​Tim, è fumata nera sugli esuberi:
in Campania 2000 lavoratori a rischio

Tim, è fumata nera sugli esuberi: in Campania 2000 lavoratori a rischio
Giovedì 24 Maggio 2018, 23:00
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Sarà una estate rovente per sul fronte occupazione in Tim. Il primo incontro al ministero del Lavoro dopo la richiesta dell’azienda di Cigs per riorganizzazione, che riguarderà 29.736 lavoratori per 12 mesi e che lascia poi l’incognita di 4.500 esuberi, è stato «deludente» per Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil che hanno deciso di convocare le assemblee dei lavoratori e, quale anticamera agli scioperi, avviano le cosiddette «procedure di raffreddamento». Del monte esuberi ben 2mila sono in Campania. Poco meno del 50%. Un dato inaccettabile. Schermaglie inevitabili dunque al prossimo incontro già fissato al ministero per il 31 maggio.
 
«Non siamo entrati nel merito dei numeri, ma abbiamo solo esposto le nostre posizioni. Per trovare un accordo servono soluzioni alternative alla cassa integrazione, come ad esempio il ricorso alla solidarietà» ha detto il segretario generale della Uilcom, Salvo Ugliarolo e soprattutto «più chiarezza per capire dove va questa azienda» commenta Vito Vitale della Fistel Cisl. Cgil, Cisl e Uil vogliono allargare la discussione alla «tenuta del perimetro e della base occupazionale del gruppo, alla necessità di ripristinare condizioni economicamente sostenibili per l’insieme delle attività affidate in appalto che evitino contraccolpi occupazionali» e, altro tema che sta a cuore ai sindacati, «la disdetta del secondo livello di contrattazione unilateralmente sostituito da un regolamento aziendale». 
Per l’azienda invece, riportano i sindacati, «il confronto deve avere ad oggetto il tema CIGS e non altri temi che possano eventualmente essere affrontati successivamente». Stallo anche sul progetto di separazione della Rete, l’Agcom ha nuovamente rinviato l’analisi preliminare, che potrebbe essere inserita nell’ordine del giorno del 6 giugno, quando è in agenda un nuovo consiglio. 
Altre grane per Tim arrivano dal neo nominato Comitato Controllo e Rischi (Ccr) che accende un faro sugli acquisti di Tim e sulla gestione della funzione da parte del responsabile Michel Sibony e dell’ad Amos Genish.
Nella giornata di ieri si è riunito il Ccr guidato da Paola Giannotti e a cui hanno partecipato anche Luigi Gubitosi, Marella Moretti e Massimo Ferrari per ascoltare le relazioni delle funzioni audit e compliance sulla struttura che in Tim gestisce circa 8 miliardi di acquisti. Dalle prime analisi esposte sarebbe emerso che sotto la guida di Sibony la funzione sarebbe stata sostanzialmente bloccata per generare risparmi, ma questo avrebbe di fatto generato un cosiddetto backlog, ovvero un rallentamento del business, e non avrebbe generato le efficienze desiderate. Peraltro, essendo un manager in distacco da Parigi, a Sibony non sarebbe stata data la procura con i necessari poteri di firma, che sarebbero quindi rimasti in capo a Genish. Dalle relazioni di ieri, inoltre, emergerebbe che i prospettati risparmi sugli acquisti di 700 milioni sarebbero ancora lungi dall’essere realizzati. Motivo per il quale Genish avrebbe chiesto di mantenere Sibony al suo posto fino al 30 giugno nonostante la decisione del cda di porre fine al distacco: il comunicato emesso a valle del cda riportava coerentemente che la delega sugli acquisti tornava all’ad. Il tempo richiesto sarebbe anche necessario a trovare un sostituto di Sibony, per la ricerca del quale sarebbe in pista il cacciatore di teste Spencer Stuart.
Intanto, il direttore delle risorse umane Meloni ha parlato ufficialmente di «recupero di eventuali scostamenti reddituali rispetto ai kpi (indicatori) attesi per la semestrale» chiedendo a tutti i dipendenti di consumare più ferie, in pratica devono smaltire gli arretrati soprattutto in vista della Cigs e per evitare che pesino sui bilanci. Infine l’Agcom ha rinviato, ufficialmente a causa di una agenda troppo densa, l’esame del piano di separazione societaria della rete.
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