Scampia, la faida delle case: il boss caccia tre famiglie

Via a colpi di benzina gettata sotto la porta, proiettili esplosi di notte e ultimatum plateali

Le Vele di Scampia
Le Vele di Scampia
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 12 Dicembre 2022, 23:09 - Ultimo agg. 14 Dicembre, 15:04
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Tre famiglie cacciate di casa a colpi di benzina gettata sotto la porta, proiettili esplosi di notte e ultimatum plateali: «Avete due ore per lasciare casa, incendiamo te e tua figlia e se viene tuo marito, gli stacco la testa e l’appendo all’esterno del cancello», latrava poche settimane fa uno dei boss emergenti. Ottobre del 2022, Scampia, siamo in via Pietro Germi, negli stessi lotti di case popolari (T/a e T/b), dove nel 2004 esplose la faida dei sessanta omicidi in pochi mesi. Diciotto anni dopo, nulla è cambiato, almeno a leggere le carte dell’ordinanza cautelare firmata dal gip Gabriella Logozzo a carico di cinque presunti camorristi emergenti.

Finiscono in cella Francesco Raia, presunto boss emergente della piazza di spaccio di via Baku, ma anche i presunti soci Francesco e Tommaso Rusciano, Salvatore Russo e Salvatore Gemito, tutti ritenuti responsabili di una trama di violenza esercitata nei confronti di alcuni nuclei familiari.

A finire sotto nel mirino del clan, ci sono tre famiglie in particolare. Sono legate ai fratelli Notturno, dopo la decisione di Gennaro di passare a collaborare con la giustizia. Flashback giudiziario, torniamo a 18 anni fa. Novembre del 2004, omicidio di Gelsomina Verde, “angelo” di Secondigliano, conosciuta per la sua attività di volontariato al servizio dei più deboli, finita nella trama nera della lotta dei clan. Mina fu sequestrata e interrogata da killer dei Di Lauro, che puntavano ad avere informazioni sul covo dei fratelli Notturno, tra gli scissionisti della prima ora contro il vecchio establishment camorristico. 

Ma restiamo al blitz messo a segno in queste ore, grazie al lavoro della squadra mobile di Napoli. Siamo tra ottobre e novembre scorsi, quando la famiglia di Raffaele Notturno subisce un tentativo di epurazione. Non è il primo tentativo di intimidazione, se si pensa che lo scorso tre ottobre, il 19enne Nicola Notturno (figlio di Enzo, detto Vector, attualmente detenuto al carcere duro) subisce un tentato omicidio. Appena cinque anni fa, siamo nel 2017, venne ucciso Nicola Notturno, figlio di Raffaele, nel corso di una escalation sanguinaria che ha una sola ragion d’essere: il tentativo di Raia di gestire i proventi della piazza di spaccio a ridosso di Chalet Baku, antico motore economico della gomorra di Secondigliano. È in questo scenario che vanno calate le minacce contro alcuni nuclei familiari, tutti ricoducibili a questo tentativo di espansione. A scatenare la rappresaglia, ci sono recenti scarcerazioni tra i Raia, ma anche la decisione di Raffaele Notturno di collaborare con la giustizia. E veniamo all’ultimo episodio: è il 17 ottobre scorso, quando al sesto piano di via Germi è l’inferno: «Hai due ore per lasciare la casa, tu e tua figlia ve ne dovete andare», urlano dal gruppetto capeggiato da Raia. In questo scenario si passa dalle parole ai fatti, quando un intero pianerottolo viene inondato di benzina. Il liquido viene gettato sotto la porta di casa Notturno, qualcuno esplode un colpo di pistola come miccia, per puro miracolo non vengono appiccate le fiamme. 

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Poche ore dopo il primo avvertimento, stesso refrain da parte di Raia, Esposito, Rusciano e Gemito, nei confronti di un’altra donna (è la sorella della prima inquilina allontanata) e delle sue tre figlie, sempre nel tentativo di farle abbandonare la casa: «Via da Scampia, via dalle case comunali...», come per altro accaduto pochi mesi fa, quando è stata consumata l’espulsione di un altro nucleo familiare. Uno scenario balcanico, a colpi di benzina e agguati (anche contro giovanissimi), nel tentativo di strappare alla famiglia Notturno case e potere: «Una guerra - dice un pentito - per il possesso della piazza di spaccio, contro chi sta collaborando con lo Stato, tra agguati, omicidi, stese e epurazioni». 

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