Piero Angela, così ha messo al bando le fake news

di Antonio Pascale
Domenica 14 Agosto 2022, 00:00 - Ultimo agg. 18:04
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A metà degli anni ’70, tra noi ragazzini si parlava un giorno sì e un giorno no dei fenomeni paranormali. C’era chi aveva fatto una seduta spiritica, chi sentiva gli spiriti, chi piegava forchette. Qualche volta si chiedevano agli adulti informazioni sul tema. E gli adulti spesso rispondevano che sì, anche loro avevano fatto sedute spiritiche, e funzionavano eccome, si muoveva il bicchierino, si manifestavano ectoplasmi. Quindi rafforzati dalle storie degli adulti, continuavamo a parlarne tra noi, qualcuno un po’ intraprendente comprava in cartolibreria libri sull’argomento, ne imparava pagine a memoria, poi le declamava. E tutto si rafforzava, sembrava possibile, anzi si faceva a gara a chi la sparava più grossa. Finché nell’aprile del 1978, arrivò su Rai Uno (credo che fosse aprile), “Indagine sulla parapsicologia”, cinque puntate condotte da Piero Angela.

Avevo 12 anni, ero un ragazzino che leggeva libro sugli Ufo, non certo quelli sulla parapsicologia che ritenevo poco credibile. Eppure, nei gruppi non riuscivo ad argomentare la mia incredulità. Piero Angela nelle cinque puntate (un lavoro durato un anno, fra ricerche e indagini) mi fece questo enorme, gradissimo e lungimirante regalo e non solo a me ovvio, a tutti noi. Piero Angela con molta creanza, la necessaria pacatezza, nonché un grande, evidente amore verso il metodo scientifico, si fece scettico, galileiano, un san Tommaso laico e mise mano alla complessa quanto evanescente materia paranormale e mostrò quanto fosse in realtà normale: trucchi, trucchetti, giochi di prestigio, tanta buonafede e tanti approfittatori della buonafede delle persone. Un regalo. Perché non solo a me, ma a tutti noi, cittadini impuberi e sballottati fornì un metro per misurare i fatti, raccogliere informazioni e appunto definire la distanza che passa tra le nostre opinioni. 

I fatti esistono, ma per sottolinearli prima si misurano, poi si interpretano: e solo una sana e scientifica ed epistemologica misurazione mostra l’esistenza dei fatti, o un arco di possibilità dentro il quali i fatti, appunto, si manifestano. Indagine sulla parapsicologia fu uno spartiacque per tanti di noi. Nelle discussioni assurde, dove ognuno portava l’esperienza del cugino e le fantasie sue private, potevamo finalmente dire come se fosse un punto esclamativo: ma l’hai visto Piero Angela? Effetto immediato, la discussione cambiava: Piero Angela metteva a tacere le dicerie, il sentito dire, le notizie che poi sarebbero diventati fake news e ci invitava a vagliare la qualità delle nostre opinioni.

A 12 anni l’effetto su di me e su tanti amici fu forte, si fece sentire (difatti la credenza nei fenomeni paranormali si dimezzò dopo la trasmissione).

Se qualcuno di noi intraprese negli anni a venire strade scientifiche, se qualcuno si interessò a progetti curiosi e creativi, fu merito di Piero Angela: ci ha insegnato a esaminare prima la normalità, ovvero la materia di cui sono fatti i nostri sogni. Ci invitato a guardare meglio, a illuminare angoli nascosti a usare vari strumenti di indagine. Ci ha aiutato ad essere più colti, che poi non significa leggere più libri per vantarsi alle cene, ma fondamentalmente, socraticamente imparare a fare buone domande per cercare le risposte più precise. 

L’indagine sulla parapsicologia finiva ponendo un dubbio: ma gli Ufo esistono davvero o anche su questa questione andrebbe fatta un’indagine seria? Mi fece male questa domanda di Angela, appunto, avevo 12 anni, ero scettico verso il paranormale ma molto ferrato sugli Ufo (ero anche segretario del club ufologico di Caserta, che contava due membri, io e il presidente, cioè un mio amico). Quella fu un’altra lezione che piano piano avrei capito, la più difficile da seguire (perché è dolorosa e faticosa): la vera cultura è quella che usi contro di te, contro le tue convinzioni, sei colto, curioso, propositivo, dai un senso alla tua vita se riesci anche a mettere alla prova anche le tue idee e non solo a blandire o sfottere quelle degli altri.

Per questi insegnamenti che Angela ha messo in pratica in decenni di lavoro, lavoro che poi è passato per “Quark”, con quella sigla presa da Bach e che invitava a rilassarsi, a buttare via le nostre ansiose e rabbiosi convinzioni, un lavoro che avrebbe indagato il corpo umano e il cielo, dunque il nostro arco umano così fragile ma anche capace della necessaria tensione per guardare le stelle, insomma per questo lavoro, noi lo ringraziamo e come suggerisce un tweet della sempre ironica ditta funebre Taffo: condoglianze a tutti noi.
 

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