Stadio Maradona, tra i due litiganti la città non gode

di Francesco De Luca
Mercoledì 21 Luglio 2021, 23:40 - Ultimo agg. 22 Luglio, 06:00
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Lo Stadio Maradona non avrebbe bisogno di un’inaugurazione ufficiale, perché si chiama così dal 25 novembre, il giorno in cui è morto Diego, dunque ancor prima che il Comune prendesse questa decisione con un condivisibile atto.

Non è condivisibile, invece, questa festicciola per pochi intimi che palazzo San Giacomo intende organizzare venerdì 29 luglio per scoprire la targa in onore del Campione e presentare la statua donata dall’artista Mimmo Sepe.

Mancherebbero due fondamentali pezzi della storia di Maradona: il suo popolo, perché potrebbero essere ammessi non più di mille persone, e la sua squadra, perché De Laurentiis ha comunicato che il gruppo sarà in partenza per Monaco di Baviera dov’è atteso da un’amichevole con il Bayern due giorni dopo. Il modo, dunque, per partecipare all’evento vi sarebbe però manca la voglia.

Maradona merita una celebrazione adeguata alla sua grandezza. Al di là delle osservazioni che potrebbe fare la Questura sul piano di ordine pubblico (in queste ore il confronto con il Comune) sarebbe più giusto attendere la riapertura degli stadi e un’occasione calcistica di alto livello. Purtroppo la partitissima Italia-Argentina, sfida tra i campioni d’Europa e i vincitori della Copa America, non sarà di immediata organizzazione, quindi si può pensare a un coinvolgimento di chi ha condiviso quei sette anni con Diego, i suoi compagni e i suoi allenatori, la famiglia del suo spogliatoio. E il Napoli di oggi, certo. Sullo sfondo il cuore di Napoli, l’urlo del San Paolo, anzi del Maradona.

Ricordare Diego è stato finora complicato. Il Comune, a fine dicembre, aveva lanciato un bando per una statua da finanziare attraverso il crowdfunding. Si è tutto bloccato dopo l’intervento della Digos, allertata dalla presenza di un ultrà nella commissione esaminatrice: si ipotizzarono pressioni di frange estremiste del tifo su palazzo San Giacomo, l’assessore De Majo rassegnò le dimissioni.

I rapporti tra il Calcio Napoli e il Comune sono stati quasi sempre tesi, la gestione dello stadio è stato tema caldissimo finché non è stata firmata la convenzione decennale, dopo lavori finanziati dalla Regione Campania in vista delle Universiadi. Ma un simbolo del calcio (soprattutto di Napoli) deve unire, non dividere. Ci rifiutiamo di credere, per l’amore che tutti i napoletani tuttora nutrono verso Diego, che questa possa essere stata una mossa politica. Dunque, perché accelerare i tempi di questa celebrazione?

Spalletti ha dichiarato tutto il suo orgoglio per poter allenare nello stadio dove giocò Maradona. C’è un filo che non si è spezzato quando Diego andò via, è rimasta viva la passione di Napoli e del Napoli per il Capitano. Palazzo San Giacomo assicura che il club non è stato preso in contropiede perché vi erano state riunioni con un dirigente azzurro. Ma l’ok di De Laurentiis alla presenza della squadra non c’è e neanche quello per l’utilizzo del terreno di gioco, la cui concessione spetta al Napoli in base alla convenzione dell’autunno 2019. Ci sarà un nuovo sindaco quando bisognerà affrontare un altro tema, quello del ritorno della Nazionale a Napoli, probabilmente nella primavera 2022. Vi è ampia disponibilità del presidente federale Gravina. Ma sapranno trovare il punto di intesa per quell’evento la nuova giunta e De Laurentiis, che non avrebbe visto in passato di buon occhio lo sbarco della Nazionale a Fuorigrotta? Adesso è tutto diverso, con Insigne capitano del Napoli e principe d’Europa. 

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