Napoli, profughi ucraini vaccinati alla Mostra d'Oltremare: «Ma in 230 sono positivi»

Napoli, profughi ucraini vaccinati alla Mostra d'Oltremare: «Ma in 230 sono positivi»
di Ettore Mautone
Venerdì 11 Marzo 2022, 23:56 - Ultimo agg. 12 Marzo, 18:31
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In 40 sono arrivati di primo mattino in bus, direttamente dall’Ucraina. Altre decine alla spicciolata, in macchina, da soli o accompagnati da amici e parenti alla Mostra d’Oltremare. Qui l’Asl Napoli 1 ha allestito il centro per l’emissione della tessera sanitaria Stp per stranieri e garantito tamponi e vaccini. Sono in fila, quasi tutte donne: mamme, nonne, zie di bambini piccoli tenuti stretti in braccio o per mano. Alle spalle un lungo e difficile viaggio intrapreso prima per raggiungere la frontiera tra Ucraina e Polonia e poi per attraversare mezza Europa fino a Napoli. La macchina sociosanitaria messa in campo da Asl, Protezione civile e Comune sembra funzionare. Le mediatrici culturali sono poche: dovrebbero essere 15 e si ritrovano in 9 ma fanno di tutto per fare sentire a casa i connazionali. 

I bambini hanno grandi occhi azzurri, scrutano, sono pensierosi e col capo chino, nascosti dai loro cappellini stringono forte nel pugno caramelle e ovetti distribuiti dai volontari della protezione civile come trofei. Una carezza e le storie, i racconti: Marta, 25 anni, ha in braccio il suo piccolo di appena un anno, ignaro della tragedia che si consuma a Liviv, la città da cui proviene dopo un lunghissimo viaggio. Il marito di Marta, papà del piccolo, è rimasto alla frontiera, è impiegato nelle guardie civili. Sofia ha appena 15 anni, è di Leopoli, ha viaggiato da sola per raggiungere Napoli dove c’è sua nonna che si chiama Irene e le sta affianco. E’ preoccupata, spaesata: teme per la sorte per i genitori lasciati in Ucraina.

Irina ha 66 anni, è una nonna, viene da Kiev.

Ha viaggiato insieme alla figlia che di anni ne ha 33 e al nipotino. Alle sue spalle ha lasciato la guerra, le bombe, la distruzione. Il papà del piccolo è napoletano ed è rimasto in Ucraina. «Ci siamo conosciuti per caso durante una vacanza e messo su famiglia. Putin e la guerra hanno rovinato le nostre vite. Abbiamo raggiunto la Romania in autobus poi il volo l’Italia. Siamo qui dai parenti di mio marito». Ecco Angelica, 3 bambini e altri parenti. Provengono da una città di campagna che dista 100 chilometri da Kiev. In viaggio con due macchine, 7 adulti e 8 bambini. È stato difficile raggiungere la frontiera, tra strade impraticabili un lungo giro per evitare i centri bombardati. Poi l’accoglienza in Polonia e altri 6 giorni per attraversare l’Europa. Hanno dormito in macchina. Sono stanchissimi. Sono ospitati da parenti ucraini da tempo a Napoli. Raccontano di scuole, asili nido, palazzi bombardati. 

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Anche le mediatrici hanno una storia da raccontare. Irina è a Napoli da anni, ha scoperto di avere il cancro e non lavora più. «Ma faccio di tutto per dare una mano ai miei connazionali - sottolinea - siamo un popolo pacifico, di lavoratori. In Russia ho parenti. Lì non c’è libertà. Tranne che a Mosca e San Pietroburgo non si vive bene. Mia cugina dopo una vita di lavoro durissimo ha una pensione da fame. Siamo un popolo pacifico come voi - si commuove - non c’è spiegazione a quello che è accaduto». Sergej ha più di 60 anni, è armeno, parla russo e ha la lingua sciolta. 

 

Mostra una patente dell’ex Urss: «Questa - dice - in Ucraina la riconoscono, è ancora valida. Se vado in Russia invece è carta straccia. Altro che nazionalismo. Ma quale liberazione. Putin ci sta distruggendo». Infine Anna, con due bambini e la madre anziana. Sono stremati, hanno viaggiato per giorni. Dalla Jugoslavia hanno raggiunto direttamente Napoli. Non sanno dove andare. Il bilancio della giornata è di 154 tessere emesse alla Mostra e 86 al consolato (1893 dall’inizio dell’emergenza), 154 tamponi a Fuorigrotta ieri (4 positivi) e 86 al consolato (di cui 23 positivi) in tutto 230 da fine febbraio (il 12,50% dei 1.840 test eseguiti in totale). I positivi vengono accolti per la quarantena nel Covid residence dell’Ospedale del mare. Sono 80 i nuclei familiari ospitati negli ultimi 15 giorni, 208 persone in totale di cui 83 minori. Ieri accolti altri 23 nuclei familiari non positivi in due piani per complessive 61 persone. «Cureremo tutti. Nell’ultima settimana registriamo un aumento di casi Covid - dice il manager Verdoliva - eravamo in un trend di discesa ma è cambiato». 

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