo, si risolverà probabilmente in una serie di limitazioni di orari per esercenti, per la tanto famigerata vendita di alcolici, e per la diffusione della musica. Divieti che poi bisognerà far rispettare – il vero nodo della questione -, alla pari peraltro di norme già esistenti sul divertimento ma un po’ su tutto in città - e che, appunto, hanno nell’incapacità delle istituzioni di farsi sentire, il vero punto debole. Proprio sul tema delle limitazioni, pare sia stato necessario un supplemento di riflessione. Non ha molto senso imporre a un pub di una zona isolata e non problematica un orario di chiusura troppo restrittivo quando poi, proprio lì, il locale può stare aperto tranquillamente fino a tardi, non aggregando maree umane e non disturbando la quiete pubblica.

Perché non limitare le misure più penalizzanti alle zone “calde” della città, quelle note ormai a tutti, finendo così magari anche per incentivare una distribuzione sostenibile dei carichi tra varie zone e quindi, di fatto, affrontando in modo strutturale il problema? 

«Regolamentare la movida malata ma valorizzare quella sana», dice il sindaco Manfredi.

Il principio non può non essere condivisibile. Così come è importante contemperare le varie esigenze: ci sono imprenditori che hanno investito, dopo aver pagato già un prezzo alto per le restrizioni da Covid, e che vogliono giustamente ripartire; ci sono giovani che vogliono aggregarsi e vivere la vita notturna come in tutte le città europee, e ci sono le esigenze di legittima e sacrosanta vivibilità degli abitanti di alcuni quartieri, e nell’insieme di tutta la città, di avere situazioni civili, misurate, degne, rispettose. Tenere insieme i diritti di tutti, cercando di non penalizzare troppo nessuno. Un equilibrio non semplice ma su cui si ragiona, si riflette, si lavora senza esito da molto tempo. 

In questo momento, appare fondamentale dare anche un segno netto di decisionismo e operatività. Su questa come su tante altre vicende. Si è già troppo temporeggiato, in passato, e negli spazi di temporeggiamento, sono fiorite ambiguità, incertezze, che hanno alimentato sfiducia e insicurezza. Due elementi che, peraltro, fanno male anche alla stessa economia cittadina del tempo libero. Se nuove regole devono essere, che siano. E che lo siano in fretta, nette, con chiarezza, in modo che, piacciano o no, ognuno sia messo di fronte alle sue responsabilità e alle scelte da compiere. Fare in fretta, a volte, può significare fare male. Ma, quando si è già perso troppo tempo, fare presto è l’unico modo per fare davvero.

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