Chiusura in bellezza, avanti con il progetto

di Francesco De Luca
Lunedì 5 Giugno 2023, 00:47 - Ultimo agg. 06:00
5 Minuti di Lettura

È calato il sipario dopo l’ultima splendida festa. In realtà, il Napoli era arrivato velocemente alle ultime pagine del copione di questa stagione, anticipando di un mese la conquista dello scudetto. Peccato che proprio quel 4 maggio, nel giorno che Napoli attendeva da 33 anni e stava celebrando in piazze e vicoli di colore azzurro, si sia consumato lo strappo tra Spalletti e De Laurentiis. L’uscita di scena dell’allenatore del terzo titolo pone un grande interrogativo per la stagione 2023-2024 che vedrà la squadra finalmente con lo scudetto sul petto.

De Laurentiis ha chiarito: «Ci vuole tempo, servono sangue freddo e pazienza. Ci armeremo per risolvere questo problema affrontato tante volte. Chi verrà scelto, dovrà amare Napoli senza se e senza ma». Messaggio (con frecciata) a Spalletti. Quanto accaduto nella scorsa estate dovrebbe in qualche misura rassicurare i tifosi. Giusto per ricordare. Da Koulibaly a Insigne, si era verificata una fuga di massa. E c’erano tante preoccupazioni, poi cancellate dall’ottimo mercato condotto da De Laurentiis e dal ds Giuntoli e dallo straordinario lavoro di Spalletti, che ha avuto anche il colpo di fortuna di avere Osimhen (quasi) al cento per cento. Tanti, troppi, problemi fisici avevano segnato le precedenti stagioni del nigeriano, che si è finalmente preso la scena trascinando il Napoli allo scudetto e diventando il capocannoniere del campionato.

È chiara l’identità tattica del sostituto di Spalletti: si dovrà continuare a giocare con il 4-3-3, modulo che applicano - tanto per citarne due - Mancini e Italiano. Chi arriverà non troverà, dentro e fuori le mura di Castel Volturno, il clima che si respirava due anni fa: Spalletti fece i conti con una depressione generale per la mancata qualificazione Champions.

«Il Napoli è fortissimo e ha un grande futuro», parole dell’allenatore del terzo scudetto. Servirà una mano esperta e autorevole perché dovrà sollecitare la qualità e l’agonismo di chi ha vinto e scacciare eventuale sindrome da appagamento. Questo mese e più di festa deve spingere Napoli a guardare con ottimismo al futuro del Napoli. Il progetto va avanti, ci mancherebbe. Ruud Krol, mito azzurro degli anni ‘80, ha ricordato nell’intervista a Pino Taormina l’esperienza vissuta con l’Ajax quando andò via il santone del calcio totale Michels, vincitore della storica Coppa Campioni nel ‘71: il suo sostituto, il semisconosciuto rumeno Kovacs, ne vinse due di fila. Quanto a noi, è vero che nel Napoli degli anni Ottanta c’era il più grande di tutti, comunque Bigon - sostituto di Bianchi - vinse lo scudetto appena arrivato. E Ancelotti nel suo primo anno operò sulla solida base del lavoro di Sarri.

De Laurentiis ha fissato già nella magnifica serata del 4 maggio il prossimo obiettivo: «Vincere la Champions, se l’Uefa non ci fermerà».

Avrebbe potuto godersi la festa di Napoli e invece si è spinto oltre, sapendo che le parole hanno un peso. Un anno fa aveva indicato come traguardo lo scudetto e in tanti avevano a dir poco ironizzato. In un vicolo di via Carbonara c’è uno striscione con quelle parole di maggio ‘22 e la scritta «Promessa mantenuta grazie presidente».

Ecco, per mantenere questa seconda promessa De Laurentiis sa che la rosa non va stravolta. Le numerose partenze della scorsa estate furono motivate dal logorio mentale e fisico di giocatori di valore e dalle eccessive richieste per i rinnovi. Stavolta lo scenario è diverso perché il Napoli ha tanti ottimi ventenni, due dei quali arrivati un anno fa, Kvara e Raspadori. È un peccato perdere Kim, il coreano che si è esaltato sostituendo Koulibaly, ma tra indennizzo previsto nella clausola rescissoria e bonus il Napoli andrà ad incassare dallo United circa 65 milioni. Una riflessione va fatta su Osimhen. Quanto può essere irrinunciabile un’offerta se l’obiettivo è arrivare alla finale di Champions e vincerla? Sui due round nei quarti contro il Milan, oltre ad errori degli arbitri e dei difensori azzurri, ha pesato l’assenza di Victor al Meazza. E al ritorno non era al top. Sarebbe stata tutta altra storia nei 180 minuti contro i rossoneri. Il Napoli è nella condizione di potere scegliere davanti ad un’eventuale maxi-offerta perché in posizione di forza anche sul piano finanziario. A patto che un campione come Osimhen sia convinto perché la squadra potrà respingere l’assalto delle rivali per il titolo soltanto con un gruppo motivato al massimo, nella scia del tenace capitano Di Lorenzo. Victor, durante la festa al Maradona, ha detto: «Sto benissimo qui, sul futuro decide De Laurentiis». Su quello di Kvara, invece, non vi sono dubbi: avviati i colloqui per il rinnovo del contratto di questo straordinario talento, che ieri sera ha baciato la maglia.

Le scelte fatte da Spalletti e Giuntoli non sono il preludio a una generale fuga dopo la vittoria. Tutt’altro. E un ambiente maturo e compatto dovrà sostenere la prosecuzione del progetto, che passa attraverso operazioni di mercato (dal sostituto di Kim ai vice di Lobotka e Anguissa), decisioni sui rinnovi (Lozano e Zielinski) e valorizzazione di giocatori poco utilizzati in questa stagione. Uno su tutti: Raspadori, 23 anni, costo del cartellino 35 milioni. Lui e Simeone sapevano che avrebbero faticato a trovare spazio nel 4-3-3, avendo davanti un campione come Osimhen. Hanno saggiamente atteso il loro momento in questo gruppo che «attraverso il lavoro e il sacrificio è riuscito a raggiungere un risultato incredibile», come disse Di Lorenzo nel discorso di quella notte a Udine. La chiave giusta per aprire altre porte della felicità.

© RIPRODUZIONE RISERVATA