Ospedali, a Napoli il traffico ​blocca l’ambulanza: donna rischia la vita

Ospedali, a Napoli il traffico blocca l’ambulanza: donna rischia la vita
di ​Ettore Mautone
Venerdì 22 Novembre 2019, 23:00 - Ultimo agg. 23 Novembre, 11:43
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Una donna di 80 anni affetta dal morbo di Parkinson, vittima di una caduta avvenuta presso la propria abitazione in via Manzoni, ieri mattina ha impiegato oltre mezz’ora per raggiungere in codice rosso il Cardarelli. Il mezzo di soccorso è rimasto a lungo imbottigliato nel micidiale ingorgo che si forma ogni giorno nella zona ospedaliera. Nonostante le sirene l’autoambulanza è rimasta bloccata all’uscita della Tangenziale dei Colli Aminei. Per fortuna l’ambulanza era medicalizzata e la paziente è stata assistita lungo il percorso da medico e infermiera a bordo. Quando sarà convocata una task force sui flussi veicolari della zona ospedaliera e quando saranno dislocati un numero congruo di vigili in una zona nevralgica per l’assistenza sanitaria della città? Si chiedono i medici del Cardarelli e del vicino policlinico. 

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IL MANAGER
Intanto ieri i sindacati della dirigenza medica al Cardarelli sono stati convocati dal manager Giuseppe Longo per mettere a fuoco il progetto di riorganizzazione del pronto soccorso studiato ormai nei minimi dettagli con alcune sorprese che saranno rivelate solo quando saranno cosa fatta. Il nodo da sciogliere è l’affollamento della prima linea dell’ospedale. L’obiettivo garantire condizioni di assistenza in pronto soccorso per malati e operatori a misura d’uomo. Sarà pertanto immediatamente potenziata la dotazione di barelle disponibili per scongiurare degenze, sia pure solo per alcune ore, su sedie o poltrone. Longo ha anche firmato l’atto deliberativo con cui chiede alla Regione l’autorizzazione a rimodulare il fabbisogno di personale da reclutare tramite graduatorie già approvate o con concorsi da istruire. Il primo tassello per la velocizzazione delle routine assistenziale è il potenziamento di specialistici per le broncoscopie, le gastroscopie e la Radiologia. Da lunedì prossimo gli esami per i pazienti ricoverati strano effettuati entro massimo 3 giorni dalla richiesta a fronte di circa 7-10 giorni o più di oggi. La macchina messa in pista da Longo è dunque in moto. I sindacati, chiamati alla partecipazione e condivisione dei percorsi, non si tirano indietro. 

I SINDACATI
«Finalmente - avverte Franco Verde, storico sindacalista dell’Anaao - vediamo concretezza e non operazioni di facciata. Le barelle ci sono e non vengono nascoste ma si pensa a un piano strutturale, che ha il pregio di mettere al centro il benessere dei pazienti». Positive anche le considerazioni di Pino Visone, della Cgil medici. «Siamo convinti - spiega - che le proposte del direttore siano concrete. Accoglie quanto da noi suggerito da anni ma rimasto sostanzialmente sulla carta. Questo ospedale - conclude Visone - ha quasi mille, posti letto ed è impensabile che debba essere messo in ginocchio dall’affollamento del pronto soccorso». Il leader regionale della Cimo Antonio De Falco guarda con attenzione alla proposta di realizzare il trauma center e di valorizzare lo snodo logistico dei sotterranei. «Il progetto di Longo - dice De Falco - è lungimirante e molto pratico, suddiviso correttamente in fasi. Quando dice che spetterà al territorio svolgere la sua parte con una adeguata offerta di cure di I livello si fa riferimento a un’ottica di rete che attualmente è tutta da costruire. Coinvolge tutti gli ospedali della Asl Napoli 1, compreso l’ospedale del mare ancora a mezzo servizio mentre gli altri presidi della Napoli 1 devono diventate realmente Dea di I livello come è scritto nel Piano ospedaliero. Senza contare il ruolo cruciale del Monaldi Cto, luogo in cui non arrivano i grandi casi clinici pur avendo il Monaldi i numeri e le competenze per fronteggiarli». 
Infine c’è il pezzo che riguarda il riordino delle cure in studi e ambulatori.

Si attende la pubblicazione del Piano territoriale deliberato a fine ottobre e approvato a Roma dai ministeri. A giorni sarà siglato il contratto decentrato della medicina di famiglia con 3 milioni in più (ai 7 del precedente accordo) per garantire infermiere e assistente di studio e consentire ai medici di concentrarsi su screening e vaccini. Le aggregazioni di medici dovranno garantire l’apertura anche al pomeriggio di almeno uno studio medico per quartiere, con tecnologie in grado di intercettare una fetta dei pazienti che oggi giungono ai pronto soccorso e che potranno essere ricoverati in strutture di lungodegenza.

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