La “grande alleanza” per Kiev, ​armi inviate da quaranta Paesi

La “grande alleanza” per Kiev, armi inviate da quaranta Paesi
di Gianandrea Gaiani
Sabato 30 Aprile 2022, 00:00 - Ultimo agg. 18:20
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Le ultime consegne annunciate di armi all’Ucraina riguardano 200 carri armati T-72 polacchi seguiti da 60 trasporto truppe corazzati che permetteranno di equipaggiare due brigate dell’esercito. Intanto il Canada aggiungerà 8 veicoli blindati ai 4 cannoni M777 già offerti a Kiev. Cominciano così a prendere corpo gli sviluppi del vertice di Ramstein che il 26 aprile ha riunito le 40 nazioni del cosiddetto “Gruppo di Consultazione per il supporto all’Ucraina”, cioè tutte quelle della NATO più una decina di nazioni allineate con l’Occidente. L’obiettivo è quello annunciato dal Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd James Austin: puntare a prolungare il conflitto sostenendo l’Ucraina per indebolire la Russia.

Gli Stati Uniti hanno assunto la guida di questa “chiamata alle armi” che mobilita anche alleati geograficamente lontani, come l’Australia che ha offerto 20 4x4 blindati, ma da sempre partner di USA e NATO in tutte le operazioni militari. Dopo due mesi di forniture limitate alle armi portatili antiaeree e anticarro, le pesanti perdite subite dalle forze di Kiev richiedono oggi un impegno esteso a coprire maggiori esigenze, dai mezzi corazzati ai cannoni, dalle munizioni alle razioni di cibo per i militari.

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Di fatto si tratta di riequipaggiare interamente le forze ucraine e, anche se per ora nessun militare della NATO andrà ufficialmente a combattere al fianco dei soldati di Kiev (ma tra volontari, istruttori e consiglieri militari sono diverse migliaia gli stranieri in uniforme presenti in Ucraina) la gran parte delle nazioni presenti a Ramstein si è impegnata a fornire aiuti militari consistenti.

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Tra le eccezioni in ambito Nato si registrano Ungheria, Turchia e Romania, mentre i “donatori” sono divisi tra chi dispone di equipaggiamento di origine russo/sovietica compatibile o uguale a quelli in dotazione agli ucraini e chi fornirà invece mezzi e armi di tipo occidentale anche se per la gran parte molto vecchi e da anni lasciti arrugginire nei depositi.

Entrambe le tipologie richiederanno lunghe manutenzioni e in alcuni casi veicoli e mezzi corazzati verranno forniti per venire in parte impiegati e in parte cannibalizzati per utilizzarne i pezzi di ricambio.

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La lista più nutrita delle forniture è quella statunitense (anche in virtù dell’adozione di una legge, votata anche dal Senato dopo la Camera, che consente a Biden di poter disporre con una certa celerità l’invio di armamenti all’Ucraina), che include mezzi modernissimi come gli oltre 800 “droni-suicidi” o i 90 moderni obici M777 accanto a mezzi molto datati come le mine antiuomo Claymore, i 200 cingolati M-113 e centinaia di 4x4 Hummer blindati. 
Gli Stati Uniti hanno inoltre assegnato circa la metà dell’ultimo stanziamento da 800 milioni di dollari al rimpiazzo a fornire armi e mezzi di propria produzione alle nazioni alleate dell’Est Europa che cedono all’Ucraina i propri equipaggiamenti ex sovietici. In questo modo il Pentagono disporrà di aiuti immediati da fornire a Kiev e acquisirà nuovi clienti tra i membri NATO per l’industria della Difesa americana.

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Tra i 40 contributori dello sforzo bellico ucraino quelli di maggior rilievo includono la Polonia (con forniture per un valore di circa 1,6 miliardi di dollari e che riceverà presto 200 carri britannici Challenger a rimpiazzo dei T-72 ceduti a Kiev) e la Repubblica Ceca che ha donato inizialmente armi per un valore di 45,2 milioni di euro, ma che ora sta fornendo obici semoventi Dana, lanciarazzi RM-70 Grad, carri armati T-72, veicoli da combattimento di fanteria BMP-1 e persino alcuni obici semoventi Gvozdika, da tempo non più in servizio con l’esercito ceco. La Slovacchia ha fornito corazzati e un sistema antiaereo S-300, la Slovenia invierà in Ucraina una quarantina di tank M-84 (versione jugoslava del T-72 russo) e la Germania compenserà la fornitura con cingolati da combattimento Marder e ruotati Fox.

Berlino ha infine deciso di fornire mezzi corazzati molto vecchi svuotando così i magazzini. Dopo le migliaia di armi anticarro e antiaeree prelevate dai magazzini della Ex Germania Est è ora il momento dei carri Leopard 1, dei semoventi antiaerei Gepard e dei cingolati Marder, molti dei quali costruiti 50 anni or sono e radiati da oltre 20 anni.
Anche il Belgio fornirà vecchi semoventi d’artiglieria americani M-109, simili a quelli che forse fornirà a Kiev anche l’Italia che mantiene segreta la lista dei suoi aiuti militari all’Ucraina mentre gli Stati Uniti la pubblicano sul sito internet del Pentagono con tanto di numeri e dettagli. Più moderni i semoventi di costruzione tedesca Pzh 2000 offerti dall’Olanda o i 12 Caesar francesi mentre la Gran Bretagna metterà in campo missili Brimstone per l’impiego da Odessa contro le navi russe, cingolati Stormer dotati di missili antiaerei e 4x4 blindati Jackal e Foxhound, di tipo diverso da quelli italiani o americani. 

Per ora non sembra vi siano anche aerei tra le forniture occidentali all’Ucraina se si escludono 16 elicotteri Mi-17 russi acquistati dieci anni or sono per fornirli agli afghani e che Washington ha girato all’aeronautica di Kiev tra le ferme proteste di Mosca.
Sono invece confermate le consegne di pezzi di ricambio per velivoli Mig e Sukhoi che hanno consentito agli ucraini di rimettere in condizioni di volare almeno una ventina di velivoli.
Resta da sottolineare che la somma delle diverse forniture occidentali unite a quelle di materiali ex sovietici potrebbe creare enormi problemi sul piano logistico e delle manutenzioni, già rese complicate dall’arrivo di mezzi così vecchi e in pessime condizioni.
L’impressione è infatti che alcune nazioni puntino a disfarsi di mezzi e armi decrepite, “rifiuti speciali” la cui demolizione e smaltimento avrebbe costi elevatissimi e che rischiano oggi di trasformare l’Ucraina nella più grande discarica di vecchi mezzi militari d’Europa.
 

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