La lotta al racket ​tra coraggio e solitudini

di Antonio Mattone
Domenica 3 Ottobre 2021, 00:00 - Ultimo agg. 07:00
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Il coraggio e la solitudine. Sono le due parole con cui potremmo raccontare la vicenda del commerciante di Fuorigrotta pestato prima nei pressi dell’asilo di via Leopardi dove stava accompagnando sua figlia e poi all’interno del suo negozio di telefonia e apparecchi elettronici al mercato della Canzanella.

Una brutale aggressione subìta per essersi rifiutato di consegnare merce di valore in cambio solo di poche decine di euro, pagate, paradossalmente, con la carta del reddito di cittadinanza. Una consuetudine che andava avanti da diversi mesi, già prima del sopraggiungere della pandemia. Il diniego del negoziante ha provocato l’intervento del capoclan in prima persona che, dopo aver danneggiato la vetrina del magazzino, lo ha colpito con il casco di una moto. Il boss, adirato per il rifiuto del taglieggiato ha poi alzato il tiro, intimandogli di portare i soldi del pizzo fino a casa sua.

Ma questa volta l’esercente ha avuto coraggio, non si è rassegnato a subire l’ennesimo sopruso e ha denunciato i propri aggressori, facendo nomi e cognomi. E così i fratelli Frizziero, a capo dell’omonimo clan, sono finiti in carcere.

Oltre ad essere stati messi in ginocchio dalla pandemia, molti commercianti nella nostra città sono anche vessati dalla criminalità organizzata attraverso il racket, l’usura e prepotenze di ogni tipo. L’emergenza sanitaria non ha fermato l’arroganza dei clan malavitosi, che sono diventati ancor di più prepotenti e spregiudicati.

La Svimez ha stimato un aumento del rischio dei casi di estorsione e strozzinaggio per gli imprenditori del Sud  quattro volte superiore a quello del resto del Paese.

Quello che colpisce è che Frizziero, dopo essere uscito dal negozio del malcapitato, ha intimato ad alta voce i commercianti del mercatino della Canzanella di tacere. «A Fuorigrotta comando io», avrebbe detto, minacciando di far chiudere botteghe e bancarelle.

Tuttavia, se la denuncia del commerciante ha scalfito la consuetudine del silenzio, la passeggiata simbolica organizzata per testimoniargli solidarietà, lo ha visto solo, in compagnia solo dei familiari, delle forze dell’ordine e di un noto imprenditore anticamorra. Infatti, nessuno degli altri negozianti del mercatino è sceso al suo fianco. Quello dell’omertà è muro difficile da buttare giù. Eppure, quasi certamente sono in molti a dover pagare il pizzo. Una piaga diffusa in diversi quartieri di Napoli che mette in ginocchio la microeconomia cittadina. Il grande affare del racket ha contorni e numeri complessi da calcolare. Si parla del 50 per cento delle attività commerciali, un fenomeno sommerso esteso soprattutto dove la presenza del crimine organizzato è forte.

Tuttavia, non possiamo delegare questa battaglia solo alle forze dell’ordine. Quella della legalità deve essere una lotta di tutta la collettività. Episodi come quello avvenuto a Fuorigrotta dovrebbero generare una sollevazione di massa. Seguire l’esempio di chi ha avuto coraggio, essergli solidali, vuol dire riappropriarsi del proprio destino, liberarsi dal fiato sul collo della camorra. E sperare che altri bambini non siano costretti a vedere il loro genitore massacrato di botte mentre li accompagna a scuola solo per difendere il proprio onesto lavoro.

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