Pistole, coltelli e tirapugni: tre mesi di violenza e follia, ecco l'inferno napoletano

Pistole, coltelli e tirapugni: tre mesi di violenza e follia, ecco l'inferno napoletano
di Leandro Del Gaudio
Martedì 31 Maggio 2022, 00:00 - Ultimo agg. 1 Giugno, 07:25
5 Minuti di Lettura

Tre mesi, quanta paura. E quanto sangue. Andiamo a leggere i referti dei pronto soccorso cittadini, a ridosso dei week end: traumi, lesioni, ferite di arma di punta da taglio, escoriazioni o ferite provocate da colpi di arma da sparo. Poi ci sono i morti che - dicono gli analisti - sono in linea con il trend degli ultimi anni, e pazienza che nel “trend” ci finisca un ragazzino ucciso al luna park (Torre del greco, 10 aprile, delitto di Giovanni Guarino), per mano di due malviventi di sedici anni. Pazienza se tra i fatti neanche più segnalati alle forze dell’ordine, ci sono anche le stese, già le stese, fenomeno endemico, che trasuda violenza e impunità, specie quando tutto si risolve con la fuga di cittadini spaventati dal rischio di vincere una sorta di lotteria alla rovescia: quella di finire sui giornali come ultimo esempio di vittima per caso, di colpito per errore, di “innocente” rispetto ai motivi dell’agguato.


Stese, agguati e effetti collaterali. Partiamo dagli ultimi casi: giovedì scorso, sono le sei di sera in via Foria. Immaginiamo il traffico, siamo tra un distributore di benzina e la zona di ristoranti e localini quando inizia la giostra: fuoco contro un’auto, almeno sei proiettili esplosi all’impazzata, un uomo (il probabile target) che scappa, lasciando l’auto sul posto. Nulla di grave, almeno rispetto al bollettino delle ultime settimane. Restiamo allo scorso week end, alle 24 ore di follia che si sono consumate tra Castellammare di Stabia e Qualiano. Fatti diversi, dinamiche simili, con un bilancio che ha del miracoloso: venerdì notte, nella piazza principale di Castellammare di Stabia, una ragazza è stata ferita da un proiettile di rimbalzo.

Ha una frattura, dovrà essere operata. Ha visto tutto, ma ha poco da dire. Sa bene che i colpi erano indirizzati a un ventenne del posto. Questioni di spaccio.

Video

Altra cosa rispetto a quanto è accaduto sabato notte, a Qualiano. No, qua non c’entrano i traffici di armi e droga nel feudo dei D’Alessandro, qui è solo una lite personale, che spinge il 37enne Marco Bevilacqua (killer del suocero) a rubare la pistola dalla fondina di un vigilante e sparare contro due ragazzi con cui aveva litigato. Anche in questo caso, la roulette è entrata in azione: sono stati ferite le due vittime designate, mentre sono stati copiti due ragazzi che non c’entravano niente con la foga assassina che ha animato la mano del 37enne. Vittime per caso, si diceva, copione che si ripete in modo beffardo.

LEGGI ANCHE Marechiaro, aggressione a colpi di casco: emessi due provvedimenti

Ma restiamo alla galleria umana che ci è stata consegnata dalla cronaca delle ultime settimane: week end di metà maggio, primo caldo di stagione, scene da incubo a Marechiaro. Prima due giovani accoltellati per mano del figlio di un boss ergastolano, uno che - per intenderci - va a mare con il coltello nel costume. È cresciuto nel mito paterno, all’insegna della violenza e della sopraffazione, dinanzi ai giudici non si è scomposto neanche più di tanto. Poche ore prima, sempre a Posillipo - un altro sfoggio di violenza, questa volta i minori c’entrano fino a un certo punto. Ricordate la scena? Il più grosso arriva con un casco che brandisce contro un uomo in costume che aveva dato uno spintone a un ragazzino. La scena è ridicola e drammatica al tempo stesso: il picchiatore con il casco (in passato legato alle forze dell’ordine) entra in acqua vestito, si attorciglia sull’avversario che sfugge alla morsa come un anguilla. Urla di bambini, donne disperate, tifo da stadio da parte di altri ragazzi del posto. Risultato? Due daspo per i duellanti, per un anno non potranno accedere a luoghi pubblici. 

LEGGI ANCHE Movida a Napoli, la faida dello Spritz: ​guerra tra bande di ragazzini

Ma c’è tensione anche ai Quartieri spagnoli. In questo caso, c’entrano i clan, secondo quanto emerge dagli arresti di cinque giovanissimi, grazie al lavoro investigativo della Mobile del primo dirigente Alfredo Fabbrocini. È il 21 febbraio scorso, quando c’è uno scontro a fuoco tra due branchi di soggetti legati alla camorra. Si contendono la zona della Pignasecca, diventata una sorta di Eldorado anche per il boom di vendita di sostanze alcoliche al minuto. Finiscono sotto accusa soggetti del calibro di Ciro Minieri, Nicola Minieri, Cristian Monti, Antonio Napolitano. Ci sono anche dei minori sotto inchiesta. Cosa è accaduto? Avevano rapinato un Daytona alla persona sbagliata. Avevano rapinato un orologio da 30mila euro a un personaggio ritenuto legato al clan avversario. E, per prevenire la reazione, hanno deciso di armarsi e di andare a sparare sotto casa dei nemici. Guerra preventiva, dunque. Nel corso dell’inchiesta spunta un’immagine che la dice tutta sullo scenario napoletano: «Dalla casa di un babyboss venne abbassato un paniere verso il piano terra. Non era il “panaro solidale”, ma qualcosa di peggio: una pistola pronta all’uso, qui nell’inferno napoletano. 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA